L’Aquila. Impugnata la legge regionale che ha tagliato il Parco Regionale Sirente-Velino. Il Consiglio dei Ministri infatti, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini, ha esaminato 29 leggi delle Regioni e delle Province autonome e ha deliberato di impugnare la legge della Regione Abruzzo numero 14 dell’8 giugno 2021 riguardante la “Nuova disciplina del Parco naturale regionale Sirente Velino e revisione dei confini. Modifiche alla l.r. 42/2011”.
Secondo il consiglio dei ministri, infatti, “talune disposizioni si pongono in contrasto con la normativa statale in materia di aree naturali protette e in materia di ordine pubblico e sicurezza e violano gli articoli 117, secondo comma lettera g), h), l) e s) della Costituzione”.
Soddisfazione arriva da parte delle associazioni ambientaliste che già da tempo avevano sottoscritto un appello, rivolto al Presidente del Consiglio Mario Draghi al fine di tutelare l’orso bruno marsicano, come riportato da MarsicaLive.
“Il Wwf”, si legge nella nota dell’associazione ambientalista, “nella richiesta di impugnativa presentata al Governo nei giorni scorsi, tra le altre questioni, aveva sollevato proprio il vulnus della legge regionale rispetto all’articolo 117 della Costituzione e il fatto che la riperimetrazione attuata andasse a compromettere “il nucleo minimo di salvaguardia del patrimonio naturale” richiesto dalla normativa nazionale”.
“Abbiamo cercato il dialogo con la Regione in tutti i modi”, sottolinea Filomena Ricci, delegato del Wwf Abruzzo, “una petizione con 125mila firme e un appello sottoscritto da 50 personalità del mondo dei parchi, della ricerca e della cultura abruzzese non sono bastati a fermare le decisioni della Giunta Marsilio che ha scelto la strada del taglio e della modifica normativa senza ascoltare il mondo ambientalista, il comitato locale di cittadini sorto a difesa del Parco e neppure diversi sindaci dell’area. Arriva così un primo sonoro stop per l’impostazione data dalla Giunta Marsilio alla gestione del Parco Regionale Sirente Velino che viene giustamente riconosciuto come un bene di tutti e come tale non può essere ridotto nei suoi confini secondo logiche localistiche e riduttive e con una legge che si pone in contrasto con i principi di tutela delle aree protette”.
Il Wwf “esprime”, concludono, “grande soddisfazione per questo primo risultato e, in attesa del pronunciamento della Consulta, invita il Consiglio regionale a riformulare una legge nata sbagliata e che non potrà portare alcun beneficio al territorio e alle popolazioni che lo abitano”.
Nel merito interviene anche la stazione ornitologica abruzzese che, come precisa nella nota, “aveva avvisato immediatamente il governo regionale sulle criticità del provvedimento rispetto alle misure di conservazione della fauna protetta a livello comunitario”.
“Il 29 giugno scorso”, ricordano, “non appena pubblicata la legge sul Bura, abbiamo quindi scritto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri chiedendo appunto di portare la norma davanti alla Corte Costituzionale, come poi avvenuto, in quanto a nostro avviso: viola le normative comunitarie (direttive 43/92/CE “Habitat” e 147/2009/CE “Uccelli”) sulla misure di conservazione di specie e habitat, in quanto da un lato vengono meno i vincoli dell’area protetta come la caccia e dall’altro non sono introdotte misure di conservazione idonee alla tutela delle specie nelle aree ora escluse dal parco e contrasta con la Direttiva 42/2001/CE sulla Valutazione Ambientale Strategica in quanto di fatto le scelte della regione sono equiparabili ad un’attività pianificatoria di quel determinato territorio, processo che necessita appunto di una valutazione ambientale adeguata e non certo delle quattro paginette con cui l’assessore ad un certo punto si è presentato al Consiglio Regionale per sostenere “tecnicamente” la bontà della norma”.
“Ora toccherà alla Consulta”, chiosano, “stabilire se la legge regionale rispetta i principi costituzionali. Sarebbe però lungimirante, nonché auspicabile, da parte della regione un atto di umiltà. Torni sui propri passi prima della sentenza, dimostrando di saper riflettere sugli errori compiuti. Infatti, al di là delle questioni di costituzionalità o meno della norma, il problema è il merito. Nel 2021 consideriamo anacronistico tagliare un parco ed eliminare i vincoli alle aree che presentano ancora caratteri di naturalità quando il nostro ambiente è sempre più cementificato e impoverito, come dimostrano i dati Ispra sul consumo di suolo e la vulnerabilità del territorio a frane, alluvioni, perdita di biodiversità”.