Quando incontri Gennaro Pigliacampo la prima sensazione che hai è di conoscerlo da tempo. Ha quella umiltà e disponibilità che contraddistingue chi è partito dal basso e, ora che ha in mano una realtà imprenditoriale affermata e sana, non ha bisogno di “tirarsela” più di tanto. Preferisce lasciar parlare i fatti e concentrarsi su quello che sa fare di più: lavorare, con etica ferrea e totale dedizione. La Gensi Group è una delle industrie italiane leader nella produzione di scarpe conto terzi, vantando collaborazioni con alcuni dei marchi più importanti del lusso, italiani e internazionali. Oggi, nella sua sede di Colleranesco, vicino Giulianova, da lavoro a circa 700 dipendenti, utilizzando solo materie prime selezionate e metodi artigianali che, attraverso un processo di rigoroso controllo di qualità, permettono la consegna di un prodotto finale estremamente curato nella forma e nei dettagli. Negli ultimi anni, raggiunta la solidità economica, ha deciso, come tanti imprenditori di successo, di lanciarsi in un’avventura legata alla terra: con lo stesso spirito e gli stessi princìpi che hanno portato avanti il calzaturificio è nata l’azienda agricola che porta il suo nome. E, se ha deciso di metterci la faccia, allora vuol dire che questo non sarà il giochetto di un imprenditore “annoiato”, ma una nuova storia tutta da scrivere, dove qualità e professionalità locali serviranno per valorizzare un territorio ricco di materie prime d’eccellenza.
“Negli anni Settanta mia mamma lavorava nel tessile e perse il lavoro“, ci racconta Gennaro. “Iniziò allora a lavorare da casa, con una piccola macchinetta. Ben presto iniziò ad aiutarla anche mio padre Ernesto, che aveva dovuto lasciare il lavoro da autista a causa di un infortunio. In famiglia si lavorava la tomaia e ricordo benissimo che con la sua Fiat 127 faceva su e giù dall’Abruzzo ai calzaturifici marchigiani tutti i giorni. Negli anni Ottanta il nostro tomaificio era ormai ben conosciuto e lavoravamo quasi in esclusiva per il marchio Tod’s. Io in mezzo alle scarpe ci sono nato e cresciuto, e, fin da bambino, non vedevo l’ora di uscire da scuola per andare a lavorare nella bottega artigiana dei miei”.
“Sul finire degli anni Novanta, quando ormai gestivo l’attività di famiglia, maturo la convinzione che avere un solo cliente monocommittente, per quanto prestigioso, fosse un rischio. Era necessario procedere a un rinnovamento sostanziale. Prendiamo allora una decisione difficile: chiudere il tomaificio, dove lavoravano circa 100 persone, e ripartire pressoché da zero con solo tre dipendenti, facendo il possibile per tutelare gli altri e promettendo loro che li avrei ripresi tutti. Iniziamo così a lavorare in maniera diversa, moltiplicando i clienti ed investendo molto in tecnologia per migliorare l’intero processo produttivo“.
In realtà si trattò di una chiusura puramente burocratica, e l’attività riprese subito a crescere, creando i presupposti per la Gensi di adesso. Il salto di qualità, quello che ha proiettato l’azienda verso altri orizzonti, è avvenuto però pochi anni fa.
“Nel 2014 aprimmo il primo stabilimento dove realizzammo l’intero processo di costruzione della scarpa, dalla tomaia al modello finale. Mi aveva contattato un cliente importante e gli avevo fatto credere di poter eseguire in prima persona tutto il processo. Non era vero, ma non potevo rinunciare a quella commessa. In pratica fondai una nuova azienda durante il viaggio in macchina di rientro da Como a Giulianova!”
“Grazie all’alta qualità del prodotto che usciva dalla nostra filiera riuscimmo a posizionarci su un target molto alto del made in Italy e l’anno successivo un famosissimo brand francese, per il quale già realizzavamo sneaker di lusso, ci fece la proposta di entrare come socio nel capitale. Per me fu uno schock, ma capii subito che aprire ad un partner così importante e puntare sull’estero ci avrebbe fatto fare un enorme salto di qualità. In quel momento pensai non tanto ai soldi che sarebbero entrati nelle mie tasche, ma a tutti i ragazzi e le ragazze che lavoravano con noi, nati dalla gavetta, e a quale tutela e garanzia un passo del genere avrebbe reppresentato per loro. Accettai senza indugi: sono rimasto in carica alla guida dell’azienda e in pochi anni abbiamo decuplicato il fatturato (nel 2020 la Gensi Group ha superato abbondantemente i 100 milioni di euro – ndr)“.
Della Gensi Group hanno parlato in tanti, portandola come esempio di azienda modello che ha saputo coniugare il savoir-faire artigianale italiano con una visione imprenditoriale e finanziaria aperta ed internazionale: Gennaro Pigliacampo decide allora di dedicarsi ad un suo vecchio sogno.
“Sono innamorato della terra sin da bambino – continua – e ho deciso di dare sfogo alla profonda passione per la natura e per il territorio. L’Abruzzo ha una innata vocazione nella produzione di materie prime eccellenti. La mia idea è quella di valorizzarle, riprendendo la tradizione e le buone pratiche, e rendendole ancora più efficienti grazie all’utilizzo di tecnologie innovative che ne preservino l’identità. Non solo tecnologia e controllo di qualità, ma anche professionalità locali che, dopo essersi formate fuori dall’Abruzzo, ho richiamato qui con il sogno di costruire una filiera totalmente autonoma, dove tutto viene coltivato, allevato, raccolto a mano e prodotto in azienda“.
L’azienda agricola è totalmente certificata bio: uliveti, campi di cereali, vigneti e pascoli naturali, dove sostenibilità e rispetto per l’ambiente non sono slogan di marketing, ma convinzioni profonde. Fiore all’occhiello è l’olio extravergine di oliva, prodotto dagli uliveti del territorio posizionati in maniera strategica. Presto, nei progetti, sarà interamente lavorato in azienda. Una novità tutta da scoprire sarà il Montepulciano 2020, che ha appena ottenuto la certificazione DOC, e sul quale Gennaro ha riposto tante aspettative. Perché alla fine, dopo una vita dedicata al lavoro, il suo sogno è semplice e romantico: “[…] girare il mondo e raccontare l’Abruzzo con una bottiglia del mio Montepulciano!“.