Il Gruppo Di Cosimo, con sede a Montesilvano (PE) e depositi sparsi tra Marche e Abruzzo, è una delle realtà più affermate e innovative nel mondo della logistica integrata: dalla fornitura di mezzi tradizionali e all’avanguardia per la movimentazione di merci, al servizio stesso di movimentazione presso i depositi dei clienti, passando per il trasporto, i servizi di amministrazione, controllo, qualità e sicurezza, fino ad arrivare allo sviluppo e gestione di sistemi software evoluti per il tracking e la manutenzione della flotta. Dei “generatori di saving”, come amano definirsi, che incarnano le idee e la filosofia del fondatore, Antonio Di Cosimo, imprenditore poliedrico e sognatore. Questa la sua storia.
“Il calcio a 5 è un gioco che mi è sempre piaciuto: ci vuole tattica, rapidità, prontezza nell’adattarsi rapidamente alla situazione. Un errore lo paghi subito. Ecco, nel mio gruppo ho cercato di diffondere innanzi tutto questi concetti, quelli del gioco di squadra, dove si vince o si perde tutti insieme“.
Quello del calcetto non è una semplice metafora. Per diversi anni Antonio è stato socio e sponsor della squadra delle città di Pescara e Montesilvano, che hanno militato con onore in serie A. E l’importanza del team, della capacità di reagire e adattarsi rapidamente, del guardarsi in faccia con trasparenza e onestà, per il benessere personale e dei propri compagni, sono concetti che ritornano spesso quando ci parli. Oggi Antonio è un imprenditore di successo, con alle spalle una storia personale che lo ha portato ad occuparsi di tante cose diverse: anche in settori artistici, che assai poco c’entrano col suo business attuale, ma che sicuramente gli hanno allargato la mente e lo hanno portato a vedere le cose da prospettive “oblique” che non tutti possono immediatamente comprendere. “Traiettorie”, però, che spesso si sono rivelate azzeccate e innovative, e che lo hanno portato a costruire un gruppo solido, fiore all’occhiello dell’imprenditoria abruzzese e non solo, con circa 200 dipendenti e oltre 15 milioni di euro di fatturato.
“Non sono nato nell’agio. Mio padre, su suggerimento di zio Olimpio, storico venditore di tende ad Avezzano, decise di farmi studiare in convento a Roma, presso l’Ordine dei Paolini. Ricordo ancora il trauma dovuto all’allontanamento dal mio borgo di origine, Antrosano di Avezzano. Dai Paolini imparai molte cose: la poesia, il latino, le tecniche tipografiche, l’uso sapiente della manualità. Ma anche valori come la solidarietà e l’importanza del donarsi all’altro, che ho cercato di portarmi sempre dietro“.
A Roma feci moltissime esperienze, in vari ambiti, tra cui anche quello cinematografico. Imparai tutto su come si allestisce un set e sulla movimentazione di attrezzature e macchinari. Conobbi registi e attori importanti. Un salto enorme per uno che era partito da un paese dove nemmeno esisteva il cinema! Ma avevo bisogno di guadagnare con continuità.
“Dopo varie esperienze da tecnico e progettista specializzato, nel 1980 decisi di fondare Ce.te.as. Abruzzo, nata come piccola officina per la gestione della riparazione di carrelli elevatori, ma che proponeva l’officina mobile viaggiante, una rivoluzione a quei tempi! Andavamo noi dal cliente, gli riparavamo il mezzo, lui lo provava ed era soddisfatto, con notevoli risparmi di costi e tempi“.
Da lì è stata un’escalation di società e progetti. Dapprima come una delle più importanti concessionarie italiane dei carrelli elevatori della Still; poi con la costruzione di uno stabilimento di oltre 2000 mq per la produzione di carrelli elevatori speciali, attrezzature per la logistica, coperture mobili e presse per la compattazione di carta e cartoni (CopriKompatt); e ancora, macchinari per la produzione di pannolini, per la lavorazione delle lenti e accessori per macchine confezionatrici (ATS Engineering. Automazione Tecnologie e Sistemi); poi Abalog, una società di ricerca e sviluppo specializzata nella automazione delle attività logistiche di prodotti alimentari, carni e surgelati e proprietaria del “brevetto Shelter” Leonardo insieme a UNIVAQ; Acxelera, all’avanguardia per la gestione moderna della movimentazione di merci direttamente presso i magazzini dei clienti e Agile, un sistema di trasporto intelligente ed ecosostenibile che ottimizza le consegne attraverso un innovativo software per la gestione delle flotte che effettuano consegne per “l’ultimo miglio”. Dall’unione di Acxelera e Agile (acquisendo il portale Foodscovery) è appena nata GILDA (Gruppo Italiano Logistica Distributiva Alimentare) con prestigiosi soci come RTI (Mediaset), Banca Intesa, Digital Magics.
Ho sempre avuto una passione innata per i progetti innovativi, di ricerca e sviluppo. Facevamo analisi dei dati e degli indicatori di prestazione ante litteram, proponendo soluzioni “chirurgiche” ed ottimizzate al cliente, quando gli altri erano semplici riparatori di carrelli.
“Il lavoro di analisi e di ottimizzazione sono alla base del nostro lavoro e infatti dal 2013 siamo finalmente diventati partner Toyota, potendo così venire a contatto con i “sensei” migliori (i “maestri” – ndr), avendo abbracciato in toto la loro filosofia volta al miglioramento continuo (Kaizen). Un approccio filosofico e culturale unico, dove la principale difficoltà è stata trovare manager che avessero non solo la stessa formazione, ma la volontà di metterla in pratica“.
“Ritengo che la più grande sfida per un imprenditore sia quella di saper cambiare paradigma con rapidità ed efficacia, adattandosi ad un contesto che muta senza sosta. Essere, poi, un generatore di cambiamento: far capire in anticipo che qualcosa di nuovo accadrà a qualcuno che non ha le tue stesse conoscenze e convinzioni. Farlo fidare di te e farlo agire. Non serve a nulla essere un grande leader visionario se poi non riesci a farti comprendere dagli altri“.
“Il mio obiettivo è sempre stato quello di creare un centro di cultura, non solo lavorativa, ma anche umanamente parlando. Stiamo perdendo la voglia di avere valori. Basiamo tutto sulla logica del qui e ora. E questo è un impoverimento, non un progresso. Perché quando muore un’azienda, oggi, muore una storia, muore una cultura. Ecco, bisognerebbe avere la forza di guardare di più a cosa c’è dietro un’impresa o un’attività“.
La chiacchierata è stata piacevole e ricca di spunti, ed avrei voluto chiedere mille altre cose ad Antonio (e penso che avremo modo di parlare di altri progetti legati al mondo dell’enogastronomia, a me caro). Ma prima di lasciarlo avevo un’ultima curiosità: “Scrivi ancora poesie?“.
“Si certo! Amo molto Ungaretti e nel tempo libero scrivo poesie che mi connettono all’intimo dell’uomo. Ma ora ho iniziato anche a disegnare. Perché a 65 anni ancora mi sveglio ogni mattina e la domanda che mi pongo è sempre la stessa: cosa posso inventare di nuovo oggi e come posso meravigliare e meravigliarmi?“.