La storia di successo di questa settimana ce la racconta Massimo Sidoni, titolare della Giovanni Sidoni & Figli. Un’attività che va avanti da decenni – sono quasi sessanta – che si è consolidata ed affermata come un punto di riferimento per chi lavora con macchine agricole non solo nella Marsica, ma in tutta la regione e anche a livello nazionale.
Nasce negli anni ’50, grazie appunto a Giovanni Sidoni e suo fratello Augusto. All’epoca il settore agricolo non era sviluppato come oggi: si lavorava con le mietitrebbie, macchinari agricoli posizionati in una zona ben precisa del Fucino, dove tutti gli agricoltori portavano i prodotti per essere rifiniti in loco. In quegli anni inizia una meccanizzazione importante anche nella Marsica, con le macchine che sostituiscono gli animali. Tra il finire degli anni ’30 e l’inizio dei ’40 erano stati presentati in Italia i primi macchinari per agricoltura e dopo un paio di decenni la rivoluzione era pronta a partire anche nel nostro territorio. Giovanni Sidoni era già presente sul mercato, e Massimo, allora bambino, ricorda con emozione i primi contatti che suo padre aveva con gli imprenditori del nord e dell’Europa. Da lì, avrebbe sviluppato collaborazioni importanti che avrebbero rivoluzionato la sua azienda…
Una delle qualità principali dell’imprenditore è quella di anticipare il futuro. Massimo, cosa faceva la Sidoni & figli in quegli anni?
Abbiamo sempre avuto una continua tensione per l’evoluzione. Nonostante quello che si possa pensare, il nostro è un settore che, a livello tecnologico, va molto veloce. Negli anni ’60 e ’70 noi già importavamo macchine agricole dall’estero. All’epoca non c’erano tutte le aziende che ci sono oggi. Veniva fatta una prima importazione, dopo un primo contatto in grandi fiere a livello europeo, e poi si presentavano i macchinari agli agricoltori locali, nella speranza che capissero che grazie ad essi avrebbero potuto fare un salto di qualità. Cosa che, per fortuna, è avvenuta…
Come è stato e com’è lavorare con le aziende della Marsica?
Gli agricoltori della Marsica sono stati dei pionieri. Dopo il prosciugamento del Fucino c’è stata un’evoluzione continua. Non dimentichiamoci che la Marsica è identificata come il giardino d’Italia, grazie ai nostri terreni così fertili. Oggi abbiamo tanti prodotti importanti, con aziende locali che esportano in tutto il mondo. A loro va dato atto di essere stati capaci di diventare grossi imprenditori. Sono passati dall’agricoltura “povera” degli anni Sessanta e Settanta ad imprese ben gestite, ammirate e invidiate. Perché non dimentichiamo che l’Abruzzo, ma soprattutto la Marsica, hanno un ruolo fondamentale nell’industria agroalimentare di tutto il paese.
La nostra realtà è stata rivoluzionata dalla globalizzazione, come tante. Molti degli agricoltori che erano presenti negli anni ’80 sono spariti, a fronte di una nuova generazione di imprenditori agricoli. Ora ci sono un terzo delle aziende di trenta quaranta anni fa, ma quelle presenti sono di dimensioni importanti. Vi sono tante realtà virtuose, e la nostra industria locale è tutt’ora ed è sempre stata l’agricoltura. Le persone non si rendono conto di quanta economia fanno girare queste aziende.
Come è cambiato il vostro lavoro negli anni?
L’evoluzione è costante. Oggi una macchina agricola, come un trattore, è una fonte infinita di tecnologia. Lo sviluppo è continuo: basti pensare, ad esempio, alle guide satellitari e alla telemetria, che hanno rivoluzionato l’approccio agricolo. Fino ad arrivare ai trattori che camminano da soli… Montano sistemi di telemetria che portano uno scambio continuo tra i costruttori e gli agricoltori stessi, al fine di avere uno scambio dati su ciò che la macchina produce e fa. Tutto è monitorato e mappato attentamente. Per quanto riguarda il nostro lavoro, come dealer, cioè rivenditori di marchi importanti, dobbiamo sempre stare al passo con la tecnologia e i nostri dipendenti seguono costantemente corsi di formazione. La nostra attività principale è essere sempre aggiornati e mantenere il contatto diretto con le aziende che si affidano a noi, andandole a visitare costantemente e preparandole alla stagione successiva.
Corsi di aggiornamenti continui per il personale e un contatto costante con le aziende agricole sono quindi oggi fondamentali per gestire questo modo nuovo di lavorare la terra. Sentiamolo direttamente dalle parole di Massimo:
Cosa si sente di consigliare ai giovani imprenditori che vogliono avvicinarsi a questo mondo?
Fino al 2000 c’è stato un allontanamento da parte dei giovani nell’agricoltura. I giovani ambivano ad altro. Oggi, con l’avvento di un’importante crisi economica, c’è un ritorno dei giovani verso la terra. C’è il sogno di poter sviluppare un processo e realizzare un desiderio. Per fare l’agricoltore o imprenditore oggi però ci vogliono grossi capitali. Non è una cosa che si improvvisa dalla notte al giorno. Però chi ci ha creduto ed è rimasto, oggi può fare grande cose, sfruttando il progresso e le possibilità che l’evoluzione tecnologica ci offre.
Io devo ringraziare mio padre che mi ha dato la possibilità di avere continuità. L’ho perso troppo presto, quando avevo 23 anni, e mi sono rimboccato le maniche. Ho fatto grossi sacrifici: ho dovuto stoppare il mio percorso universitario per tuffarmi in questo progetto e mantenere gli impegni presi con i nostri dipendenti. Il ricordo di mio padre lo porterò dietro per sempre. Se la mia azienda ha avuto un’ottima continuità lo devo anche alla Massey Ferguson, marchio mondiale che rappresentiamo con orgoglio, e che nei momenti di difficoltà ci ha sempre sostenuto, come una famiglia. Quindi ai giovani dico che per mandare avanti un’azienda non ci sono molti modi, se non tanta volontà e sacrifici. Ora ho anche i miei figli che, dopo percorsi diversi, si stanno avvicinando a questo mestiere. Mi auguro che loro possano proseguire in questo percorso.
Un’ultima domanda: qual è la sua ambizione come imprenditore?
Tutti noi abbiamo ambizioni che ci portano a desiderare di crescere, sotto il profilo di immagine, sotto il profilo economico. Io in realtà questa esigenza non la sento così forte.
Io spero che i miei figli portino avanti questa tradizione familiare, questo modo di rispettare i clienti. Grazie alla sua onestà e serietà, mio padre, pur scomparendo prematuramente, mi ha lasciato un’azienda con una forza e un’immagine che mi hanno aperto le porte dappertutto. Io mi auguro che i miei figli possano fare lo stesso.
Una bella storia, di una realtà importante tutta marsicana ma a cui anche grandi aziende a livello nazionale si rivolgono, per la sua serietà ed affidabilità. Quando ciò accade, vuol dire che si è lavorato bene!