Avezzano. Inauguriamo con questa intervista una serie di contenuti dedicata alle storie di successo degli imprenditori del nostro territorio. Gente che attraverso passione, sacrifici, visione chiara e determinazione “ce l’ha fatta” e speriamo possa essere un modello ed un’ispirazione per tanti.
La nostra prima storia non poteva che venire dal mondo dell’agricoltura: è quella dell’azienda agricola Scipioni di Avezzano, realtà che opera da generazioni nel contesto della piana del Fucino, dove tradizione e amore per la terra si fondono per dare vita ad una solita cultura agricola.
Una delle aziende più grandi del territorio fucense, con ben 80 ettari, specializzata nella produzione di patate, carote e cipolle. Elementi legati alla terra, ma alla cui base c’è tanta ricerca e innovazione. Abbiamo incontrato Claudio Scipioni. Ecco la sua storia di successo…
Rompiamo il ghiaccio: chi è l’azienda Agricola Scipioni e di cosa di occupa?
Il nostro successo si è basato su tre aspetti importanti. Noi ci definiamo Azienda agricola Scipioni ma siamo due aziende agricole: azienda Giuseppe e Claudio Scipioni. Giuseppe è mio padre e io sono Claudio. Sin da piccoli abbiamo lavorato in campagna con la mia famiglia nella nostra piccola azienda. Ho un fratello che, nonostante si occupi di altro perché è commercialista, mi da una mano nella gestione dell’azienda. Continua ad essere un’azienda a conduzione familiare ma ci siamo resi conto, in passato, anzi durante i miei studi universitari che l’esperienza dei nostri genitori non era più sufficiente per battere la concorrenza e la richiesta di mercato. Io sono laureato in biotecnologie agroalimentari all’Università dell’Aquila e dopo il mio percorso di studi ho iniziato a fare le prime prove in campo, sia su sementi che concimazioni, su varietà nuove per cercare sempre prodotti e sementi all’avanguardia, quindi un prodotto migliore abbattendo eventualmente i costi di produzione per avere una qualità maggiore, produzioni più alte, che è sempre quello a cui tutti ambiscono. All’inizio con delle piccole prove e poi man mano abbiamo iniziato a lavorare su larga scala, abbiamo intercettato qualche finanziamento di ricerca con l’Università, il polo di innovazione tecnologico e qualcosina anche con il Crab che ormai non c’è più: abbiamo avuto i primi risultati molto interessanti. In più faccio parte dell’associazione nazionale dei giovani agricoltori: facciamo incontri di formazione, ma è importante perché ci confrontiamo con altre realtà del nord e si instaura un confronto di come sta cambiando l’agricoltura. È importante capire in altre regioni come questo campo stia cambiando.
Raccontaci tre momenti importanti della vostra storia aziendale…
Il primo è che ho scelto di fare questo mestiere nonostante la mia esperienza in azienda. Il secondo è il fatto abbiamo iniziato, nell’evento Expo, ad avere questa collaborazione con il Mc Donald’s e nonostante l’entrata di questo nuovo partner importante noi non abbiamo abbandonato la clientela che abbiamo sempre avuto. L’ultimo forse quello di questi ultimi anni che ci riusciamo a scegliere la clientela come vogliamo: se un cliente a prescindere dal discorso monetario, i nostri prodotti ci danno la forza ci farci scegliere la clientela. Abbiamo preso nuovi clienti, sostituito dei vecchi: ad esempio ho dei clienti che sono storici, aziende molto importanti che pian piano si stanno riducendo da soli. Perché? Perché loro non hanno avuto il ricambio generazionale: quando ero più piccolo mi piaceva ascoltare un esperto del mestiere, andavo con lui ai mercati generali, viaggiavo con lui e mi ha fatto crescere molto. Capisco quanto sia importante il ricambio generazionale in un’azienda: ad un certo punto ci vuole il giovane che prende le redini o almeno in affiancamento. L’esempio che posso fare è quello di una persona di una certa età e compra un cellulare di ultima generazione: oltre a non saperlo usare non si sforza di imparare, così è un rapporto di lavoro. Il giovane ambizioso cerca nuovi canali di vendita, deve avere la capacità e la grinta nel saperlo e poterlo fare.
Raccontaci qualcosa del vostro processo produttivo…
Noi abbiamo riflettuto durante una fase di decisione su quale strada prendere in azienda per fare un prodotto da piazzare nel mercato migliore degli altri. Abbiamo intrapreso la via dell’innovazione, in particolare quella tecnologica. Abbiamo scelto di utilizzare dei batteri, già presenti in natura quindi tutto prodotto naturale, e li abbiamo applicati in campo durante la coltivazione. Li abbiamo utilizzati al posto delle concimazioni chimiche, quindi siamo andati ad ottenere dei prodotti quali patate, cipolle e carote, coltivate in modo naturale, niente a che invidiare l biologico. Quindi le coltivazioni chimiche le abbiamo tolte del tutto e utilizzato questi batteri: in alcuni casi abbiamo ottenuto una maggiore produzione, tutto a vantaggio del bilancio aziendale. Siamo tra le aziende più grandi del Fucino, tra quelle a conduzione familiare siamo tra i primi tre.
Quali sono i prodotti più richiesti? Raccontaci il caso di fornitura più strano che ti è capitato di gestire in questi anni…
Patate, carote e cipolle. Più che strano direi curioso e ambiguo: c’è stata una richiesta costante da piccoli ristoranti e agriturismi e famiglie da tutta Italia perché volevano le patatine del Mc Donald’s: il mio cellulare stava letteralmente impazzendo! Un successo della nostra famiglia quindi è stata una risposta al fatto che qualche anno fa l’agricoltura fucense veniva vista come marginale, o meglio come lavoro marginale. I ragazzi o molti colleghi non riescono a trovare lavoro o meglio fanno lavori che non rispecchia le ambizioni. È un mestiere molto impegnativo, è stato uno schiaffo a quelle persone che non hanno mai scelto di lavorare in diverse vesti dell’attività agricola. Ci sono tante menzioni importanti. Ci sono colleghi che cerca un tecnologo alimentare da anni. Si trovano fuori regione ma non si vogliono spostare nel territorio. Molti altri sono andati via dalla nostra terra per cercare lavoro altrove. Lavoro ce n’è, e anche tanto. Cerchiamo personale qualificato di ogni genere. Cerchiamo disperatamente persone preparate sul territorio, qualificate per queste attività.
Quante persone lavorano per voi?
Diamo lavoro a 10 dipendenti a tempo pieno, dieci famiglie a cui vanno aggiunti tutti gli stagionali durante le campagne di raccolta.
Il Fucino è sempre stato criticato per un’agricoltura troppo intensiva e poco attenta a temi come la sostenibilità e l’ambiente…che mi dici a riguardo?
Non la vedo in questo modo perché a mio parere non è coltivazione intensiva, però noi siamo rimasti indietro su un grosso problema: non abbiamo un impianto di irrigazione evoluto. Questo comporta un dispendio importante di gasolio per pompare lo stacco dei canali: si tratta di un’irrigazione antiquata. Noi pompiamo l’acqua dei canali con un dispendio enorme e tutto a sfavore dell’ambiente quando invece potremmo avere un impianto a pressione e a favore dell’ambiente. Noi andando avanti avremmo sempre più bisogno di abbattere il costo dell’utilizzo dei quantitativi di acqua. La Gdo ci chiede anche le metodiche che noi utilizziamo per irrigare, o eventuale certificazione di etica di dipendenti. Hanno iniziato a chiederlo da poco, ma penso che dai prossimi anni sarà di routine. Ci dobbiamo quindi perfezionare sul fatto che i dipendenti, i modi di coltivare, le tecniche, devono essere responsabili. Non condivido il fatto che ci accusano di questa coltivazione intensiva perché basta vedere le analisi multiresiduali e noi abbiamo dei risultati soddisfacenti. Se noi abbiamo dei residui, il prodotto non lo possiamo raccogliere. Abbiamo tutto l’interesse di utilizzare i prodotti in modo consono e responsabile. Sicuramente il fatto che molti prodotti, come i finocchi, vanno via non lavorati ma vengono raccolti grezzi e portati nel salernitano, a Napoli: noi abbiamo in mano un prodotto di ottima qualità ma lo diamo in mano ad altri.
Quali sono a tuo avviso i valori umani e gli elementi del prodotto con cui Scipioni ha avuto successo? Vietato rispondere qualità, cortesia e convenienza!
Oggi va di moda la parola innovazione, nonostante per molte famiglie non c’è la possibilità di arrivare a fine mese e quindi poca tendenza al benessere, sia esteriore che interiore. Ci sono molte intolleranze e allergie dovute alla cattiva alimentazione, quindi le persone vogliono mangiare bene. Quindi, se mi chiedi perché siamo diversi dagli altri produttori del Fucino, è sicuramente innovazione e sostenibilità.
Qual è la tua ambizione come imprenditore?
Mi piacerebbe di fare una sorta di rete d’impresa, e di interagire con aziende di altre regioni italiane. Una sorta di rete per scambiare prodotti. Ho colleghi che fanno tutt’altro, come arance e melograni: fare uno scambio di merci a discapito della grande distribuzione che, ad oggi, decide tutto dei nostri prodotti. A volte c’è un ricarico del 100-200% a discapito del consumatore. Vorrei mettere in condizioni che chi fa il mio stesso lavoro riesca a guadagnare il giusto per quello che fa, e allo stesso tempo dare al consumatore la possibilità di avere il prodotto di alta qualità a un prezzo modico.
C’è qualcosa che ti piacerebbe far sapere alla gente e che ancora non sei riuscito a far emergere in maniera completa?
Che per la mia formazione non è servita l’università, è servito altro. L’università mi ha dato base teoriche e mi ha dato la possibilità di confrontarmi spesso con altri ragazzi. Ma per il resto le prove sul campo e il continuo confronto è stata una marcia in più.