Avezzano. Archiviata la pratica dell’inaugurazione, che ha riscosso un successo senza precedenti, penso sia ora di interessarci ad aspetti storici, alcuni più nascosti e meno noti, della nuova e meravigliosa fontana di piazza Risorgimento, progettata dall’architetto Giancarlo Cardone.
Il nome. La fontana si chiama 7:48 perché richiama l’orario in cui avvenne uno degli avvenimenti più tristi e dolorosi della Marsica, ovvero il terribile terremoto che il 13 gennaio del 1915 oltre ad uccidere più di trentamila persone, cancellò per sempre l’intera memoria storica di un popolo. Le teorie sul momento esatto del terremoto sono discordanti e coprono un arco temporale che va dalle 7:48 alle 7:52. Alcuni ritengono che la fonte dell’Ingv sia più attendibile, ma è giusto precisare che anche quella del celebre e autorevole istituto sia comunque una fonte indiretta, visto che all’epoca nessuno aveva degli strumenti di misurazione dislocati sul territorio. Perché allora l’architetto Cardone ha scelto proprio l’orario 7:48? Per il semplice motivo che è quella l’ora riportata sul telegramma che l’allora prosindaco di Tagliacozzo, spedì per chiedere l’invio dei soccorsi. Quel telegramma, in seguito, venne citato anche dall’onorevole Sipari durante la prima seduta della camera, quando venne fatta un’interrogazione parlamentare sul perché il governo avesse impiegato così tante ore nonostante la solerte richiesta di soccorsi arrivata da Tagliacozzo (immagine a lato). Ma come è possibile vedere l’orologio che segna le 7:48? È possibile dall’alto e l’unico modo per vederlo senza ricorrere a droni o aerei è salire sul campanile della cattedrale. A quel punto compariranno le due lancette, che segneranno per sempre l’ora più buia della storia della Marsica. Una curiosità: con un raggio così ampio e lancette così lunghe, la larghezza di quella dei minuti copre benissimo tutto l’arco temporale dei quattro minuti, mettendo così definitivamente tutti d’accordo.
Il prosciugamento del Fucino. Qualcuno si chiederà perché la lancetta dei minuti sia così lunga e cosa rappresentino i tre portali in marmo. Anche queste sono state scelte dell’architetto Cardone, che in questo modo ha voluto omaggiare l’altro evento che ha cambiato per sempre la storia della nostra terra, ovvero il prosciugamento del lago del Fucino.
La lancetta delle ore, con i tre portali, vuole rievocare in qualche modo i cunicoli di Claudio, che tolgono l’acqua dal lago e attraverso la lancetta dei minuti, che rappresenta l’emissario sotterraneo, la portano nella seconda vasca rievocando la più grande opera idraulica dell’antichità. Le tre cascate, invece, con i rispettivi ugelli, rappresentano i tre immissari principali del Fucino, ovvero i fiumi Giovenco, Imele e il Salto. Una curiosità: l’opera rappresenta un ciclo senza fine perché i tre fiumi ancora oggi immettono le loro acque nella conca fucense e, ancora oggi, l’emissario sotterraneo continua a far defluire le acque del Fucino, che altrimenti tornerebbe prepotentemente al proprio posto.
Fedeltà storica dell’opera. Alcuni hanno sollevato critiche sul fatto che l’opera sia architettonicamente decontestualizzata, ma in realtà dietro la sua realizzazione c’è un profondo studio architettonico della piazza da parte dell’ingegner Cardone. L’estensione della nuova vasca, infatti, rispetta la conformazione degli edifici preesistenti di via Corradini e corso della libertà, facendo così da raccordo tra la nuova e l’antica conformazione architettonica della piazza. Lo stesso taglio degli alberi, criticato da qualcuno, serve a rispecchiare l’antica visione della piazza, che si può notare dal progetto originario dell’ingegner Mazzocca, riportato qui di seguito. Una curiosità: la vasca circolare risale agli anni ’50 e pertanto non è opera del principe Torlonia, ma si è volutamente conservare parte dell’opera che, in un modo o nell’altro, in questi anni era entrata e rimasta nel cuore degli avezzanesi. Francesco Proia