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Stipendi dipendenti di Luco dei Marsi, Ginnetti e Pasqualone: se il sindaco non paga andremo alla Corte dei Conti

Redazione Attualità di Redazione Attualità
15 Marzo 2019
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Luco dei Marsi. “Se non si darà seguito all’accordo, le organizzazioni sindacali si vedranno costrette a sottoporlo all’attenzione della Corte dei Conti. L’amministrazione comunale risponderà nelle sedi opportune per un comportamento che va a ledere gli interessi non solo del sindacato ma anche degli stessi lavoratori”. Lo scrivono in una nota i segretari provinciali di Uil Fpl e Cgil Antonio Ginnetti e Antony Pasqualone che tornano a chiedere con forza al sindaco di Luco Dei Marsi Marivera De Rosa il rispetto dell’accordo firmato lo scorso 29 novembre per il pagamento ai dipendenti comunali del salario accessorio per il lavoro svolto nel 2018.

“L’amministrazione deve procedere a pagare ai lavoratori le spettanze del 2018 immediatamente e a convocarci per l’anno 2019 per il quale siamo già in ritardo – affermano – Il sindaco continua volutamente a rimescolare le carte depositate agli atti dell’ente. L’accordo è stato sottoscritto da tutti i componenti della delegazione trattante e cioè da tutte le sigle sindacali Cgil Cisl e Uil, dalla stessa amministrazione comunale che è stata ben rappresentata dal segretario  Francesco del Pinto, in qualità di presidente della delegazione e di delegato del sindaco, nonché dai responsabili di servizio come parte pubblica. Pertanto tutti i lavoratori sono stati ben rappresentati e tutelati secondo quanto prevede il contratto nazionale vigente”.

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Ginnetti e Pasqualone sottolineano che “gli organi politici non hanno nessun diritto a presenziare e ad interferire con i lavori della delegazione trattante, né tantomeno hanno il diritto di decidere come deve essere ripartito il salario accessorio tra i dipendenti, ma hanno solo il compito di sottoporre una proposta alle parti sociali che la verificano, la discutono, se necessario la modificano ed infine la sottoscrivono”. Un accordo, quello firmato lo scorso novembre, sottoscritto all’unanimità. “I soldi sono pubblici e devono essere ripartiti correttamente secondo principi e criteri contenuti nel contratto nazionale e non secondo scelte e valutazioni personali dettate da simpatie o antipatie per questo o quel dipendente – proseguono –  L’accordo permetteva il pagamento del salario accessorio, che sottolineiamo, è parte del salario dovuto ai dipendenti, già dal mese di dicembre 2018. E’ stata solo l’inerzia del sindaco e dell’amministrazione comunale che non ha permesso il pagamento del dovuto ai lavoratori. Il presidente della delegazione trattante ha ben saputo rappresentare quella che era la proposta iniziale di parte pubblica”. “Dal comportamento assunto dal sindaco si deve dedurre invece una mancanza di fiducia nel suo stesso segretario nonché presidente della delegazione trattante e dai rappresentanti della parte pubblica poiché a distanza di quattro mesi si scopre che l’accordo non è di suo gradimento e il dirigente dell’area amministrativa con nota del  12 marzo ritira la propria sottoscrizione dall’accordo”, sottolineano.

Ginnetti e Pasqualone aggiungono che la contrattazione integrativa del 2018 è avvenuta con notevole ritardo “non per cause certamente addebitabili ai dipendenti che invece, nonostante tutto, hanno raggiunto gli obiettivi assegnati dall’amministrazione ed ora attendono di essere ancora remunerati”. “La trattativa doveva necessariamente essere chiusa come di fatto è avvenuto entro il 31 dicembre 2018 e non si poteva procedere ad una riapertura della stessa come ribadito più volte nelle note agli atti e come sancito dalla stessa Procura della Corte dei Conti Sezione Regionale di Controllo per il Molise (Deliberazione n. 218/2015/PAR) – concludono – Tutte le sigle sindacali presenti nella riunione hanno tutelato e rappresentato i lavoratori ma un sindacato che si rispetti non può e non deve scendere a compromessi per soddisfare eventuali promesse o richieste illegittime. Tanto è vero che la diffida di pagamento intimata all’amministrazione è stata sottoscritta unitariamente da Cgil Cisl e Uil con nota del 5 marzo 2019”.

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