Capistrello. Il 5 G: un’opportunità di crescita e sviluppo. Questa la posizione di Augusto Bisegna, esponente della Fim Cisl nazionale, che si pronuncia dopo la scelta di iniziare la sperimentazione di questa nuova banda su tre comuni della Valle Roveto: Morino, Canistro e Civita d’Antino. Negli ultimi giorni, infatti, i sindaci dei paesi interessati avevano lamentano un’assenza di autorizzazione e avevano rifiutato la sperimentazione.
“Il nostro Paese è quello con i limiti più stringenti in Europa sulle emissioni elettromagnetiche e sarebbe bastato vedere i dati diffusi dall’Istituto Superiore della sanità in una recente audizione alla Camera per evitare di raccontare tante bugie in un unico articolo visto che, lo stesso Istituto afferma che le nuove antenne 5G, per le loro caratteristiche, rappresentano un “pericolo” (tra virgolette) ancora più remoto per la salute rispetto alle attuali tecnologie 3G e 4 G”, ha spiegato Bisegna, “la sperimentazione che si sta facendo in alcune importanti città del nostro Paese a partire da Roma, Milano ma anche Bari e Matera e in decine di piccoli comuni italiani è da leggersi non nell’ottica di una sperimentazione sulle ricadute del 5G sulla salute della popolazione, sarebbe assurdo, ma si tratta di una sperimentazione delle applicazioni e degli sviluppi che questa tecnologia ha in molti ambiti che vanno dall’industria alla pubblica amministrazione. Il 5 G è infatti è una delle 11 tecnologie abilitanti per lo sviluppo, di quelli che gli esperti definiscono ecosistema 4.0, che permetterà integrazione di imprese, artigiani, servizi, mobilità, pubblica amministrazione, sanità, cittadini, enti, scuole, territori, in maniera più efficiente e veloce, non solo il 5G garantisce tempi di latenza bassissimi (è il tempo per intenderci , di risposta del sistema alle richieste dell’utente che sarà di 4 ms). E rappresenta una delle tecnologie abilitanti per lo sviluppo della manifattura 4.0.
Non cogliere le opportunità di questa tecnologia, specie per aree dell’entroterra come la nostra che anno, dopo anno, si spopolano, dove l’economia e con essa il sistema produttivo industriale, artigianale e commerciale ma anche agro-pastorale arrancano e dove il turismo resta marginale rispetto al potenziale che potrebbe esprimere – è semplicemente assurdo. Perché i dati scientifici ci restituiscono un quadro completamente diverso, sul piano sanitario, mentre sul piano tecnologico le opportunità di crescita e sviluppo sono legate a questa tecnologia sono esponenziali. In uno degli studi citati quello dell’istituto Ramazzini (onlus) e un altro, simile, dell’americano National Toxicology Program sono stati definiti dall’Icnirp (International Agency for research on Cancer ) come poco significativi, e comunque gli stessi non riguardano le frequenze 5G ma solo le possibili conseguenze dell’esposizione massiccia e prolungata a campi elettromagnetici (generati – com’è noto – non solo da cellulari e relative antenne ma anche dagli elettrodomestici e vari altri strumenti).
L’Istituto superiore della Sanità oltre a indicare le linee guida internazionali e ufficiali (vedi Iarc e Oms) sui campi elettromagnetici ha anche evidenziato in una recente audizione alla Camera che non esiste nessun rischio legato alle antenne cellulari, perché le potenze utilizzate nella realtà sono di gran lunga inferiori rispetto a quelle che hanno sollevato qualche timore negli studi sperimentali sui ratti.
Ci si può chiedere poi se il 5G, usando nuove frequenze (vicine alle cosiddette “onde millimetriche”) possa esporre a rischi diversi e maggiori per la salute. Allarme lanciato da chi adesso chiede lo stop della tecnologia (già lanciata negli Stati Uniti e in arrivo in tutta Europa). In realtà le nuove frequenze sono più elevate rispetto a quelle usate ora dai cellulari, un segnale su frequenze elevate ma che penetra e si diffonde meno bene di quello 3G e 4G ecco perché le celle devono essere più piccole e più capillari ciò significa, come precisa l’Istituto superiore della sanità, che le potenze utilizzate saranno più basse e le onde si fermeranno a livello molto superficiale (della pelle).
Gli studi fatti su queste frequenze (per esempio dall’Agenzia francese per la sicurezza, la salute e l’ambiente) dimostrano che gli effetti immediati sulle cellule sono meno rilevabili rispetto a quelli per l’uso delle attuali frequenze 2G/3G/4G (che pure danno effetti scarsamente percettibili, di riscaldamento cellulare).
Infine dal 2022, infine, il 5G userà anche le frequenze a 700 MHz, che però sono le stesse usate dai televisori e su cui nei decenni non sono emersi rischi dimostrabili per la salute.
Il vero rischio da considerare, che a quanto pare tutta la politica della marsica ignora, è legato al ritardo nell’implementazione del 5G avrebbe per il Paese e ancor di più per un’area l’entroterra abruzzese come la provincia aquilana dove le imprese e l’economia in generale arrancano. Il 5G potrebbe rappresentare invece un catalizzatore per le opportunità che la rivoluzione digitale, un’infrastruttura abilitante per i colpare i ritardi del territorio e dare una mano allo sviluppo di artigiani, PMI e imprese, ma non solo. In un territorio, quello della nostra provincia ricco di beni culturali e ambientali – non è caso che una delle prime sperimentazioni del 5G in chiave culturale ha interessato Matera ( Città europea della cultura 2019- il 5G potrebbe rappresentare uno strumento chiave per la crescita del turismo, turismo tanto citato nei convegni e nelle campagne elettorali, quanto poco messo in pratica nelle politiche.
Non siamo – come scrive il Segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli nel suo ultimo libro Contrordine Compagni – in un momento qualsiasi della storia dell’umanità. Possiamo decidere di chiudere gli occhi, come fanno in molti, ma l’innovazione, come noto, non chiede il permesso. Come avrebbe detto il nostro Ignazio Silone: il destino è un’invenzione della gente fiacca e rassegnata. Chiudere il nostro territorio all’innovazione significa metterlo ai margini della storia, forse qualcuno dovrebbe rifletterci meglio”.