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Sotto inchiesta comandante e 2 agenti della polizia locale per abuso d’ufficio e diffamazione

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
6 Gennaio 2021
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Avezzano. Tre agenti della polizia locale sono finiti sotto inchiesta. Sono il comandante  della polizia locale, Luca Montanari,  il capitano Adriano Fedele e il maresciallo capo Giuseppe Covello. Ora i tre, dopo l’interrogatorio in procura,  scrivono una lettera aperta per chiarire pubblicamente la loro posizione. Lunedì mattina, intorno a mezzogiorno, i tre rappresentanti  della polizia locale di Avezzano si sono dovuti presentare per un interrogatorio nella sede della procura di Avezzano, in via Corradini, per essere ascoltati dagli investigatori della polizia giudiziaria riguardo a delle vicende risalente a qualche mese fa. Comandante Montanari è indagato per diffamazione a mezzo stampa, in particolare su Facebook, mentre fedele deve  rispondere anche del reato di abuso d’ufficio. Infine Covello è accusato di entrambi i reati.

I fatti nascono da una querela presentata dall’ex assessore comunale Crescenzo, avvocato Crescenzo Presutti, componente della squadra di governo guidata dall’ex sindaco Gabriele De Angelis. Una denuncia incentrata su alcuni commenti che i tre esponenti di polizia locale avrebbero scritto su Facebook. Questa presa di posizione degli agenti sotto accusa sarebbe scaturita, secondo la querela dell’avvocato Presutti, da un suo commento che parlava di “inflessibili  sceriffi in divisa”. Il riferimento era ai controlli avvenuti nella prima fase della pandemia durante le misure restrittive attivate in quei mesi.

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Gli accertamenti sono scattati da parte della polizia locale a seguito del post di Presutti.  La conseguenza a queste affermazioni dell’ex amministratore avrebbero portato infatti, sempre secondo l’accusa,  a un controllo. Infatti a distanza di  circa 24 ore dalla pubblicazione del post, una pattuglia della polizia locale si era recata a casa di Presutti per notificargli  un invito a comparire al comando come persona informata sui fatti. Si tratterebbe, sempre secondo l’accusa,  di “un decreto di citazione a giudizio con  tanto di capo di imputazione” per delle frasi  offensive nei confronti di tutti gli uomini in divisa. L’ex assessore aveva però deciso di  non comparire probabilmente  per  ragioni tecnico-giuridiche. Ha però denunciato gli agenti per abuso d’Ufficio e la procura ha avviato le indagini a  carico di due di loro.  Montanari invece sarebbe coinvolto per un commento in un altro contesto. Il comandante avrebbe espresso, a suo dire, “delle valutazioni di carattere politico generale”, non riferite quindi all’ex amministratore. Il sostituto procuratore della Repubblica di Avezzano, Lara Seccacini, ha però iscritto i tre esponenti di polizia locale nel registro degli indagati e ieri sono stati ascoltati per dare la loro versione dei fatti sull’accaduto.

Parlano ora i tre agenti con una  lettera aperta inviata dopo l’interrogatorio a loro carico.
“I post oggetto di accertamento da parte dell’autorità giudiziaria”, affermano il comandante Luca Montanari, il capitano Adriano Fedele  e il maresciallo capo Giuseppe Covello, “non hanno nulla a che vedere con l’ex assessore Crescenzo Presutti,   tantomeno con la sua persona, con la sua vita privata, con la sua attività professionale e politica e neppure con il post da costui pubblicato per criticare duramente le Forze dell’ordine”.

Secondo i tre agenti, difesi dall’avvocato Gianfranco Restaiono, i post  pubblicati da due di loro riguardano “tutt’altre vicende e tutt’altri soggetti, tant’è vero che mai in alcun passaggio si fa riferimento a persone o fatti della vita cittadina, men che meno all’ex assessore Presutti”. Questo hanno dichiarato davanti alla polizia giudiziaria nel corso dell’interrogatorio di lunedì mattina in procura.  L’indagine è scaturita dalla querela dell’ex amministratore Presutti. “Ciononostante”, affermano,  “l’ex assessore Presutti attuando una maldestra quanto forzata manovra di accostamento pone i post tutti in connessione tra loro, per tentare forse di creare un effetto vittima a discapito della reale comprensione dei fatti”.

Secondo l’accusa, al contrario, questi post sarebbero  la conseguenza di un primo post di Presutti definito offensivo per le forze dell’ordine. Secondo gli agenti l’intento di Presutti di collegare  i post sarebbe la conseguenza di una  “coda di paglia per quel   brutto post ancora al vaglio della magistratura con il quale l’ex assessore Presutti scaglia feroci invettive contro le Forze dell’ordine”.

Il post dell’avvocato Presutti riportato nella lettera aperta è il seguente: “Ma voi davvero credete che sia necessario sguinzagliare certi deficienti a giocare agli sceriffi sulle strade, che quando ti fermano ti guardano come se fossi un narcotrafficante? Come non pretendere da loro e dai loro capitani di iniziare ad occuparsi seriamente del crimine? Sembra vivere nella romania di Ceausescu”.

Tale affermazione, secondo gli agenti,  “palesa profili ascrivibili a determinate ipotesi di reato previste dal codice penale e per tale ragione sottoposto, come “atto dovuto”, all’attenzione del magistrato quale massimo organo di giudizio”. Fedele e Covello sono indagati per abuso d’ufficio perché a distanza di  circa 24 ore dalla pubblicazione del post di Presutti, una pattuglia della polizia locale si era recata a casa del legale per notificargli  un invito a comparire al comando come persona informata sui fatti. Il successivo iter, oggetto di accertamento da parte del magistrato, allo stato attuale degli atti, ancora non è concluso. Inco rso però anche le indagini a carico dei tre agenti scaturite dalla denuncia dell’avvocato Presutti.

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