Avezzano. L’ex sindaco di San Benedetto dei Marsi, Paolo Di Cesare, è stato assolto per la morte di un minore finito con l’auto in un canale del Fucino. La sera di sette anni fa moriva il piccolo Aniello Loffredo, di soli 10 anni, finito nelle torbide acque con l’auto che conduceva il padre Giuseppe, che si salvò per miracolo. L’uomo, deceduto qualche anno dopo, fu denunciato dai carabinieri perché si rifiutò di sottoporsi all’alcoltest. Lo pianse tutta la comunità di San Benedetto dei Marsi e anche l’allora sindaco, Paolo Di Cesare, che rimase profondamente turbato per l’accaduto. “Conoscevo bene Nello”, raccontava l’ex sindaco, “lo vedevo spesso giocare a pallone in piazza con i suoi amici. Questa è una tragedia che segna profondamente tutta la nostra comunità, che si stringe intorno alla famiglia del bambino”.
Ma la Procura di Avezzano , dopo qualche mese, decise di mettere sotto processo il primo cittadino, l’avvocato Di Cesare, per non aver ordinato l’allontanamento dei quel bambino dalla famiglia e la sistemazione in un istituto. Insomma come se fosse responsabile lui del tragico episodio che si era verificato lungo la Marruviana che da San Benedetto porta ad Avezzano. E dopo diversi rinvii ieri il Tribunale di Avezzano ha emesso la sentenza di assoluzione nei confronti dell’ex sindaco perché il fatto non sussiste. È stato lo stesso Pm, Roberto Savelli, a chiederne l’assoluzione dopo che l’avvocato, Mario Petrella, aveva sostenuto che il suo assistito non poteva emettere il provvedimento poiché la competenza era del Tribunale dei Minori. “Tra l’altro”, precisa l’avvocato Petrella, “il sindaco era stato messo sotto processo dalla Procura perché, sollecitato dal Presidente del Tribunale dei Minori, aveva deciso con un’ordinanza di affidare ad un istituto l’altra figlia minore. E solo successivamente il magistrato ha compreso la delicatezza della questione e lo ha prosciolto”. L’equivoco è nato forse per l’articolo che tratta la questione: “quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere all’educazione di lui, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, lo colloca in luogo sicuro”. Verità che fa obbligo alla pubblica autorità ,che deve venire a conoscenza della situazione di abbandono di un minore per poi segnalarla al Tribunale per i minorenni.