L’Aquila. La Filctem Cgil della provincia dell’Aquila, con riferimento agli accadimenti delle ultime settimane, esprime preoccupazione per la situazione del servizio idrico integrato della provincia aquilana e, in particolare, del consorzio acquedottistico Marsicano.
“La riorganizzazione del servizio idrico integrato della regione Abruzzo ha visto la scomparsa dei sei previgenti enti d’ambito (L’Aquila, Marsica, Peligno-Alto Sangro, Pescara, Teramo, Chieti) che sono stati sostituiti nella gestione dall’Ente Regionale Servizio Idrico (ERSI).
Nello stesso tempo, si è passati dai sei ambiti territoriali in cui era suddiviso il sistema idrico integrato abruzzese, ciascuno gestito dagli ex enti d’ambito, a un ambito territoriale unico regionale. Ad oggi il servizio è gestito, in forza di convenzioni che andranno in scadenza nei prossimi anni, da sei distinte società, una per ciascun ex ambito territoriale. Attualmente il CAM si occupa del servizio idrico in più di trenta comuni dell’ex ambito territoriale marsicano, in virtù di affidamento ‘in house providing’.
A tal proposito, due sono le preoccupazioni che esprimiamo. La prima riguarda la scadenza delle convenzioni in essere e la eventuale transizione ad un gestore unico regionale del sistema idrico, per la quale sarebbe necessaria una ricognizione dello stato di salute delle attuali società gestrici e una programmazione della effettiva riorganizzazione, prestando particolare attenzione alla tutela dei livelli occupazionali e alla continuità nell’erogazione del servizio. La seconda, più generale, si riferisce al rischio privatizzazione della gestione del servizio idrico. Il disegno di legge concorrenza approvato dal consiglio dei ministri a inizio novembre, se confermato nella sua attuale versione, come segnalato dal forum abruzzese dei movimenti per l’acqua, renderà difficile mantenere in mano pubblica la gestione dei servizi locali, tra cui quello idrico.
Il ddl fissa alcuni principi e criteri direttivi sul riordino dei servizi pubblici locali, tra cui la previsione “di una motivazione anticipata e qualificata, da parte dell’ente locale, per la scelta o la conferma del modello dell’autoproduzione ai fini di una efficiente gestione del servizio”, che dia conto delle ragioni che giustificano il mancato ricorso al mercato, anche in relazione ai risultati conseguiti nelle pregresse gestioni in house, obbligando, inoltre, gli enti locali a una revisione periodica di tali ragioni in relazione ai risultati conseguiti nella gestione corrente. Il tutto aggravato da una serie di altri ostacoli che, con molta probabilità, avranno come conseguenza quella di scoraggiare la forma di gestione in house, privilegiando la cessione del servizio ai privati. Restiamo convinti dell’importanza del miglioramento della gestione pubblica di un servizio primario ed essenziale come è quello idrico, che non può rispondere a logiche esclusivamente economiche, che avrebbero come effetto principale il rischio di un aumento delle tariffe a carico degli utenti, di una diminuzione della qualità del servizio e di una decrescita occupazionale e retributiva.
A questo si aggiunge, e veniamo nello specifico al CAM, una gestione aziendale legata giocoforza alla procedura di concordato in essere; allo stesso tempo l’azienda avrebbe una forte necessità di riorganizzazione, soprattutto per quanto concerne investimenti e livelli occupazionali. Due dati su tutti: se da un lato il costo del personale ha subito una importante riduzione negli ultimi anni, dall’altro lato i noli di macchine con operatori hanno subito un notevole aumento. Ciò dimostra la necessità di investimenti mirati a reinternalizzare alcuni servizi garantendo, al tempo stesso, lavoro stabile e di qualità attraverso ulteriori nuove assunzioni. Consapevoli, a tal proposito, del fatto che i
piani di investimento siano soggetti a una serie di variabili, tra cui la più attuale è sicuramente quella relativa ai costi energetici: questi ultimi nei prossimi mesi incideranno in maniera significativa sui costi di gestione delle aziende del servizio idrico. Ciò sarà ancora più evidente in quei territori che, per ragioni legate alla conformazione territoriale, hanno bisogno di maggiori sforzi energetici per il sollevamento e la distribuzione dell’acqua, come nel caso del territorio marsicano. Sarà necessario, sotto questo aspetto, un intervento diretto della Regione Abruzzo che,
nel breve termine, possa evitare situazioni di sofferenza economica delle aziende. Sarebbe, allo stesso tempo, di primaria importanza una progettazione che guardi al lungo periodo e che sia in grado di realizzare un efficientamento energetico delle reti acquedottistiche abruzzesi, a partire da quelle delle aree interne e montane. In merito, la proposta progettuale della Regione Abruzzo relativa ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta senza ombra di dubbio un’occasione mancata. L’unico intervento previsto, seppure anch’esso imprescindibile e di notevole importanza, mira a ridurre le perdite idriche della rete acquedottistica. Quello che manca, a nostro parere, è l’efficientamento energetico delle reti, che aiuterebbe, in prospettiva, a contrastare l’aumento della spese energetiche relative al servizio idrico nel suo complesso.
In ultimo, le recenti dimissioni della presidente del consiglio di gestione del consorzio, richiedono un ulteriore impegno a tutti gli attori in campo, a partire dai sindaci azionisti del CAM. Da parte nostra, continueremo a richiedere un’interlocuzione alla Regione Abruzzo per tutto quello che riguarda la programmazione e progettazione delle azioni future.