Avezzano. In un colpevole frastuono di silenzi, l’European Drought Observatory (Edo) certifica l’aggravarsi della siccità in Europa: lo rileva l’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, segnalando come ormai il 27% de territorio continentale sia considerato in zona rossa (alert) ed il 22% in zona arancione (warning).
Il Nord Ovest d’Italia è ricompreso nell’ “area arida” in continuità con l’Europa settentrionale e che, partendo dalla penisola iberica, comprende ormai ampie zone di Francia, Germania e Paesi Bassi, il Sud dell’Inghilterra, fino a raggiungere Romania, Ungheria, Bulgaria, Moldavia.
“E’ conclamato che la crisi climatica stia pienamente coinvolgendo l’Europa e che il problema debba essere affrontato in un quadro comunitario, per il quale ci stiamo impegnando da tempo attraverso Irrigants d’Europe – afferma Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi) – E’ palese, però, il clamoroso ritardo di Bruxelles su questi temi, che pregiudicano non solo l’ambiente e la qualità della vita, ma anche il condiviso obbiettivo dell’autosufficienza alimentare.”
La situazione idrologica dell’Italia settentrionale appare sempre più compromessa.
Perdurando l’assenza di significative piogge autunnali, i “grandi laghi” permangono abbondantemente sotto le media del periodo: i bacini d’Iseo e di Como sono rispettivamente al 5% e 8,5% del riempimento, mentre il Maggiore è al 18,7% (era il 70% nel 2021 ed il 90% nel 2020) ed il Benaco è indirizzato verso il minimo storico, registrato nel 1986.
“E’ questa una situazione anomala e che crea grande preoccupazione, se consideriamo che la gran parte del sistema idrologico del Nord Italia dipende dalle disponibilità di questi bacini – osserva Massimo Gargano, Direttore Generale di Anbi – Se non pioverà con regolarità nelle prossime settimane, inizieremo il nuovo anno già in sofferenza idrica. È evidente l’urgente necessità di aumentare le riserve idriche del Paese, trattenendo al suolo più dell’11% di acqua piovana , che attualmente riusciamo a stoccare, quando arriva. Il Piano Laghetti, che con Coldiretti proponiamo al Governo del Paese, è una risposta.”
In Valle d’Aosta non sono bastati circa 20 millimetri di pioggia, caduti finora in Ottobre, per ristorare la portata della Dora Baltea.
Non va meglio per i corsi d’acqua del confinante Piemonte, dove restano bassi perfino i livelli dei fiumi in crescita (Tanaro, l’Orco, Chisone), mentre sono invece in evidente calo quelli di Cervo, Stura di Lanzo, Stura di Demonte e sono praticamente ancora “asciutti” Ellero, Orba, Varaita, Bormida.
In Lombardia è l’Adda a testimoniare la sofferenza di un territorio in costante attesa di piogge: la portata del fiume, infatti, è di circa il 75% inferiore a quella registrata nello stesso periodo del biennio precedente; le riserve idriche regionali sono inferiori del 53,3% alla media, ma raggiungono -80% nei bacini di Brembo ed Oglio, nonché -76% in quello del Serio (fonte: ARPA Lombardia).
Le portate del fiume Po sono in costante calo nel tratto piemontese e lombardo, mentre registrano una lieve ripresa alle stazioni di rilevamento in Emilia Romagna, pur restando gravemente lontane dalla media storica: a Pontelagoscuro manca all’appello oltre il 70% del flusso (fonte: ARPAE). Nella stessa regione sembra senza fine la discesa delle portate nei corsi d’acqua appenninici: ne è testimonial, la Secchia con un deficit pari all’80% della media mensile.
A preoccupare è anche la siccità nel Nord Est del Paese: mentre in Friuli Venezia Giulia perdura lo scarso apporto di piogge ottobrine, in Veneto si sorvegliano sia i livelli di falda che quelli dei corsi d’acqua superficiali (l’Adige è ai minimi del decennio, la Livenza e il Bacchiglione registrano, già da Settembre, una portata inferiore dell’80% alla media mensile); le riserve idriche regionali sono al 57% dei volumi e scendono al 25% nel bacino del fiume Brenta.
Nel Centro Italia la situazione è fortemente condizionata dalla localizzazione degli eventi meteo: così, in Toscana crescono i fiumi Serchio e Sieve, ma calano Arno ed Ombrone, mentre nelle Marche cresce solamente il Sentino.
Preoccupa in Umbria la continua decrescita dei livelli del lago Trasimeno, abbondantemente sotto la quota di livello critico, fissata a m. -1,20; è altresì in crescita la portata nell’alto corso del fiume Tevere, che invece cala raggiungendo il Lazio, dove diminuiscono anche i livelli di Aniene e Sacco, nonché del lago di Nemi. Nella regione prosegue la “leadership della siccità” per il comune di Cerveteri, dove quest’anno sono finora caduti solamente 137 millimetri di pioggia (non molto lontani da quanto profetizzato nel film Siccità di Paolo Virzì…).
Il report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche segnala inoltre che in quasi tutto l’Abruzzo (uniche eccezioni, i territori di Oricola, Atri, Colle Roio, Avezzano), il bilancio idro-climatico risulta in deficit, perché i valori dell’evapotraspirazione sono stati superiori a quelli delle precipitazioni.
In Campania, i fiumi Sele, Sarno, Volturno e Garigliano sono in ulteriore, ma moderato calo, così come gli affluenti ed i corsi d’acqua minori; sono invece in aumento i volumi del lago di Conza della Campania sul fiume Ofanto e in diminuzione quelli dei bacini del Cilento sul fiume Alento.
Scendendo più a Sud, rallentano i prelievi irrigui dai bacini di Puglia (solo 500.000 metri cubi in una settimana) e Basilicata (3.500.000 metri cubi contro gli 8 milioni di un anno fa).
Prosegue infine l’anomala condizione della Sicilia, che dall’anno scorso si qualifica come una delle regioni più umide di questa “Italia idricamente capovolta”: al netto dei gravi disagi alluvionali, anche recenti, a beneficiarne sono gli invasi che, ad inizio Ottobre, già raccoglievano oltre 70 miliardi di litri d’acqua in più rispetto all’anno scorso (fonte: Dipartimento Regionale dell’Autoritàdi Bacino del Distretto Idrografico Sicilia).