Redazione – Nella notte tra il 2 ed il 3 febbraio 2012 si ebbe a verificare nella zona di confine tra Lazio ed Abruzzo una delle più copiose nevicate che si ricordino a storica memoria se non tornando indietro al 1956. L’emergenza fu tale ed imprevista in una notte che non si dimenticherà facilmente. In pochissimo tempo disagi si vericarono nel capoluogo di Carsoli, ma anche in tutte le frazioni che si ritrovarono praticamente isolate, e con le auto ricoperte letteralmente dalla neve. Fatti di una notte che approdarono sulle cronache nazionali e perfino nei telegiornali. E’ la storia di una cittadina che in un batter d’occhio si trovò a fronteggiare una situazione paradossale, dovendo garantire la sua di popolazione, ma nel contempo nel coordinare una incombenza assolutamente imprevista ed imprevedibile. La chiusura della A24, gente senza meta ospitata nelle scuole ed in ogni dove. Fu una notte di solidarietà, di tensione, di responsabilità, dove l’istituzione locale fu al centro di storie che restano indelebili nella memoria di quanti le hanno vissute direttamente. Proponiamo questo ricordo del giornalista Daniele Imperiale all’epoca assessore comunale a Carsoli
IL RICORDO DELLA NEVICATA
“Già nel venerdì 2 febbraio 2012 di pomeriggio la situazione apparve difficile, e tutta la giunta dell’epoca ci trovammo automaticamente in Comune per mettere in atto un piano neve sicuramente con scarsi strumenti a disposizione. Il primo pensiero era per le frazioni, e si cercò di prevenire eventuali disagi per quanto possibile. Ma il peggio era in arrivo. Con il passare delle ore, la città di Carsoli veniva imbiancata, diventava sempre più silente, magica, ovattata. Una atmosfera particolare, con quell’aria pulita, e con la gente dietro le finestre ad osservare uno spessore che aumentava di minuto in minuto. Ma ciò che farà ricordare quella notte, fu la chiusura dell’autostrada A24 in entrambi i sensi di marcia, disposta in seguito all’intensificazione delle precipitazioni, che dopo la cena di venerdì diventavano sempre più insidiose. Le previsioni, sicuramente meno precise di quelle attuali, pur prevedendo neve, non avevano certo evidenziato un pericolo simile, cosicchè Strada dei Parchi per evitare problemi pensò di chiudere tutto. Alle 23,00 del venerdì, ci trovammo nella condizione di dover assistere tanti automobilisti, camionisti, e gente letteralmente disperata ed in preda al panico. La colonna dei Tir spiegati, pullman di linea ebbe a formarsi già nel pomeriggio, con il blocco della circolazione dei mezzi pesanti, in una colonna che iniziava all’altezza del Centro Commerciale Carsoli 2, e poi destinata a proseguire fino ad oltre Civita di Oricola in direzione di Roma. Una Tiburtina quindi innevata, con una corsia occupata dal blocco, e con una autostrada poi chiusa. Ad un certo punto tutte le auto vennero obbligate in uscita al Casello di Carsoli. Ma la gente non poteva certo restare al gelo in macchina, nè vi erano le condizioni per raggiungere il centro cittadino a bordo. E quindi lasciate ovunque le auto, iniziarono a dirigersi presso le strutture pubbliche.
Nessuno ci avvertì in Comune di quanto stesse accadendo, e quindi insieme all’allora Sindaco Mario Mazzetti e con gli altri colleghi di giunta decidemmo gioco forza di aprire le nostre strutture pubbliche per accogliere le persone. Iniziammo dal centro fieristico, in quanto più vicino all’autostrada, ed in pochi minuti, venimmo sommersi di persone da sistemare. Gente che chiedeva informazioni che non sapevamo e ne’ potevamo dare. E intanto la neve continuava ad aumentare nella sua coltre, che rendeva tutto ancorpiù disagiato. La mole di automobilisti cresceva di minuto in minuto, ed alcuni pullman di linea, riuscirono a trasportare gente fino al Municipio. Aprimmo tutti gli uffici, ricordo due persone disperate che dormivano sulla scrivania del Sindaco, gente ovunque, nei corridoi e con i bagni in cui non c’era nemmeno l’acqua in quanto gelata. Perfino le scuole elementari vennero aperte, e ricordo la grande disponibilità di Carlo Penna (C’era una volta) che accettò subito il nostro invito a venire ad aprire la Pizzeria Bar, per poter dare qualcosa di caldo alle persone, e quindi si organizzò un servizio razionato di pizza e bevande calde che diede una boccata di ossigeno a molte persone.
Alcuni erano in preda al nervosismo, e se la prendevano con le istituzioni, ma c’è stata anche una grande gara di solidarietà, con persone che si sono messe ad aiutare insieme a noi. Fu una lunga notte, in cui ricordo di aver sentito molte storie di vita da tutti coloro che erano in viaggio. Al mattino presto venne allestita la mensa nella scuola elementare coordinata dalla Croce Rossa, e un innumerevole numero di pasti venne somministrato agli automobilisti bloccati a Carsoli. Fu quella la notte, in cui una artista rimasta bloccata, non ritenendo la scuola elementare carlo scarcella un hotel cinquestelle, ebbe a criticare l’accoglienza nella tv nazionale nei giorni seguenti, con una forte reazione della comunità indignata. Ma tornando al mattino, la task force era tutt’altro che finita, iniziavano ad arrivare richieste di aiuto dalle frazioni, bloccate. Particolarmente disagiato, fu Colli di Monte Bove, dove non si poteva nemmeno uscire dalle porte di casa per la coltre nevosa alta oltre un metro. Ricordo la telefonata di un povero anziano, che era in preda ad una forte colica intestinale. E non c’era modo di soccorrerlo. E ricordo anche chi con una catena di solidarietà e di telefonate riuscì comunque a fargli avere quelle medicine, Veronica Caroli, compianta ed esemplare dipendente del nostro comune, fece in modo che attraverso diverse finestre, il passaggio potesse raggiungere questo povero anziano che ebbe le sue Buscopan che calmarono i suoi dolori. Ricordo la concitazione del giorno dopo, quando tutta la giunta accompagnammo tanta gente a fare provviste al supermercato caricando i viveri sulle finanze comunali. La neve certo è bella, ma può anche essere causa di tante emergenze. Questo ricordo è dedicato alla solidarietà, ai valori dell’aiuto reciproco, al senso di appartenenza e alla memoria di Veronica che della solidarietà ne aveva fatto una sua ragione di vita. “
Daniele Imperiale