Celano. C’era il lavoro e la voglia di tutelarlo dietro le lotte contadine che da giorni animavano Celano. Tutti erano lì a difendere la loro dignità e il loro pane per poter dare un futuro alla famiglia che stavano costruendo e al territorio. Celano era al centro di questa battaglia che vedeva centinaia di contadini in prima fila. Gente semplice, umile, che credeva nei valori veri della vita.
Era il 30 aprile quando il sangue macchiò per sempre Celano e le lotte contadine. Da giorni si discuteva animatamente tra i braccianti del Fucino sui turni di lavoro. Erano ore concitate, la tensione era alle stelle e le autorità comunali e i rappresentati del Partito comunista e delle parti sociali continuavano a discutere senza trovare una soluzione in merito. Piazza IV Novembre era piena di celanesi e marsicani che aspettavano di sapere chi sarebbero stati i primi chiamati a lavorare nei campi. Improvvisamente la sera accadde qualcosa di inspiegabile.
I carabinieri spararono sulla folla e Agostino Paris e Antonio Berardicurti morirono in quella stessa piazza dove aspettavano di conoscere i loro turni di lavoro. Lì dove erano andati pieni di speranze per il futuro, lì dove speravano di trovare buone notizie da riferire alle loro famiglie, lì dove sognavano insieme a tanti altri un lavoro che gli avrebbe permesso di portare a casa il pane per i loro congiunti.
Avevano rispettivamente 45 e 35 anni. Paris, socialista, era atteso a casa dai suoi 4 figli, mentre Berardicurti dalla moglie e dalla figli di appena di due anni. Quei colpi che li raggiunsero, sparati da punti strategici della piazza e i fascisti attesero il segnale dei carabinieri per aprire il fuoco, segnarono un’epoca e un’intera generazione di agricoltori che continuò a lottare per vedersi riconosciuti quei diritti che ad Antonio e Agostino costarono la vita.
Loro 70 anni fa morirono per un diritto che ancora oggi è al centro dei dibattiti politici e sociali in tutta Italia: il lavoro.