Tagliacozzo. Era il 5 settembre del 1955 quando un violento nubifragio si abbatté su Villa San Sebastiano, piccola frazione del Comune di Tagliacozzo. Due ore di pioggia incessante distrussero il piccolo borgo marsicano trasformandolo in un cumulo di fango e macerie. Era un lunedì ed il Paese si era svegliato di buon ora vedendo ognuno impegnato nel proprio lavoro: gli uomini nei campi, le donne a lavare i panni all’Imele ed i più piccoli che giocavano allegri tra le vie del borgo. Ma qualcosa turbò presto quella quiete. Intorno alle 15 il cielo cominciò a coprirsi improvvisamente ed un violento temporale accompagnato da tuoni e lampi colpì il borgo. In pochi minuti il Paese fu completamente inondato da una spaventosa quantità di acqua, i valloni si trasformarono in fiumi in piena al cui passaggio si staccarono delle pietre enormi che cominciarono a rotolare a valle travolgendo le case e provocando panico e distruzione. In molti ricordano il suono delle campane provocato dagli enormi chicchi di grandine. A temporale cessato il Paese era stato completamente distrutto. Gli abitanti di Villa si preoccuparono di cercare ognuno i propri cari, la propria casa ed doloroso fu l’ inventario degli animali e delle scorte in cantina. Si contarono 334 sfollati e 4 morti. Le vittime furono Barbara Scarsella di anni 52, Brigida Testa di anni 76, Palmarosa Verdelocco di anni 75 e Nardella Ricci di anni 53. Furono 13 i feriti ricoverati presso l’ospedale di Avezzano e 8 a Tagliacozzo, mentre gli sfollati furono subito sistemati in strutture. Il ferito più grave fu Roberto Piacente di soli 6 anni. L’alluvione di Villa finì sulle cronache di molti giornali locali e nazionali e notevole fu la mobilitazione che seguì la tragedia. Il 7 settembre dello stesso anno si ricorda anche la visita dell’allora Ministro ai lavori pubblici Romita. Per scongiurare il pericolo di nuove alluvioni maturò l’idea di spostare il Paese più a valle in una posizione più comoda e soprattutto più sicura. E’ per questo motivo che oggi si parla di Villa vecchia, quella colpita dall’alluvione e di Villa nuova quella risorta dopo la tragedia. Federica Di Marzio