Avezzano. Sono state arrestate tre persone con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione. Si tratta di avezzanesi appartenenti alla locale comunità rom. La vittima dell’estorsione, secondo l’accusa, sarebbe Giampaolo De Stefanis, il geometra di 40 anni residente a San Benedetto dei Marsi scomparso lo scorso 19 settembre. Secondo l’accusa, è stato picchiato, con le mani e i piedi legati, e costretto a cosnegnare duemila euro. Gli arresti sono scattati per Antonio De Silvio, di 32 anni, attualmente sottoposto alla misura di prevenzione della “sorveglianza speciale”, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere perché indagato per “sequestro di persona a scopo di estorsione”, “estorsione”, “violenza privata” e “lesioni personali aggravate”. Pasquale Di Silvio, di 20 anni, e Nazzareno Di Silvio, di 19 anni, destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari poiché indagati per “sequestro di persona a scopo di estorsione” e “violenza privata”. L.S. di 29 anni, destinataria di una misura cautelare di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria in quanto indagata per “estorsione”. I carabinieri del nucleo operativo e della compagnia di Avezzano avevano subito avviato le indagini perché intorno all’episodio di scomparsa c’erano troppi lati oscuri.
Il marsicano, prima di divenire irreperibile, doveva infatti ricoverarsi in ospedale per una frattura al volto che gli era stata provocata durante un’aggressione. Proprio per tale motivo la madre, temendo che fosse stato minacciato e costretto a fuggire, aveva presentato una denuncia ai carabinieri e si era rivolta anche alla trasmissione televisiva di Rai Tre “Chi l’ha visto”. Quel giorno aveva lasciato la macchina con le chiavi inserite nel parcheggio dell’ospedale di Avezzano e all’interno era stato ritrovato il suo telefono cellulare con la sim inserita e il portafoglio contenente i documenti personali. Il 21 ottobre i carabinieri di Pescara avevano però rintracciato De Stefanis nei paraggi del call-centre di via Fiume Lungaterno, dove si era recato per un colloquio di lavoro. In quella occasione non aveva fornito spiegazioni sulla sua decisione di lasciare i propri affetti, la famiglia e la vita di sempre. Ai carabinieri aveva detto di stare bene, ribadendo l’intenzione di non fare ritorno a casa per continuare a vivere alla giornata svolgendo lavori saltuari. Nei giorni scorsi la svolta che ha visto finire in cella tre avezzanesi. Non si sarebbe trattato, infatti, di una scomparsa vera e propria, ma di un sequestro di persona a scopo estorsivo. Le indagini sono ancora in corso.