Avezzano. “L’ho detto solo perché ero gelosa”. L’ha detto davanti al gip del tribunale di Avezzano la donna che aveva accusato il compagno di violenza sessuale portando al suo arresto con l’accusa di sequestro di persona e violenza sessuale. Filippo Morelli, un 49enne di Avezzano, è stato accusato di aver tenuto per una notte sotto scacco la sua compagna che aveva presentato denuncia ai carabinieri che avevano arrestato l’avezzanese. Aveva raccontato di essere stata portata in casa dell’uomo con la forza, per poi essere legata e violentata fino al mattino.
La donna è stata ascoltata nel corso dell’incidente probatorio richiesto dalle parti. Se nonché, proprio davanti all’accusa, il pubblico ministero Ugo Timpano, e ad giudice per le indagini preliminari che aveva disposto l’arresto prima in carcere e poi ai domiciliari, la donna ha ritrattato l’aggressione.
Accuse che sarebbero state mosse “per motivi di gelosia”. La donna, parlando sotto giuramento davanti alle parti, ha affermato che non ci sarebbe stata aggressione e neanche il sequestro nella casa di lui.
Proprio alla luce di queste dichiarazioni, il gip ha deciso su richiesta della difesa di scarcerare Morelli, rimesso subito in libertà. Al centro delle indagini preliminari c’era anche una lettera della donna scritta di pugno dalla donna in cui avrebbe ritrattato quanto affermato nella denuncia.
I fatti risalgono a inizio giugno quando i carabinieri erano intervenuti dopo la richiesta di aiuto arrivata dalla avezzanese che sosteneva di essere già esasperata dalle continue vessazioni da parte del 49enne. Aveva raccontato di essere stata legata e rinchiusa per un’intera notte nell’abitazione dell’uomo che l’aveva costretta a subire minacce e abusi di vario genere. Secondo il suo iniziale racconto, al termine di una serata in un locale i due, che si frequentavano da tempo, avrebbero raggiunto l’abitazione dell’uomo. Ed è qui che, secondo quanto inizialmente affermato, sarebbe avvenuto lo stupro. Solo al mattino la donna, sempre secondo l’iniziale denuncia, sarebbe riuscita a liberarsi, raggiungendo subito la caserma dei carabinieri per raccontare di violenze subite in quella notte da incubo.
Ora invece è lei che rischia una incriminazione d’ufficio per falsa testimonianza o per l calunnia. L’avvocato Antonio Pascale, difensore dell’indagato, si dice soddisfatto dell’esito della vicenda affermando di aver “sempre creduto all’innocenza dell’accusato”. “Ero certo”, ha aggiunto il legale, “che nel corso dell’incidente probatorio sarebbe venuta alla luce la verità. Per questo motivo ho chiesto e ottenuto la scarcerazione dai domiciliari per il mio assistito che ora è stato rimesso in libertà”.