Avezzano. Rinchiusa in casa e libera di uscire sono in compagnia del marito. Le era stato anche sequestrato il passaporto e i documenti che teneva sempre in macchina con sé. Per tale motivo era finito sotto processo con pesanti accuse tra cui maltrattamento in famiglia, lesioni e sequestro di persona. E’ stato assolto al termine dell’udienza per l’ultimo capo d’accusa con formula dubitativa, mentre gli altri due reati sono andati prescritti.
La sentenza è stata emessa nei confronti di Hicham El Ouardi, di nazionalità marocchina, residente nella Marsica da diversi anni. Arrivato in Italia con la moglie, una giovane connazionale comincia subito a mettere in atto atteggiamenti di segregazione nei confronti della donna tanto che lei, secondo la ricostruzione dell’accusa, viene privata di ogni libertà personale fino a quando non è costretta a denunciare l’accaduto.
La moglie infatti veniva anche picchiata tra le mura domestiche e in diverse occasioni, sempre secondo l’accusa, aveva riportato delle lesioni. Tutti episodi che hanno fatto scattare una indagine delle forze dell’ordine. Alla fine il marocchino è stato rinviato a giudizio e ieri mattina, davanti al collegio del tribunale di Avezzano, presieduto dal giudice Zaira Secchi, c’è stata la sentenza, pronunciata in serata al termine di una lunga camera di consiglio.
Nella sua arringa il difensore dell’imputato, l’avvocato Anna Di Berardino, oltre a chiedere l’assoluzione per carenza di insufficiente di prove, ha evidenziato le problematiche di natura culturale inculcate all’immigrato nel suo paese di origine e che portano a considerare la donna in modo diverso da come è concepita in Italia, visto che per i musulmani, una volta sposata, diventa una sorta di proprietaria del marito.
Una situazione che, come confermato dalla moglie del marocchino ieri mattina durante la testimonianza, con il passare degli anni è andata migliorando grazie a una crescente integrazione del marito nella società occidentale.