Avezzano. Scoppia il caso all’interno del pronto soccorso di Avezzano dopo un richiamo del direttore sanitario, Lora Cipollone, che critica il modo in cui i medici del pronto soccorso hanno fatto fronte all’emergenza sanitaria.
La nota del dirigente è stata inviata al direttore Sanitario Asl, al direttore e ai responsabili delle Unità operative di degenza e al Direttore del dipartimento di emergenza.
La lettera, datata 14 aprile, era stata preceduta da una riunione d’urgenza nel giorno di venerdì Santo, nel corso della quale la Direzione Sanitaria ha manifestato apertamente le censure poi sviluppate dettagliatamente nella nota.
“Nel corso dell’ultimo mese, in emergenza Covid 19″, ha spiegato la Cipollone, “l’attività dei Medici del pronto Soccorso è stata fondata esclusivamente sull’individuazione del paziente Covid e non Covid, tralasciando tutte le altre patologie; infatti sono accaduti episodi gravi che hanno messo a repentaglio non solo la salute ma anche la stessa vita dei pazienti”.
Accuse che hanno suscitato la reazione sdegnata dei dirigenti medici del Pronto Soccorso, i quali hanno affidato la loro risposta agli avvocati Renzo Lancia e Salvatore Braghini.
Nella replica alla Cipollone predisposta dai legali, inviata anche al Direttore Sanitario ASL 1, Maria Simonetta Santini, al manager Roberto Testa e al direttore Dea, Angelo Blasetti, i legali difendono a spada tratta l’operato dei medici, evidenziando che sono questi a rimproverare alla direzione sanitaria di “non aver neppure elaborato un apposito protocollo per fronteggiare la grave emergenza, costringendo i medici della prima linea a confidare unicamente nella loro esperienza e preparazione”.
I medici prospettano un’altra verità.” Vero è”, affermano, “che la modalità operativa adottata verso un paziente sospetto covid che presentava anche altre patologie, non poteva che basarsi sul ricovero nel reparto di malattie infettive, in attesa dell’esito del tampone rino-orofaringeo, e sulla contestuale allerta del reparto della patologia concomitante.
Vero è che il ricovero presso il reparto di malattie infettive in caso di sospetta comorbilità è stato sempre adottato a seguito di una scelta ponderata e comunque avvalendosi della consulenza dello specialista delle malattie infettive”.
Oggi i medici scoprono basiti che la Direzione Sanitaria”, prosegue la nota dei medici, “avrebbe voluto la registrazione del paziente sospetto covid nella disciplina di appartenenza della patologia più grave e di fatto “appoggiarlo” nella unità operativa di malattie infettive.
Ma è evidente che tale soluzione ha risvolti meramente burocratici, e che, non essendo mai stata richiesta prima della riunione del 10 aprile, nulla si può rimproverare ai medici del pronto soccorso, soprattutto in mancanza di direttive specifiche”.
“In assenza di un protocollo e di linee guida”, si domandano i legali nella nota, “cosa avrebbero dovuto fare i medici? Disporre il ricovero nel reparto di appartenenza della patologia principale? Avrebbero dovuto correre il rischio di infettare l’intero reparto di medicina, chirurgia, ecc.?”.
Nella nota di replica si parla di “assenza di consapevolezza del direttore Cipollone circa la reale situazione nella quale si è trovato e si trova a lavorare il pronto soccorso di Avezzano”, e vengono illustrate le fasi dell’emergenza: “..nella primissima fase dell’emergenza covid-19, a causa della necessaria quarantena a cui è stato sottoposto buona parte del personale medico, i pochi medici rimasti in servizio hanno dovuto far fronte ad un enorme carico di lavoro e responsabilità.
Per adeguarsi alla nuova domanda da parte di pazienti affetti da sospetta infezione da covid-19 (che si presentavano in numero di 4-5 per turno di servizio), è stata predisposta una tenda nel piazzale antistante il P.S. così da rendere più sicura la fase di riscontro diagnostico del paziente.
..a tale scopo sono state utilizzate anche le due stanze dedicate alla degenza Obi, in attesa, in caso di riscontro positivo, di inviare i pazienti da trattare presso un ospedale covid e più precisamente presso l’ospedale covid di riferimento (ospedale dell’Aquila)”.
I medici del pronto soccorso passano poi al contrattacco, segnalando di aver “operato con personale ridotto, in assenza di protocolli e percorsi dedicati, di non aver avuto in dotazione Dispositivi di Protezione, che la maggior parte degli specialisti, chiamati in consulenza presso il Pronto Soccorso, si sono rifiutati di visitare personalmente i pazienti, decidendo, autonomamente e senza indicazioni al riguardo né supervisione da parte della Direzione sanitaria, di eseguire consulenze da remoto”.
Anche dopo la chiusura dei punti di primo soccorso di Pescina e Tagliacozzo (stranamente ancora in vigore), secondo i medici, il pronto soccorso di Avezzano ha garantito la gestione in sicurezza di circa 110 pazienti sospetti covid19, mettendo a rischio la loro vita e quella dei propri familiari, ma non certo quella dei malati”.
I legali Lancia e Braghini evidenziano che “nessuna delle critiche mosse può essere accettata. E’ la direzione sanitaria, invece, chiedono i medici del pronto soccorso, a dove giustificare le proprie deficienze. Dovrebbe rendere conto della mancanza di un protocollo operativo specifico, dell’approvvigionamento dei Dpi (indirizzato spesso a favore del restante presidio ospedaliero) e in particolare di quelli donati da associazioni di volontariato ed esplicitamente devoluti al personale del ps di Avezzano, dell’assenza di un percorso per inviare il paziente stabile con sospetto covid direttamente presso U.O. malattie infettive (atteso che sono stati ultimati i lavori – costati non poco – per un percorso esterno), del mancato coordinamento con la Centrale Operativa del 118 per canalizzare i pazienti sospetti covid-19 direttamente presso il presidio ospedaliero dell’Aquila.
“Ora”, concludono gli avvocati, “attesa la rilevanza pubblica della questione, i medici del pronto soccorso attendono le risposte del Direttore Sanitario del presidio avezzanese. E suggeriscono di non avventurarsi più in critiche infondate, al limite della diffamazione, visto che tutte le emergenze evidenziate nella nota di biasimo sono state affrontate adeguatamente, con la stessa attenzione di sempre, riuscendo a fornire, nonostante la situazione, tutta l’assistenza necessaria e, soprattutto, scongiurando conseguenze negative per pazienti ed operatori.
Ciascuno agisca secondo le proprie responsabilità, quindi la Direzione si affretti a predisporre i necessari protocolli operativi. I medici del pronto soccorsochiedono rispetto e la collaborazione di tutti gli specialisti del presidio ospedaliero e, riservando ogni altra iniziativa, chiedono al Direttore Sanitario quantomeno delle scuse formali, ma non senza precisare che le scuse saranno accettate solo, e soltanto se, del tutto sincere”.