Sante Marie. Una lunga battaglia legale per un diritto di passaggio si è conclusa dopo 16 anni in Corte d’Appello all’Aquila, dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato la precedente sentenza d’appello. La Corte, infatti, ha stabilito che la parte “attrice” ha pieno diritto di usare un sentiero per accedere al proprio terreno, condannando i vicini a rimuovere gli ostacoli e a pagare un risarcimento per i danni causati.
La vicenda riguardava un diritto di servitù di passaggio, cioè la possibilità di attraversare il terreno di proprietà per raggiungere il proprio fondo. Una coppia di anziani aveva acquistato il terreno e insieme il diritto di passaggio dal suo precedente proprietario tramite un atto notarile nel 2008.
Il punto chiave del processo è stato l’accertamento che il precedente proprietario aveva di fatto usato il passaggio per un periodo di tempo sufficiente, dal 1981 al 2007, per ottenerne la proprietà per usucapione (cioè per uso continuato e pacifico). I giudici d’Appello avevano inizialmente sbagliato, chiedendo alla coppia di dimostrare di aver esercitato personalmente il possesso. La Cassazione, però, ha corretto questo passaggio.
Secondo il principio di diritto, una volta che il precedente proprietario ha acquisito la servitù per usucapione, questa è considerata esistente e viene trasferita automaticamente con la vendita del fondo, il cosiddetto “principio di ambulatorietà delle servitù”. Pertanto, la Corte d’Appello si è limitata ad accogliere la domanda della coppia in base all’atto di compravendita, dichiarando l’esistenza della servitù di passaggio pedonale.
Di conseguenza, i vicini sono stati condannati a ripristinare il passaggio, eliminando il muro e la rete che avevano costruito tra l’agosto e il settembre 2008, e a riportare lo stato dei luoghi a com’era prima dell’ostruzione.
La sentenza ha anche accolto la richiesta di risarcimento per i danni subiti. È stato dimostrato che, a causa della chiusura, il fondo della coppia e era rimasto in stato di abbandono e le piante (alberi da frutto e viti) avevano sofferto per la mancanza di cure. Il risarcimento è stato fissato in 1.940 euro calcolato per coprire i costi di ripulitura del terreno e smaltimento dei materiali. Infine, la Corte ha posto tutte le spese legali relative ai tre gradi di giudizio (Tribunale, Appello e Cassazione), oltre a quelle del giudizio di rinvio, interamente a carico dei vicini.








