Canistro. A un anno dal licenziamento 76 dipendenti della Santa Croce aspettano di vedere risolta la loro drammatica situazione: devono ancora avere ferie non godute, alcune mensilità e il trattamento di fine rapporto. Gli ex operai sono ormai da un anno fermi e a conti fatti devono avere dalla Santa Croce circa 35mila euro ciascuno. Per questo oltre a depositare un’interrogazione parlamentare su questa gravissima situazione, ieri Daniele Licheri – Segretario Regionale SI Abruzzo insieme al deputato Giovanni Paglia autore dell’interrogazione, sono stati davanti allo stabilimento Santa Croce per fare un’assemblea con gli ex dipendenti e cercare insieme di trovare delle soluzioni. “A cavallo tra il 2015 e il 2016 la società Santa Croce spa, proprietaria dell’omonimo marchio di acqua minerale e dello stabilimento di imbottigliamento di Canistro, viene esclusa dalla concessione di sfruttamento della risorsa idrica, a causa dell’annullamento da parte del TAR dell’aggiudicazione dopo il ricorso del Comune”, hanno spiegato, “in conseguenza di ciò, per tutto settembre 2016 i lavoratori si mobiltarono con un presidio permanente davanti allo stabilimento. Nell’arco di questi 6 mesi i lavoratori non hanno percepito nulla, tranne appunto la Naspi, che porta nelle tasche dei lavoratori in media 700 euro al mese che viene decurtato del 3% a partire dal terzo mese.
Nel febbraio 2017 i licenziamenti diventano effettivi e da allora i lavoratori e le lavoratrici attendono senza successo che vengano loro corrisposti tfr, ferie non godute e mensilità arretrate, per un importo complessivo pari ad almeno 35mila euro a persona. Santa Croce spa non è una società in difficoltà economiche, ma continua al contrario ad operare attraverso la fonte di Castellina di Castelpizzuto. Appena dopo l’aggiudicazione del bando alla Norda la vecchia proprietà aggrava la situazione rifiutandosi di cedere lo stabilimento ai terzi subentranti nella concessione.
Ad oggi ci troviamo poi di fronte ad una situazione paradossale, uno stabilimento chiuso che la vecchia proprietà non vuole cedere e la Norda che è costretta a costruire un nuovo stabilimento per poter far ripartire la produzione. Una situazione incredibile di cui come partito, ci faremo carico: useremo ogni strumento a nostra disposizione per sbloccare questa situazione e dipanare la matassa. Siamo alle solite, c’è una grande risorsa idrica pubblica da poter utilizzare per dare ricchezza e lavoro e il privato prima ci specula e dopo aver preso per anni finanziamenti pubblici lascia un’intero paese in ginocchio arrivando perfino a minacciare i lavoratori che non paga da un anno”.