Canistro. Il provvedimento cautelare emesso dal Tar Abruzzo sulla vicenda della sorgente Sponga di Canistro limita la Regione ad inibire “le sole operazioni di gara successive alla scadenza del termine di presentazione delle domande, fino alla data di trattazione dell’istanza collegiale” fissata il 21 dicembre prossimo. Lo chiarisce il direttore generale della Regione Abruzzo, Cristina Gerardis, intervenendo sulla vicenda amministrativa del bando acque minerali della Sorgente Sponga pubblicato dalla Regione Abruzzo e in scadenza il prossimo 15 dicembre.
“Pertanto, dal punto di vista operativo – scrive il direttore generale facendo riferimento all’ordinanza del Tar Abruzzo – la prescritta interruzione degli effetti della procedura selettiva non riguarda la fase, attualmente in corso, della presentazione delle offerte, per la quale è stato fissato il temine ultimo del 15 dicembre, ma solamente la fase successiva, intercorrente tra detta data e la data di discussione della vertenza (21 dicembre, ndr) inibendo, in quel breve intervallo di tempo, la materiale apertura delle buste e la valutazione delle offerte presentate. Si capisce dunque – prosegue Cristina Gerardis – che la decisione del TAR lascia impregiudicata ogni valutazione di merito sulla legittimità del bando, che è rimessa alla trattazione in sede collegiale, ed è volta solo a contemperare i rispettivi interessi contrapposti nella vertenza per cui è causa, nella corrente fase di presentazione delle offerte, relativamente alla quale i termini sono ancora aperti per tutte le ditte intenzionate a partecipare, ivi comprese le società ricorrenti Santa Croce e Italiana Beverage s.r.l. , alla cui esclusiva volontà è rimessa la scelta di partecipazione o meno alla procedura in essere”. Intanto il consigliere regionale, Maurizio Di Nicola, ha presentato un progetto di legge sulle acque pubbliche. “Ho depositato questa mattina un’iniziativa legislativa con la quale si ampliano i motivi di mancata concessione, ovvero di decadenza del permesso o della concessione, per la ricerca, la coltivazione e l’utilizzazione di acque minerali, termali e di sorgente esistenti sul territorio regionale – è quanto comunica in una nota il Consigliere Maurizio di Nicola – A tal fine, si introducono tra le cause di diniego o revoca di detti titoli autorizzativi l’irregolarità contributiva e le gravi violazioni in materia fiscale e previdenziale, in conformità a quanto previsto dal nuovo Codice degli appalti. La proposta, dunque, è finalizzata a migliorare il processo di gestione delle concessioni, mediante l’introduzione di strumenti di maggior garanzia per la Pubblica Amministrazione che, ad esempio, si vede non corrispondere tasse o imposte dal soggetto a cui la Regione concede lo sfruttamento della risorsa idrica, ma soprattutto a tutela di un bene comune della collettività quale è l’acqua. Una misura equa- conclude Di Nicola- che migliorerà i rapporti trilaterali tra la P.A. che affida il servizio, il soggetto gestore e l’Ente impositore.”