Canistro. Gli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia, in qualità di avvocati del Comune di Canistro e difensori della dirigente Iris Flacco, nel procedimento penale che la vede indagata a seguito di denuncia della società Sorgente Santa Croce per le attività esercitate dalla stessa in qualità di dirigente del servizio risorse del territorio e attività estrattive in ordine alle ispezioni che hanno condotto alla confisca di 8 milioni di acqua minerale imbottigliata senza titolo concessorio hanno chiarito la posizione dei loro assistiti. “Ancora una volta Colella, con il recente comunicato del 18 giugno, conduce la sua campagna mediatica volta ad alimentare un clima di sfavore verso l’operato della Regione Abruzzo e segnatamente del suo Dirigente del Servizio Risorse del Territorio e Attività Estrattive, Iris Flacco, in concomitanza di appuntamenti giudiziali e amministrativi”, hanno commentato i legali.
“L’imprenditore molisano ha inopinatamente accusato la Regione Abruzzo e per essa il predetto dirigente di adottare comportamenti illegittimi e abusivi con riferimento alla confisca di circa 8 milioni di bottiglie”, hanno precisato, “come nelle altre circostanze le sue accuse si rivelano del tutto infondate e costituiscono un processo all’intenzione, atteso che il Dirigente regionale in parola non ha compiuto nessuna attività nel sopralluogo del 19 giugno 2017, andato a vuoto a causa dell’assenza del custode giudiziario. L’ispezione avrebbe dovuto consentire al responsabile amministrativo di verificare la presenza e lo stato di tutte le bottiglie confiscate che si trovano all’interno dello stabilimento, in quanto, nella precedente ispezione del 1° giugno, una porzione dello stoccaggio era inaccessibile. Gravissima appare invece la condotta del Colella, il quale, benché avesse dichiarato in una formale comunicazione alla Regione la sua disponibilità all’ispezione in una data successiva al 1° giugno, ha disatteso sia quella del 1° giugno sia le seguenti convocazioni, fissate al 14 giugno e, in via definitiva, alla data del 19 giugno, giorno in cui, recandosi allo stabilimento, la responsabile del servizio prendeva atto che non vi era il custode nominato dal Tribunale (nella persona dello stesso Colellla) né un suo delegato, impedendole di fatto l’ispezione. Chi, allora, compie abusi e chi viola la legge? La Regione o colui che si sottrae ai suoi obblighi di custode giudiziario? Vero è che Colella, forzando ogni plausibile aderenza ai fatti, giudica vessatorie (addirittura criminose) le condotte della Regione sul presupposto che i ricorsi (gli ennesimi!) presentati dalla Santa Croce al Tribunale di Avezzano sospenderebbero l’esecutività della confisca. Ma di quali condotte può accusarsi la Regione se la stessa non ha compiuto alcun atto dispositivo della merce sequestrata e confiscata? La Regione, inoltre, solo il 21 giugno ha ricevuto la notifica con cui è stata messa in condizione di conoscere che l’ordinanza di confisca è stata opposta dalla Santa Croce. Dunque, come può Colella con un comunicato datato 18 giugno biasimare pubblicamente l’Ente sui giornali di compiere atti in costanza della predetta opposizione quando questa, da una parte, non era stata nemmeno notificata all’Ente e, dall’altra, non vi era stata alcuna attività materiale sulla merce confiscata? La risposta alla domanda è fin troppo semplice: l’accusa rientra in una chiara strategia mediatica intesa a screditare l’immagine della Regione. Colella, infatti, nulla lascia al caso, così come non è affatto causale l’uscita mediatica architettata con assoluto tempismo il 18 giugno scorso con la consegna del comunicato alle redazioni giornalistiche per recitare la parte della vittima che riceve vessazioni dalla Regione. Il 18 giugno, non per mera coincidenza, è infatti il giorno antecedente la data del sopralluogo (che a causa della sua assenza non è stato possibile espletare) e la giornata dell’udienza fissata dal G.I.P. del Tribunale di Avezzano, Francesca Proietti, per decidere sull’opposizione all’archiviazione da parte della stesso Colella nei confronti della Flacco, accusata di condotte illecite ai danni della Santa Croce, anche qui, secondo un’ipotesi accusatoria costruita sul nulla, tanto che il PM ha chiesto l’archiviazione del procedimento. Un clamore mediatico ad orologeria inteso a gettare fango sull’immagine della Regione Abruzzo e del suo Dirigente, subdolamente volto ad insinuare nell’opinione pubblica, e non solo, un giudizio di sfavore verso l’operato dell’Ente regionale, per di più ancora una volta riproponendo inaccettabili contenuti e toni diffamatori in assenza di una qualunque attività censurabile”.
“Ciò che va ribadito è che le 8 milioni di bottiglie sono state sequestrate e poi confiscate come atto dovuto da parte del competente servizio regionale in quanto Colella, successivamente alla revoca della concessione per irregolarità del DURC nell’ottobre 2015 (a causa del quale è stato anche denunciato alle Autorità competenti) e pur dopo la pubblicazione della sentenza che ha annullato il precedente bando concessorio che lo aveva visto aggiudicatario (gennaio 2016), ha continuato a captare e ad imbottigliare l’acqua minerale della sorgente Sant’Antonio Sponga. Un illecito che, forse, a giudizio dello stesso imprenditore potrebbe essere considerato di poco conto in confronto all’omesso versamento dell’Iva per 13 milioni di euro, per il quale lo stesso Colella è stato arrestato ed ha subito un sequestro per 20 milioni; in confronto ai mancati pagamenti di tasse, tributi e canoni al Comune di Canistro per oltre un milione e 300mila euro; oppure riguardo alle non corrisposte mensilità arretrate, TFR, ferie e quote del fondo pensionistico integrativo, che hanno costretto i lavoratori della ex Santa Croce ad adire il Giudice del lavoro per trovare giustizia. Emungere ed imbottigliare acqua in assenza di tiolo concessorio sarà di poco conto per lei Colella, ma di poco conto non è e non può essere per chi ha l’ufficio di tutelare i beni pubblici in nome, per conto, nell’interesse e a servizio della collettività”.