Canistro. La Regione Abruzzo proceda “all’immediata archiviazione, senza ulteriori ed illecite dilazioni, della procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via) avviata il 31 gennaio 2018, e scaduta il 26 agosto scorso per via del mancato invio delle integrazioni richieste, relativa al progetto industriale della società Acque minerali per l’Italia, ex Norda, aggiudicataria provvisoria del bando regionale della concessione delle Sorgenti di acqua minerale Sant’Antonio Sponga di Canistro”.
A intimarlo con una diffida accompagnata dalla minaccia di pesanti azioni legali e risarcitorie, è la società Santa Croce, ex concessionaria delle sorgenti, fino alla revoca avvenuta due anni fa da parte della Regione Abruzzo, a cui sta facendo seguito un serrato durissimo contenzioso legale. La società dell’imprenditore molisano Camillo Colella è pronta a rivolgersi alla magistratura penale e contabile, anche perché l’acqua si perde nel fiume Liri da oltre due anni, se la Regione non darà seguito all’archiviazione, atto che imporrà all’ente la revoca del bando per la concessione delle sorgenti datato 16 dicembre 2016.
La nuova diffida è stata inviata il 31 agosto scorso al Comitato Via e al servizio Valutazioni ambientali della Regione, tirando in causa il dirigente titolare dell’istruttoria Patrizia De Iulis, e si è resa necessaria “anche a seguito della diffusione di notizie di stampa relative all’avvio di un procedimento volto all’archiviazione della Via da parte degli uffici regionali, procrastinando di fatto le tempistiche e termini della chiusura definitiva dell’iter”. Il termine ultimo e tassativo per consegnare la documentazione mancante e integrativa, intimato ad Acque minerali per L’Italia dal servizio Valutazioni ambientali della Regione il 26 luglio – sostiene nella diffida Santa Croce -, è decorso il 26 agosto, al termine dei 30 giorni stabiliti dalla legge, senza che la società abbia ottemperato alla richiesta, e senza chiedere proroghe o contestare l’iter.
Se non ci sarà pertanto la pronuncia di archiviazione della procedura Via, che ha come conseguenza l’annullamento del bando e la revoca dell’aggiudicazione provvisoria ad Acque minerali per l’Italia, la Santa Croce è pronta a interessare la magistratura penale e contabile “affinché accerti ipotesi di reato e danno erariale”, e a segnalare il comportamento dell’ufficio regionale alle Autorità garanti della Concorrenza e Anticorruzione.
“Ogni giorno milioni di litri di acqua finiscono nel fiume Liri – denuncia Colella – e la Regione continua nell’inerzia e nelle illegittimità nei miei confronti procurando così un danno erariale per le casse dell’Ente e un danno economico al territorio. Infatti, oltre a non ritirare il certificato di Via a Norda e non revocare il bando, come previsto dalla legge, il servizio regionale da lungo tempo non risponde alla nostra istanza di imbottigliare dalla sorgente Sant’Antonio Sponga in continuità, come sta facendo il gruppo San Benedetto che a bando ancora aperto, continua a produrre dalla sorgente Valle Reale. In questo modo si impedisce l’assunzione di lavoratori e si certifica una disparità di trattamento. Oltre a chiedere i danni alla Regione, la società si rifarà in solido su dirigenti e funzionari che stanno omettendo atti dovuti per legge. – conclude il patron. – Dirigenti e funzionari devono essere autonomi dalla politica”.
La Santa Croce è del resto pienamente parte in causa nella vicenda, avendo partecipato, con Italiana Beverage, ora acquisita dalla stessa Santa Croce, al bando indetto dalla Regione Abruzzo che ha fatto seguito alla revoca della precedente concessione. Bando aggiudicato in modo provvisorio nel marzo 2017 alla Norda, dal quale Italiana Beverage è stata però esclusa non avendo raggiunto il punteggio minimo. La Santa Croce ha così chiesto al Tar la riammissione nella graduatoria del bando. Il Tar ha respinto l’istanza e Santa Croce ha impugnato la decisione davanti al Consiglio di Stato. Quindi è ancora in corsa per rientrare in gara e potersi aggiudicare il bando alla luce della esclusione di Norda. Comunque, la società ha piu volte ribadito l’interesse a partecipare ad eventuali e futuri bandi per lo sfruttamento delle acque minerali della Sant’Antonio Sponga di Canistro, dove è tuttora proprietaria di uno stabilimento, delle condutture, nonché del marchio affermato a livello nazionale.
“Ai fini della pronuncia di archiviazione – osserva ancora la Santa Croce nella diffida – non occorre comunicare alcun avvio del procedimento di archiviazione nei confronti della stessa società. Il procedimento risulta infatti tutt’ora pendente e deve pertanto essere concluso con un provvedimento di accoglimento (per il quale però non esistono i presupposti) o di archiviazione”. A imporlo è il decreto legislativo 152 del 2016, che al comma 5 dell’articolo 27, stabilisce che: ”qualora entro il termine stabilito il proponente non depositi la documentazione integrativa, l’istanza si intende ritirata ed è fatto obbligo all’autorità competente di procedere all’archiviazione”.
Un eventuale comunicazione di avvio del procedimento di archiviazione, si afferma nella diffida, “risulterebbe pertanto un’illecita e arbitraria duplicazione di attività amministrative prive di giustificazione normativa, razionalità e legittimità che avrebbe solo il fine di favorire il soggetto interessato”, determinando “una palese lesione delle regole concorrenziali del mercato”. La Santa Croce aveva già contestato con una diffida legale dell’aprile 2018, lo sforamento dei termini di legge per l’assegnazione definitiva a Norda. Anche a causa dei ritardi registrati nella procedura Via, la cui necessità è stata contestata dalla stessa aggiudicataria, anche con successivi ricorsi al Tar, considerando sufficiente la più circoscritta Verifica di assoggettabilità (Va).