Canistro. La Santa Croce ha presentato una seconda denuncia penale nei confronti del sindaco di Canistro, Angelo di Paolo, e di altri eventuali responsabili, chiedendo alla magistratura l’immediato blocco e il sequestro del cantiere per la realizzazione dell’acquedotto che, attraversando il perimetro della concessione Fiuggino, assegnata alla società, rifornirà di acqua minerale, senza nessuna autorizzazione all’atto delle delibere comunali sui lavori, abitazioni dello stesso primo cittadino, dei suoi parenti e della clinica privata Ini. Nella stessa denuncia che integra la prima risalente a qualche settimina fa, la Santa Croce, ex concessionaria della sorgente Sant’Antonio Sponga, ha anche denunciato la dirigente regionale del servizio Risorse del territorio e Attività estrattive Iris Flacco, perché nonostante le diffide, non ha annullato in autotutela la sanatoria con cui, pur in condizione di incompatibilità, ha firmato il nulla osta ai lavori ben dopo il loro inizio, lavori in corso in “assoluta illegittimità e spregio delle norme”. Per Flacco, che ha violato la diffida della stessa avvocatura regionale a non trattare temi legati alla stessa società del patron Camillo Colella, è stata chiesta la misura interdittiva. Lo rende noto la società Santa Croce, ex concessionaria della sant’Antonio Sponga, poi revocata dalla Regione nell’ambito di un serrato e lungo contenzioso.
L’iniziativa che fa seguito alla denuncia penale del 10 aprile scorso contro il sindaco Di Paolo, ed altri eventuali responsabili, “per l’utilizzo per usi domestici di acqua minerale della sorgente
Sant’Antonio Sponga, attraverso una conduttura abusiva, e senza autorizzazione alcuna, nelle abitazioni in zona Case sparse dove abita il primo cittadino, il figlio ed ex sindaco Antonio Di Paolo, il signor Virgilio Garofalo, cognato di Angelo Di Paolo. La stessa conduttura rifornisce e anche la clinica privata Ini”. Il sindaco è accusato anche di aver posto a tal fine in essere “una serie di atti e condotte strumentalmente finalizzate a mantenere inalterata questa condizione, ossia lo sfruttamento dell’acqua minerale da parte della clinica Ini e delle Case sparse”.
Tra questi atti, l’ordinanza del 29 gennaio 2018 del Comune di Canistro, con la quale si preclude l’accesso da parte di terzi alla vasca di calma di località Capranica, di proprietà della Santa Croce, per ragioni sanitarie, si diffida all’accesso, da parte di terzi alla vasca, consentendolo solo al personale del Comune autorizzato espressamente dal sindaco. Vasca di calma che collega la sorgente allo stabilimento della Santa Croce, di cui la società di Colella al termine di una lunga controversia giudiziaria aveva ripreso il possesso. Il nuovo acquedotto attraversa la concessione della Santa Croce della più piccola delle sorgenti di Canistro, la Fiuggino, la cui acqua minerale è tornata ad essere imbottigliata dalla società di Colella, nel suo stabilimento di Canistro, dopo un contenzioso vinto al Tribunale amministrativo regionale contro la Regione Abruzzo che ne aveva revocato anche in questo caso la concessione.
La Santa Croce aveva già diffidato l’Amministrazione comunale di Canistro ad interrompere immediatamente i lavori della realizzazione del nuovo acquedotto, ritenuti illegittimi. Con un’istanza di accesso agli atti al Comune e segnalata alla Corte dei conti, la società aveva chiesto di avere copia di ogni comunicazione, provvedimento e documento inerente l’affidamento dei lavori, considerando che non vi è traccia della commessa sull’Albo pretorio on line del Comune. La Santa Croce ha dunque inviato una diffida l’11 maggio scorso a Franco Gerardini, dirigente regionale del Servizio attività estrattive del dipartimento Opere pubbliche. In essa si denuncia che il nulla osta all’attraversamento della condotta nell’area di salvaguardia della concessione Fiuggino, è stata rilasciata solo in data 8 maggio, quando i lavori del Comune, avviati il 28 aprile, erano già in fase esecutiva.
E quel che è più grave, evidenzia la Santa Croce, l’atto è stato firmato dalla dirigente Iris Flacco anche se, come ha disposto l’avvocatura regionale, non può più occuparsi di procedimenti e provvedimenti che riguardano direttamente o indirettamente la stessa società, a causa di un contenzioso giudiziario in corso a seguito di una denuncia da parte della Santa Croce per affermazioni della dirigente rese alla stampa e ritenute diffamatorie. Per di più ricorda il sodalizio, “il servizio del Genio civile dell’Aquila, con una comunicazione del 7 maggio 2018, avrebbe attestato alla Regione Abruzzo che i lavori edili avviati dal Comune di Canistro sarebbero ‘fermi’ in attesa di un ‘nulla-osta’ del Servizio Attività estrattive”. Una ragione in più per ritenere “arbitrario” il nulla-osta, tenuto conto che la legge “non contempla provvedimenti di sanatoria ma, esclusivamente, una preventiva autorizzazione”, e che “nel caso concreto, il servizio Risorse del Territorio avrebbe dovuto provvedere a sanzionare l’intervento privo di preventiva autorizzazione”, già in fase di avvio a partire dal 28 aprile.
“Il nulla-osta – si legge ancora nella diffida – è stato rilasciato sulla ‘carta’, senza alcuna motivazione circa la concreta compatibilità dell’intervento dettando, esclusivamente, delle ‘condizioni pleonastiche’”.
La Santa Croce ricorda anche che il 28 aprile scorso aveva trasmesso al servizio Attività estrattive, dipartimento Opere pubbliche, all’attenzione dello stesso dirigente Gerardini, una diffida con la quale, oltre a rappresentare l’esistenza dei lavori avviati dall’amministrazione comunale, aveva chiesto alla Regione di attivarsi per “interrompere qualsiasi tipo di scavo ed attività edilizia nell’area ricompresa nel perimetro della concessione mineraria “Fiuggino”, ed ha invitato il medesimo Servizio “a disporre un urgente sopralluogo assieme alla Santa Croce”.
Diffide che però non hanno avuto nessun seguito e riscontro, con il risultato che oggi appare imminente l’ultimazione dei lavori di realizzazione dell’acquedotto ed il collegamento alle condutture di proprietà della società. Da qui la decisione di aggravare la querela penale, indirizzata al sindaco Di Paolo, e questa volta anche alla dirigente Flacco, e nei confronti “di quanti altri a vario titolo abbiano concorso alla
commissione dei suddetti reati, anche omettendo la necessaria vigilanza, e sospensione dei lavori”.
La gravità degli atti denunciati giustifica ampiamente per la Santa Croce, l’emissione da parte della Procura di un sequestro dell’intero cantiere, al fine di impedire “l’allacciamento del nuovo acquedotto comunale alle condutture di proprietà della santa Croce, che possono determinare un’interferenza nella sua attività estrattiva dell’acqua della sorgente Fiuggino, e per evitare che possano essere commessi altri atti di abuso, come una sanatoria a posteriori di una condizione di assoluta illegittimità”. In tale caso si chiede una misura interdittiva nei confronti della dirigente Flacco, “nei limiti ritenuti opportuni, finalizzata ad evitare che possano reiterarsi o aggravarsi le condotte illecite poste in essere”.