Canistro. La Italiana Beverage Spa, società del gruppo Colella, proprietaria del marchio Santa Croce e dello stabilimento di Canistro, ha deciso di interrompere la trattativa con la Regione Abruzzo tesa allo sblocco della partita degli 8 milioni di bottiglie di acqua minerale captati dalla sorgente Sant’Antonio Sponga confiscate e ancora custodite nello stesso spazio produttivo. In una diffida, intima all’ente regionale di liberare in breve tempo “gli amplissimi spazi occupati dall’acqua e che venga corrisposto il canone per il periodo di occupazione del sito industriale privato”. Lo fa sapere il gruppo imprenditoriale che fa capo all’imprenditore Camillo Colella. Il gruppo Colella annuncia un’altra azione legale “per illecito arricchimento qualora la Regione procedesse a un bando per vendere le bottiglie delle quali solo l’acqua sarebbe di proprietà dell’ente”.
Come confermato dalla stessa dirigente del servizio Risorse del territorio e attività estrattive della Regione, Iris Flacco, in una serie di incontri le parti avevano manifestato l’intenzione di un’intesa bonaria che prevedeva l’acquisizione del bene dietro il pagamento dell’acqua da parte da parte della Santa Croce. Questa eventualità era stata manifestata anche davanti ai giudici del tribunale di Avezzano nelle udienze legate alla opposizione alla confisca da parte della Santa Croce Spa. Anche per questo i giudici si sono riservati la decisione. A determinare prima il sequestro e poi la confisca, il fatto che, secondo la Regione, l’acqua fosse stata captata dalla società, alla scadenza della proroga della concessione della sorgente Sant’Antonio Sponga, che fino a un anno fa era mantenuta dalla Santa Croce. Fatti contestati dal gruppo Colella, che ha un serrato contenzioso su tutto il fronte con la Regione Abruzzo. “Siamo stati presi in giro per l’ennesima volta dalla Regione – spiega il patron Colella – Abbiamo dovuto dire di no perché la Regione voleva inserire nell’intesa il pagamento di spettanze agli operai che sono in causa con la Santa Croce, spettanze, a nostro avviso, non dovute, e comunque tematica che non è di competenza dell’amministrazione”. “Ora comunicheremo lo stop della trattativa anche al tribunale che si dovrà pronunciare nel merito della nostra opposizione alla confisca. Intanto, c’è il rischio che in un momento di grande caldo, un notevole quantitativo di acqua, non possa essere utilizzato, con ingenti costi per i cittadini abruzzesi che dovranno pagare anche il salato conto dello smaltimento, mentre l’acqua della sorgente finisce nel fiume”, rimarca. Il bando per la concessione della sorgente ha portato all’aggiudicazione provvisoria al gruppo Norda che, una volta ottenuta il via libero definitivo, dovrà acquistare i terreni e costruire lo stabilimento. Tutte le procedure sono state impugnate dal gruppo Colella.