Canistro. “Sconcertante, a tratti offensive le parole dell’imprenditore Camillo Colella che ha denunciato di “non sentirsi al sicuro”, “di avere le entrate e le uscite bloccate dello stabilimento da parte dei lavoratori della Santa Croce”. A parlare è il consigliere Cristiano Iodice a tutela dei dipendenti dello stabilimento Santa Croce di Canistro che da mesi lottano per tutelare il loro posto di lavoro senza vedersi riconoscere neanche quello che gli spetta e della paura che il patron dell’azienda, Camillo Colella, avrebbe da tempo a causa dei continui furti in azienda.
“Si dipinge un’atmosfera tetra, densa di timori, indegna della storia della Santa Croce e dei suoi dipendenti”, ha continuato Iodice, “riepiloghiamo: da 5 mesi i lavoratori della Santa Croce sono senza stipendi, è stato avviato, e arrivato all’epilogo, il licenziamento collettivo e, di contro, nessuna risposta alle domande delle maestranze inerenti il pagamento delle legittime spettanze. E’ questo il paese civile di cui Colella si duole? Un paese dove, se i dipendenti attendono fuori lo stabilimento un imprenditore, che si nega loro ripetutamente, affinchè vengano ascoltati, destano insicurezza? Dove le richieste, educatamente avanzate da un gruppo di lavoratrici (e si è scelto la “rappresentanza rosa” proprio per evitare scontate insinuazioni), destano paura? Perché l’imprenditore si appropria anche dell’insicurezza e della paura? Sono stati d’animo che, chi costruisce muri e nega un civile confronto, non può avanzare, perché altrimenti si aggiungerebbe al danno anche la beffa! Paura, insicurezza sicuramente, invece, appartengono al quotidiano dei 75 dipendenti (ex) della Santa Croce, così come vi appartengono gli stipendi ed anche una buona dose di responsabilità e di dignità che li ha portati a richiedere, un incontro con il prefetto dell’Aquila! Vogliono raccontare quella verità, la verità, a volte soffocata ed altre volte distorta, continuando a confidare nelle istituzioni del nostro civile paese”.