Canistro. La Regione Abruzzo ha presentato una denuncia alle autorità competenti, tra cui le Procure della Repubblica di Avezzano e dell’Aquila, contro la Sorgente Santa Croce Spa di Canistro, marchio di acqua minerale di rilevanza nazionale, per violazione dei sigilli perché, secondo quanto sarebbe emerso dai controlli fatti dallo stesso Ente, la società avrebbe continuato a captare acqua nonostante il divieto intimato lo scorso mese di ottobre dallo stesso ente regionale. Ma l’azienda, acquisita alcuni anni fa dall’imprenditore molisano Camillo Colella, risponde per le rime alla Regione, annunciando anch’essa il ricorso alla magistratura, per cui tra le parti è un autentico muro contro muro. I sigilli erano stati apposti dopo la revoca, alla luce di un precedente bando, della concessione, peraltro affidata dalla Regione in via provvisoria, a causa di documentazione ritenuta non regolare, in particolare per il documento unico di regolarità contributiva (Durc) carente. A confermare la presunta violazione è il dirigente regionale del servizio attività estrattive e risorse territoriali Iris Flacco, per la quale “c’è stato un considerevole utilizzo di acqua nonostante la decadenza della concessione per il Durc non regolare”. “L’utilizzo dell’acqua si evince dalla lettura dei contatori che abbiamo fatto nel corso dei sopralluoghi – continua Flacco – ultimo dei quali venerdì scorso, quando abbiamo chiamato i carabinieri perché l’azienda si è rifiutata di consegnare i registri di imbottigliamento dovuti per legge”. Dall’altra parte, il titolare Colella sottolinea: “Questa azione della Regione ci sembra un modo per interferire, da autorità, sui giudizi amministrativi pendenti riguardo l’assegnazione della concessione a Sorgente Santa Croce Spa. Quella di coinvolgere la magistratura penale – incalza – è un’iniziativa che anticipa solo di qualche giorno un’analoga azione che la Sorgente Santa Croce Spa stava valutando di intraprendere per fare chiarezza sulla vicenda”. Nei mesi scorsi, c’erano state polemiche tra azienda e sindacati che avevano lanciato l’allarme sul rischio licenziamenti. Inoltre Colella ha avuto disavventure giudiziarie ed è stato arrestato ai domiciliari e poi rimesso in libertà con l’accusa di reati fiscali nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di finanza su mancati versamenti, anche se si è difeso spiegando di averli rateizzati. Alla Santa Croce lavorano 76 dipendenti, molti dei quali con contratto di solidarietà scaduto lo scorso mese di aprile.