Canistro. “Nonostante le promesse e le rassicurazioni da parte di alcuni attori della vicenda, i lavoratori ex Santa Croce hanno perso il lavoro, in parte hanno già esaurito, in parte stanno per esaurire la Naspi e si prestano a vivere momenti di autentica angoscia, pensando al futuro che li attende”. A denunciare l’accaduto è il segretario generale abruzzese Fai Cisl, Franco Pescara, e di quello aggiunto, Feliciantonio Maurizi, in merito alla vertenza che coinvolge i 70 ex operai della Santa Croce, l’azienda che fino alla revoca da parte della Regione Abruzzo era concessionaria delle sorgenti Sant’Antonio Sponga di Canistro.
Il sindacato Cisl, pur non facendo il nome delle istituzioni colpevoli, attacca in particolare la Regione, ma anche il Comune di Canistro per la situazione creatasi. Da circa tre anni, l’acqua minerale finisce nel fiume Liri dopo che anche l’ultimo bando regionale non ha individuato il concessionario, visto che il gruppo nazionale Norda, aggiudicatario provvisorio nel marzo 2017, ha rinunciato alla gara chiedendo i danni all’ente regionale nell’ambito di un ricorso al Tar per impugnare alcuni adempimenti da presentare al Via.
Contro la Regione ha innescato un duro contenzioso anche la Santa Croce che ha contestato ogni decisione, a partire dalla revoca della concessione. “La tormentata vicenda della sorgente Sant’Antonio Sponga di Canistro e dei 70 ex dipendenti Santa Croce, in attesa di essere rioccupati, assume contorni sempre più drammatici, ma bisogna reagire – si legge nella nota – L’ennesimo passo falso si è materializzato nei giorni scorsi attraverso il
disimpegno, ormai certo da parte della Norda che avrebbe rinunciato a insediarsi a Canistro, dopo che si era
aggiudicata la concessione provvisoria nel marzo 2017.
Ricordiamo che quella aggiudicata dalla Norda è già la seconda gara d’appalto predisposta e che entrambe le procedure amministrative si sono concluse con nulla di fatto”. I sindacalisti chiamano a raccolta le istituzioni nello stilare un cronoprogramma che risolva la questione: “bisogna continuare a battersi affinché le Istituzioni preposte, facendo tesoro delle esperienze maturate, indichino un percorso e un cronoprogramma certi e creino le condizioni affinché a Canistro si torni a imbottigliare acqua minerale e a generare buona occupazione e benessere per il territorio”.