L’Aquila. I cittadini non capiscono cosa stia accadendo nella sanità abruzzese e in particolare in quella della Asl di Avezzano Sulmona L’Aquila. In una fase cruciale di programmazione, dopo la rivoluzione organizzativa imposta dalla pandemia, nell’entroterra e soprattutto nella Marsica sembra non essere migliorato nulla, anzi, secondo alcuni sembra che le cose stiano andando peggio.
Abbiamo sentito il consigliere regionale Giorgio Fedele (M5s) componente della commissione Sanità, presieduta da un altro marsicano, il consigliere Mario Quaglieri.
L’altro giorno è saltata la Commissione Sanità in Regione Abruzzo in cui si sarebbe dovuto discutere della bozza che riorganizza la rete ospedaliera. Come stanno le cose e che è successo in realtà?
La realtà è che questo centrodestra si è dimostrato assolutamente incapace. La Commissione sanità sul riordino della rete ospedaliera si attendeva da anni, perché è bene sottolinearlo che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sono estremamente in ritardo su questo, basti pensare che stiamo approvando in zona Cesarini la rete ospedaliera 2019/2021. Eppure, nonostante la seduta fosse decisiva per il futuro dell’organizzazione degli ospedali si è conclusa dopo circa 15 minuti senza che, di fatto, si sia mai aperta una discussione vera e propria.
E con quale motivazione è accaduto ciò?
È bastato che un Consigliere di opposizione chiedesse all’Assessore di relazionare sul piano, per dare al Presidente Quaglieri la scusa per chiudere baracca e burattini. Un atteggiamento vergognoso, che ha dimostrato incapacità di gestire l’aula e mancanza di conoscenza del regolamento interno del Consiglio regionale di Regione Abruzzo. Non ascoltare i problemi non vuol dire che questi non esistano. Chiudere violentemente la Commissione è stato un torto fatto a tutti gli abruzzesi.
Cosa comporterà nel concreto questa decisione?
Il risultato di tale inqualificabile atteggiamento è che arriverà in Giunta una bozza di riorganizzazione della rete ospedaliera completamente fuori dalla realtà, che non è calata minimamente nell’attuale situazione sanitaria abruzzese, e che non dà alcuna risposta ai problemi dei cittadini. Men che meno quelli che vivono nelle aree di competenza della Asl 1.
Quindi il futuro della Sanità marsicana, secondo il piano di Regione e Asl1, non è a suo avviso rassicurante?
Lo vedo un futuro per niente roseo. Il giudizio su quanto ci hanno proposto finora è assolutamente negativo e non capisco come le istituzioni politiche locali, sindaco di Avezzano in prima linea, possano giudicare positivo un documento che a mio avviso è un vero e proprio schiaffo ai cittadini e alla sanità pubblica marsicana.
Può darci qualche numero per capire in concreto di cosa parliamo?
I numeri parlano chiaro, il tesoretto di 177 posti letto che era a disposizione della Regione è stato ripartito in modo inaccettabile tra le quattro Asl abruzzesi: la Asl 1 è l’ultima su cui la regione ha inteso programmare. A livello marsicano la situazione peggiora ulteriormente. Ad Avezzano, grazie alla riprogrammazione della Rete ospedaliera, ci saranno solo 3 posti letto aggiuntivi, tra l’altro per un nuovo reparto di psichiatria. Questo significa che rispetto al fabbisogno del territorio e alle carenze che fino ad oggi abbiamo subito nei reparti esistenti, nulla è stato fatto. Per intenderci: ci sono reparti che registrano tassi di occupazione che superano anche il 100%, pensiamo a neurologia che addirittura ha un tasso di occupazione del 214%. Queste cifre rappresentano chiaramente il bisogno di una programmazione adeguata, per evitare che i reparti siano costretti a scavare il fondo del barile per poter garantire i servizi.
Se sul fronte dei posti letto siamo davanti a un nulla di fatto, per quanto riguarda le reti tempo dipendenti come stiamo messi?
Anche su questo aspetto le cose non vanno meglio. La rete ictus, con riferimento alla Stroke Unit di neurologia; la rete del politrauma e trauma maggiore, rimangono al palo. Per ora, nella programmazione, troviamo una Stroke Unit di primo livello, mentre tutti i numeri confermano che potremmo auspicare a un secondo livello, con le conseguenti agevolazioni in termini di servizi e organizzazione. Stessa situazione per la rete di politrauma e trauma maggiore, che rimangono ancorate a livello uno mentre i numeri e gli interventi eseguiti negli anni precedenti ne giustificherebbero il passaggio al livello due. Di cosa dovremmo essere contenti? Di nulla! Siamo in un momento cruciale per scrivere il futuro della sanità marsicana e non sono ammessi errori o leggerezze che potrebbero anche rendere vani tutti gli sforzi fatti per il nuovo ospedale di Avezzano.
Il rischio a cui andiamo incontro quale è?
Il rischio è quello di creare un contenitore vuoto. Se oggi non programmiamo i servizi adeguati cosa inseriremo nella struttura? Quello che avremo domani dobbiamo sancirlo oggi. Ricordiamo che le istituzioni, Regione in primis, hanno il dovere di garantire un adeguato servizio pubblico, ma in Marsica la tendenza sembra andare da tutt’altra parte. La situazione a conti fatti ci racconta un’offerta sanitaria formata al 50% dal pubblico e al 50% dal privato, una proporzione pericolosa che non vede più il privato come un servizio complementare ma piuttosto come un reale competitor del sistema pubblico. Questo, è facile da intuire, provoca danni al cittadino sia dal punto di vista della fruizione che dal punto di vista economico. Ed è una tendenza sulla quale si deve intervenire per invertire la rotta.
Questa è la situazione ad Avezzano. Come stanno le cose per i presidi di Tagliacozzo e Pescina?
Le cose non vanno meglio. Il primo non è più identificato come presidio ospedaliero, sono stati riconfermati i due moduli di riabilitazione ma nient’altro. A Pescina, se possibile, la situazione è ancora più fumosa, perché non vengono indicati posti letto e una formula organizzativa che ne identifichi la natura tra unità complessa, semplice o dipartimentale.
Quando sarà riattivata la Riabilitazione dell’ospedale di Tagliacozzo?
Perdurando lo stato di emergenza i servizi sanitari restano contratti. La speranza è che al suo termine, oggi fissato del 31 luglio, non venga ulteriormente prorogato. In tal caso, tutti i servizi che rientrano nelle categorie dei programmati, e quindi anche la riabilitazione di Tagliacozzo, dovranno essere ripristinati. Sarà mia cura verificare che la Asl 01 e il direttore generale Roberto Testa riattivino con dovuta pienezza quelli che erano i servizi prima dell’emergenza Covid, e che gli operatori sanitari spostati per far fronte alla pandemia vengano nuovamente trasferiti dove assegnati in precedenza. Certo non saranno giustificate carenze di personale a causa degli spostamenti eseguiti in tempo di emergenza.
Parlando di personale, come mai non vengono espletati concorsi per i primari ad Avezzano?
Questo è un altro grande problema per la sanità marsicana. Abbiamo all’incirca nove reparti che non hanno primari e il ruolo è provvisoriamente svolto dai cosiddetti ‘Facente funzione’. Ho chiesto più volte nel corso delle commissioni consiliari spiegazioni e delucidazioni all’Assessore Verì, che però ha sempre messo davanti l’impossibilità di procedere ai concorsi per l’assegnazione dei ruoli a causa della mancanza della nuova rete ospedaliera. Una rete ospedaliera che, ricordiamolo, doveva essere portata a compimento nel 2019. Nonostante questo grave ritardo, a mio avviso, il problema poteva facilmente essere superato procedendo almeno su quei reparti che sapevano non sarebbero stati intaccati dalla riprogrammazione. Come per esempio il pronto soccorso indispensabile per classificare un ospedale DEA di primo livello. A meno che nella folle visione del centrodestra ci fosse anche l’eliminazione del Pronto soccorso ad Avezzano.
A che punto è il progetto di Neurochirurgia funzionale all’Aquila di cui tanto ha parlato la stampa nazionale e che in questi mesi ha fatto registrare innovativi interventi di alto profilo?
La Neurochirurgia funzionale dell’Aquila è l’ennesimo fallimento del centrodestra. Nonostante si parli di un reparto innovativo, che utilizza metodi all’avanguardia per il trattamento chirurgico del Parkinson e noto in tutta Italia come eccellenza indiscussa, non riceve ancora nemmeno una semplice riconoscimento dalla Regione Abruzzo come centro regionale per la cura della malattia.
Eppure parliamo di un sistema all’avanguardia, presentato in commissione sanità già nel 2019, e poi dimenticato da Lega, Fratelli D’Italia e Forza Italia. Siamo davanti a un sistema che tratta i sintomi degenerativi del Parkinson in modo radicale, rendendo la qualità della vita dei pazienti molto più alta.
Il centro dell’Aquila è inoltre una realtà che per il sistema sanitario regionale rappresenta un contenimento di costi sostanzioso: trattare farmacologicamente un paziente costa circa 40 mila euro l’anno, mentre il trattamento chirurgico, oltre agli eccezionali benefici, ha un costo per la sanità pubblica di circa 10 mila euro l’anno.
È assurdo quindi pensare che il progetto sia ancora bloccato. Ciò che a livello nazionale viene valorizzato, a livello regionale fatica invece ad avere anche solo un riconoscimento o l’individuazione di una struttura organizzativa che permetta di andare più spediti.
La soluzione a questa défaillance della Regione Abruzzo e della classe politica aquilana quale potrebbe essere quindi?
Personalmente sto seguendo da tempo la questione, e chiederò che venga inserita nella rete ospedaliera una specifica voce sui trattamenti del Parkinson. Ricordiamo che il reparto di neurochirurgia ha portato a termine ben 25 interventi di neurochirurgia funzionale e DBS Parkinson in piena pandemia. E i numeri crescono se pensiamo a interventi ordinari, nonostante sia mancato un reale e concreto sostegno da parte delle istituzioni preposte.