Avezzano. Sul Piano aziendale interviene il centrosinistra e dopo il risultato ottenuto dal senatore Filippo Piccone (Pdl), cioè l’indipendenza di Neurochirurgia di Avezzano dall’Aquila, il Partito democratico critica la mancanza di una tempistica per la riapertura del reparto, attualmente senza personale. Sul Piano interviene anche il senatore Luigi Lusi (Pd) secondo cui va fermata la mobilità passiva. Ha denunciato, infatti, la fuga di pazienti della Asl Avezzano Sulmona L’Aquila verso Roma e il Lazio. «Il saldo tra mobilità passiva e attiva nella Asl della Provincia dell’Aquila è positivo», ha affermato Lusi, «ma va evidenziato che ci sono migliaia di persone che scelgono di farsi curare nel Lazio». Si parla di circa 22 milioni e mezzo di euro all’anno di mobilità passiva verso Roma e Regione. «Forse con una accorta attenzione alle professionalità e un marketing mirato», sottolinea, «si potrebbe ridurre questo valore». Su Neurochirurgia, il senatore del Pd attende di vedere «come si tradurrà l’atto aziendale nelle implementazioni e se gli annunci corrisponderanno a un risultato concreto». Del nuovo assetto del Piano aziendale si è parlato ieri pomeriggio in un vertice tra il manager della Asl, Giancarlo Silveri, e i consiglieri regionali Giovanni D’Amico e Peppe Di Pangrazio. Per i due esponenti del Partito democratico, la trasformazione del reparto di Neurochirurgia in Unita operativa semplice dipartimentale indipendente dall’Aquila non basta. «Ci è stato detto», affermano, «che entrerà in funzione non appena esplicate le fasi concorsuali, e ciò significa che finché il personale non sarà disponibile, il reparto dipenderà dall”Aquila. Abbiamo perplessità al riguardo perché in tal modo il reparto di Avezzano potrebbe avere una propria indipendenza tra due o tre anni, a mai. Non ci sono stati garantiti i tempi e il fatto che il concorso sia per nove persone, cinque delle quali destinate all’Aquila, non garantirà comunque personale sufficiente per il reparto avezzanese». In sostanza, secondo i due consiglieri regionali, se pure dovessero presentarsi tutti i candidati, non si raggiungerebbe un numero sufficiente per garantire la piena funzionalità dell’unità operativa di Avezzano. Un altro punto contestato è quello riguardante l’attuale convenzione tra Asl e Università dell’Aquila. «La Facoltà di Medicina», afferma Di Pangrazio, «interagisce solo con l’ospedale del capoluogo, ma non c’è alcun rapporto con gli altri ospedali della Asl. Auspichiamo che le cose cambino al riguardo». L’altra questione ancora irrisolta e su cui il manager non ha mai fornito spiegazioni, né chiarito le proprie intenzioni, riguarda il reparto di Cardiologia riabilitativa dell’ospedale di Tagliacozzo. «Ho posto con fermezza», ha dichiarato il vicepresidente del consiglio regionale, D’Amico, «la necessità di mantenere l’Unità operativa complessa di Cardiologia riabilitativa, in quanto struttura specialistica e qualificante del presidio ospedaliero. Ho anche chiesto , in risposta alle preoccupazione del comitato locale, che si definisca rapidamente l’utilizzo delle strutture e delle sale operatorie per attività chirurgiche dipartimentali». Sul caso è intervenuto anche il primo cittadino di Tagliacozzo che ha parlato di «tolleranza zero se il reparto verrà toccato». Per quel che riguarda l’ospedale di Pescina, per D’Amico «non c’è alcuna definizione organizzativa e gestionale, ma è lasciato a una gestione disastrosa e casuale, mentre delle tante decantate funzioni di presidio territoriale non c’è traccia». La carenza di servizi qualificati, soprattutto per Tagliacozzo, secondo D’Amico determinano la fuga di pazienti verso Roma e quindi la mobilità passiva denunciata da Lusi.