San Benedetto dei Marsi. La comunità di San Benedetto dei Marsi piange Giancarlo De Vincentis. Classe 1952, il marsicano è morto dopo una lunga malattia.
“Questa volta è ancora più dura, vorrei che fosse un sogno, ma è una cruda realtà che si ripete”, scrive in una lettera commossa il cugino Gianmarco De Vincentis, “nel giorno della festa del papà, Giancarlo mio cugino, questa notte è salito in cielo, dopo una lunga malattia e tanta sofferenza. Siamo cresciuti insieme come due fratelli, insieme ad altri due cugini. Ci siamo divisi tutto, compreso il cancro che da anni perseguita la nostra famiglia. Per 15 anni è stato un grande lottatore”.
“Da giovane dopo aver proseguito gli studi nel liceo classico di Avezzano ha dato seguito ad un attività”, racconta, “che aveva creato mio nonno prima della seconda guerra mondiale. Produceva bibite, in particolare gassose e aranciate e insieme a diversi tipi di vino, li commercializzava per i paesi del circondario. Successivamente insieme al fratello Alfredo si è dedicato all’agricoltura, dando seguito al lavoro di mio zio Elide. Agrimars un azienda ben conosciuta su tutti i mercati nazionali, in particolare sulla zona di Roma. Qualche anno fa un tumore tra i più cattivi lo ha costretto a interrompere il suo lavoro. Oggi la Agrimars continua con i nipoti Elide e Ivano.
Giancarlo era una persona molto riservata, ha provato in ogni modo di potersi difendere affrontando diversi interventi chirurgici. Sposato, la moglie Concettina con i figli Emanuela e Daniela non lo hanno lasciato solo per un attimo”.
“Purtroppo in questi ultimi 40 giorni di ricovero in ospedale”, continua, “è stato da solo ed è morto senza avere il conforto dei suoi familiari. Non merita nemmeno una messa di suffragio, ma solo la benedizione nel piazzale antistante il cimitero. La morte diventa ancora più dura così la sofferenza di chi vorrebbe dargli l’ultimo saluto.
Purtroppo si pensa a tutto all’infuori della dignità di chi lascia questo mondo. Oggi è giorno di terapia oncologica.
In questo momento sono al reparto di oncologia. Non vedo l’ora che finisco così scendo giù nella camera mortuaria. Caro nikkaccio, così lo chiamavano da ragazzi, mi hai fregato perché dovevo morire prima io e lo avrei fatto se avessi allungato la tua vita, per poterti dare la gioia di vedere i tuoi figli nel giorno del loro matrimonio.
Lottavi anche per questo, ma il cancro come sempre non ha pietà. Condoglianze a tutti, alla tua moglie Concettina, ai tuoi figli Emanuela e Daniele, dei quali eri molto orgoglioso e che Dio lo tenga con lui in paradiso.
Ci vedremo presto”.