Tagliacozzo. Una storia che ha dell’incredibile, quella accaduta ad alcune salme del cimitero di Tremonti che, da più di 10 anni, attendono di ricevere un nome. I resti erano stati esumati a causa di un’alluvione e sono stati ritrovati solo nel 2017.
“Ho scritto dieci lettere al comune affinché venga apposto un nome sulla tomba”, ha spiegato un familiare, “ma è arrivato solo un foglio di carta con l’elenco”. I resti umani, conservati in otto cassettine di metallo, ora si trovano in un fornetto tutte insieme. Dopo il ritrovamento da parte dell’amministrazione e dell’ufficio tecnico, il 22 agosto 2017, proprio in occasione delle feste patronali della frazione, le cassettine erano state riportate nel piccolo cimitero con una cerimonia religiosa ufficiale. Ma da allora, nonostante le richieste e le continue sollecitazioni, da parte dei familiari, il nome sulla lapide non è mai arrivato. Promotore delle iniziative legali e amministrative era stato Eligio D’Andrea. “Per quanto riguarda i nomi dei defunti”, protesta, “ho scritto al sindaco e all’ufficio tecnico. Ho inviato sei lettere protocollate all’ufficio tecnico e all’attenzione del dirigente Roberta Marcelli, due raccomandate e una con il francobollo per la ricevuta di ritorno. Quello che ancora non ho potuto scrivere è stata la parola fine su questa storia e neanche leggere sul marmo del cimitero i nomi dei nostri cari. Il 22 settembre”, racconta il parente, “mi arriva per conoscenza una lettera di risposta alla prefettura da parte del comune che riportava: ‘abbiamo provveduto a incaricare la ditta per la questione salme e stiamo sollecitando’. In un’altra lettera il sindaco di Tagliacozzo Vicenzo Giovagnorio mi scrisse: ‘carissimo Egidio questa mattina ho parlato con il dirigente Roberta Marcelli che aveva già sollecitato la ditta. Oggi stesso risolleciterà l’interessato e ti daremo notizia del compimento dell’operazione’. Tutte promesse a cui non è stato dato seguito. Quando dopo il 2 novembre scorso sono tornato e sono andato a trovare i defunti, c’era un foglio di carta con i nomi sul fornetto. Oltretutto i nomi erano diventati sei, come se due morti in più o in meno non facesse differenza. Ho chiesto delucidazioni all’ufficio tecnico”, ha aggiunto D’Andrea, “e ovviamente non ho mai avuto risposte”.