Avezzano. “Sotto la città 1915” è il titolo del cortometraggio sul terremoto di Avezzano che verrà girato a Collelongo a partire da novembre.
Il progetto cinematografico è ispirato al monologo teatrale del giovane attore e regista avezzanese Domenico Tiburzi. La produzione è della “Milo Film”, la casa cinematografica fondata ad Avezzano dalle giovanissime Valeria Tuzii e Federica Di Marco. A vestire i panni di Tito, il protagonista, sarà l’attore avezzanese Lino Guanciale.
Il progetto ha incassato anche il sostegno del Rotary Club di Avezzano, presieduto da Carlo Caroli, e di noti imprenditori del posto che hanno contribuito con una donazione. Si tratta di Leonardo Sterpetti, Roberta Cairoli, Claudio Scipioni, Federico Piccone, Giovanni Sestini e Gianluca Muliere.
Domenico Tiburzi, Valeria Tuzii e Federica Di Marco hanno presentato il loro progetto cinematografico nel corso dell’ultima conviviale del Rotary Club alla quale, oltre a i soci, hanno preso parte anche i sei imprenditori. Nel corso della serata è stato proiettato un video messaggio di Lino Guanciale. “L’arte e la bellezza di un piccolo film” ha detto l’attore “possono rappresentare un modo per rielaborare un evento drammatico preservando la memoria della nostra storia”.
“La valorizzazione dell’identità marsicana resiliente, testarda, gentile ed umile nello stesso tempo” ha dichiarato il presidente Caroli “il ricordo di fatti storici della nostra terra modellata anche da eventi avversi e il sostegno alle iniziative di auto-imprenditorialità di giovani e valenti ragazzi ci hanno spinto a sostenere l’iniziativa in linea con i principi rotariani di sviluppo del territorio, sostegno ai giovani e diffusione della cultura”.
Tito rimasto sotto le macerie della città di Avezzano, colpita dalla catastrofe del terremoto del 13 gennaio 1915, viene svegliato in un momento di sonno da una forte scossa di terremoto. Questa nuova scossa terrificante, quella del terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, provoca nuove distruzioni e Berardo si ritrova sotterrato sotto le macerie in una stanza adiacente quella in cui si trova Tito. I due sono divisi solamente da un muro, oltre il quale Tito sente gridare qualcuno. È proprio in questo momento che i protagonisti si accorgono l’uno dell’altro ed iniziano un dialogo dal sapore agro-dolce. Tito non ha la più pallida idea di quanto tempo possa essere rimasto in quella stanza sotterranea, sa che ne è passato molto, ma non ha più la concezione del tempo. Il loro dialogo porta alla luce in Tito dei ricordi, gli ultimi momenti della sua vita in superficie. Berardo continua imperterrito a gridare aiuto, ma inutilmente. Soltanto alla fine, dopo che Berardo avrà dichiarato a Tito l’anno in cui stanno vivendo, si renderà conto del tempo che è passato svelandolo nel finale.