Se il Comune di Roma, su proposta della FIS di Franco Maria Ricci, ha deciso di dedicare un parco della capitale ad un produttore di vino abruzzese un motivo ci sarà! E il motivo è presto detto: Edoardo Valentini è stato uno dei pionieri che ha portato l’Abruzzo nel gotha del viticoltura mondiale. In tempi in cui vino nostrano era ritenuto per lo più un “rinforzo”, usato per dare tono e sostanza a più scialbe ma più rinomate denominazioni del Nord, lui e pochissimi altri hanno fatto capire all’Italia prima, e al mondo poi, quanto grandi possano essere i rossi (ma poi anche i bianchi e i rosati) che la terra d’Abruzzo è in grado di dare. Non ho avuto la fortuna di conoscere Edoardo Valentini, per cui di lui so quello che altri hanno detto o scritto. E il pensiero di chi l’ha conosciuto e frequentato è unanime: un uomo integerrimo, severo con se stesso e con gli altri, tagliente e con una visione lucidissima e avanti anni luce rispetto ai suoi contemporanei. Un personaggio fuori dal coro, che fuggiva da formaltà o vacui salamelecchi, come quando, tanto per capire la portata dell’uomo, arrivò a simulare una colica renale pur di non andare a ritirare un prestigioso premio (chissà come avrebbe preso la dedica di un parco a suo nome?). Tra le tante testimonianze lette, credo sia sintetica ed efficace quella fatta dal giornalista Antonio Paolini: “Edoardo Valentini ha saputo portare l’Abruzzo su un red carpet (un white carpet o un pink carpet, secondo che colore di calice preferiate) senza mai svenderne l’anima e difendendone come un leone l’eccellenza profonda celata dentro una terra dura e fonda e soprattutto sotto cumuli di incuria, cinismo, indifferenza di chi ben più di lui avrebbe dovuto (pre)occuparsene“. Ecco, credo che non sia necessario aggiungere altro, se non le mie personali congratulazioni – e l’orgoglio, da abruzzese, da condividere con loro – al figlio Francesco Paolo, che ha aggiunto il suo importante tassello a questa unica e inimitabile storia del vino d’Abruzzo, alla moglie di lui Elèna e al nipote che spero saprà presto proseguire nel solco tracciato dai grandi che lo hanno preceduto.