Avezzano. “Si travisa la realtà, ignorando problemi ambientali che investono la salute, talvolta per mera convenienza o addirittura per ipocrisia”. Inizia così l’intervento dell’assessore all’Ambiente, Crescenzo Presutti, sul ritorno a doppio senso di via Roma. “Come quando, ad esempio, qualcuno scrive (mentendo) additando al sottoscritto l’accusa di non aver preso parte allo svolgimento dell’iter amministrativo”, ha continuato Presutti, “sul punto, mi limito ad osservare che sono stato invitato a partecipare ad una sola conferenza di servizi avente ad oggetto due argomenti: il ripristino del doppio senso di marcia su via Roma e la realizzazione dell’isola pedonale permanente. In quella sede pretesi di verbalizzare che le due proposte erano (e sono) logicamente incompatibili tra loro. E d’altronde l’anello era stato ideato proprio in vista della pedonalizzazione del centro e per risolvere le criticità dei flussi di traffico. Da allora non ho più avuto il piacere di essere invitato alle riunioni fino ad apprenderne l’esito sulle pagine della stampa. Anche il mio intervento è stato in parte (e credo volutamente) travisato. Sul ripristino del doppio senso di via Roma si annidano infatti più complesse questioni. Premetto di non essere (semplicemente) favorevole o contrario al ripristino del doppio senso. La questione è un’altra. Sono favorevole ad un modello di sviluppo della mobilità urbana che miri a ridurre le emissioni nocive e a disincentivare l’uso dell’auto in favore di mezzi di trasporto pubblico. E d’altronde il problema dei cambiamenti climatici impone a tutti, nessuno escluso, di adottare provvedimenti urgenti che riducano le emissioni di Co2 in atmosfera. La lotta contro i cambiamenti climatici, infatti, verrà vinta o persa proprio nelle città, dove vive il 75% degli abitanti del pianeta.
In Olanda o in Danimarca (ma potrei fare numerosi altri esempi) la stragrande maggioranza dei cittadini non possiede un’auto perché non ne ha bisogno. Semplicemente perché i governi nazionali o le comunità civiche locali hanno, da decenni, programmato una politica volta a favorire e sviluppare forme alternative di trasporto. Certe scelte, quindi, dovrebbero essere frutto di una strategia ragionata. Invece non è così e si finisce per intervenire sulla mobilità urbana a macchia di leopardo senza avere una benché minima idea di dove si voglia andare a parare. Quanti sono i cittadini che hanno visionato il piano traffico sulla cui base si diede vita all’anello? Pochi, se non quasi nessuno. Me compreso, che ho avuto modo di vederlo solo negli ultimi mesi. E quanti sanno che quel piano non è mai stato portato a compimento in quanto osteggiato, sin dal principio, da incalliti automobilisti o da alcuni miopi commercianti ai quali (per egoismo e/o per semplice ignoranza) della mobilità sostenibile e dei trasporti pubblici non è mai importato alcunché? Se ognuno di noi avesse la pazienza di verificarlo troverà che quel piano (redatto da mani e menti esperte) aveva una sua ratio. Muoveva, innanzitutto, dal presupposto che bisogna ridurre (disincentivando) l’uso smodato dell’auto. E disegnava una città diversa. Poi si sa come sono andate le cose, sono sorti pseudo Comitati contro l’anello e sono insorti automobilisti incalliti e desiderosi di sfrecciare con le auto in centro senza curarsi del prossimo (pedoni e residenti) i quali hanno cominciato (da subito) a sgretolare un progetto che non si è avuto neppure la pazienza di attendere che venisse portato a termine. Senza aggiungere gli aggiustamenti in favore di questo o quel “cittadino” che chiedeva di modifiche ad usum delphini e così via. Oggi, dopo aver speso qualche centinaia di migliaia di euro, ci si accinge a tornare al doppio senso di marcia su via Roma, ostinandosi però a non voler procedere al monitoraggio della qualità dell’aria e dell’inquinamento acustico. Ciò che dovremmo, per esempio, obbligatoriamente fare su via XX Settembre, dove si è già proceduto a ripristinare il doppio senso di marcia. Crediamo che su via XX Settembre i livelli di PM 10 ed altre sostanze nocive siano i medesimi di quelli riscontrati nel 2010 (dati ARTA), dopo la realizzazione dell’anello a senso unico? Sono certo di no. E in ogni caso sarei curioso di saperlo. E’ invece probabile che i livelli di inquinamento siano identici se non superiori a quelli registrati dall’Arta nel 2002, quando il PM 10 era di 46 µg /m3, il benzene di 28 µg /m3 e gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici), famiglia di composti di cui alcuni di riconosciuta attività cancerogena, avevano valori superiori ai limiti di legge. Per queste ragioni ho espresso perplessità sul ripristino del doppio senso. Perché ritengo che su scelte così delicate un’Amministrazione, attenta alla salute dei cittadini, abbia il dovere di ragionare, evitando di cedere all’insidia della ricerca del mero consenso elettorale. Nell’adottare simili provvedimenti, infatti, dovrebbe prevalere sempre e solo l’interesse generale. E nel caso di specie dovrebbe prevalere (soltanto e soprattutto) il diritto dei cittadini a vivere in un ambiente salubre. Non importa quale sia il numero delle potenziali “vittime”. Potrebbe essere anche esiguo. Quale è, infatti, la ragione per cui all’interesse di pochi (o molti) che pretendono di viaggiare in auto e percorrere meno metri, si sacrifica il diritto di altri (i residenti) a vivere in un ambiente salubre? Nessuna.
E’ del tutto evidente che anche nella scelta di ripristinare un doppio senso di qualche centinaio di metri si nasconde una battaglia di principi e di ideali. Ed è questa la ragione per la quale disapprovo il “pensiero” di coloro i quali, evitando di ragionare e programmare, pretendono, addirittura, che un assessore all’ambiente (o anche un semplice cittadino) debba astenersi dal chiedere un semplice monitoraggio della qualità dell’aria. Forse la volontà di impedire il controllo risiede nella preoccupazione di vedere il re nudo? Non è una polemica banale”.