Avezzano. Nella notte tra sabato e domenica il centro di Avezzano è stato teatro dell’ennesima lite tra stranieri finita a calci e pugni. Questa volta ad aver assistito alla scena è stato il consigliere comunale Nello Simonelli che ha deciso di raccontare sui social quello che ha visto, non senza preoccupazione e rammarico.
“Pochi minuti fa stavo rientrando a casa al termine di una bellissima serata e mi son ritrovato nel mezzo di un alterco tra due maghrebini in stato psicofisico alterato”, ha raccontato il consigliere comunale Nello Simonelli, “uno dei due, con un giubbetto rosso, urlando parole in una lingua per me sconosciuta, ha scagliato una bottiglia di birra contro l’altro. Lo ha mancato e quella é andata a frantumarsi contro il muro, passando a pochi centimetri dalla mia faccia, non colpendomi unicamente perché forse una buona stella mi protegge. Lo stesso mi si avvicinava ed urlava ‘Cazzo vuoi, che ti meno?’. Ho scelto di non rispondere sia per paura, perché in determinati casi credo sia inevitabile averne, sia perché l’ultima cosa che avevo in mente era iniziare una rissa con dei sicuramente pregiudicati”.
“Neanche il tempo di allontanarmi che tra i due é iniziata una zuffa tremenda”, ha proseguito il consigliere, “calci e pugni a ridosso dei tavoli, tanto che ci sono ancora le tracce di sangue sul marciapiede mentre sto scrivendo. Al termine della stessa, il maghrebino che mi aveva lanciato la bottiglia di birra, uscito malconcio dal pestaggio, veniva caricato su una vettura sportiva nera, altri salivano sull’auto e fuggivano nella notte. Mi son fermato a parlare dell’accaduto, scosso ma anche freddo perché non é il primo episodio del genere a cui assisto da vicino negli anni, con i ragazzi del bar, che hanno avuto modo di assistere al tutto. Ho contattato la Polizia di Stato, l’unica cosa da fare perché urlare ai quattro venti senza sporgere denuncia é totalmente inutile, che mi ha fatto capire come non sia la prima segnalazione relativa a ‘maghrebini a bordo di un’auto sportiva nera, forse un’Audi’. Avrei, pensiero mio, gradito maggior interessamento nella vicenda, ma non posso sindacare protocolli interni ai corpi dello Stato. Sono ancora scosso, ma non per me che negli anni ho visto un’infinità di cose del genere, che non sono un fenomeno odierno. Sono scosso perché, da persona fredda, ho saputo reagire non reagendo. Ma fosse capitato ad un’anziano, ad una ragazza, ad un bambino o in generale ad una persona meno pronta del sottoscritto? Tutto ciò mi spinge ad andare ancora avanti sulla questione relativa al Daspo Urbano: non é una misura risolutiva, come non può esserlo a causa degli scarsi poteri delle Amministrazioni sul tema. Ma é obbligatorio fare si che si possa essere a supporto dei cittadini, soprattutto quando lo Stato é carente. Uno Stato che, grazie a tanti paracarri, per anni si é riempito la bocca di parole, lasciando che le piccole, medie e grandi città d’Italia vedessero l’aumento della microcriminalità, tollerando il tutto con le parole false del buonismo: lo sfacelo é sotto gli occhi di tutti, accompagnato alla maleducazione crescente nella società ed al venir sempre meno di un sistema educativo che fa acqua, dalle famiglie agli altri momenti di vita sociale. Chi si fermasse alla parola ‘maghrebino’, derubricando il tutto come ‘ah ma allora é il solito discorso razzista’, é un cretino che finge di non vedere, al quale auguro non accada mai ciò che oggi é accaduto a me, che domani potrebbe accadere ai loro figli, genitori e cari”.
“Perdonatemi lo sfogo ma sono molto scosso”, ha concluso Simonelli, “e vi prego, dovessero accadervi situazioni del genere, denunciate alle forze dell’Ordine. É l’unico modo per far sì che chi si occupa di sicurezza, anziché lasciare soli amministratori e cittadini, sia obbligato dal senso dell’onore a non chiudere gli occhi. Perdonatemi lo sfogo ma balliamo sulle macerie di un Occidente in rovina, disegnando arcobaleni con i gessetti colorati, rivendicando il diritto di essere unicorni rosa, urlando che andrà tutto bene mentre le questioni serie le appaltiamo ad un domani che non arriva mai”.
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