Capistrello. Sono comparsi ieri mattina davanti al giudice Stefano Venturini per la prima udienza i tre ex consiglieri comunali di Capistrello accusati di offese ai membri dell’amministrazione Lusi. Si tratta dell’attuale sindaco di Capistrello, Francesco Ciciotti e degli ex consiglieri comunali, Moreno Di Cintio e Aldo Pizzi. I fatti risalgono al 2012, durante un’assemblea pubblica e un consiglio comunale svolto nei giorni seguenti in cui volarono parole grosse contro il sindaco antonino Lusi, assessori e consiglieri di maggioranza. Al centro del dibattito c’era il legame tra l’amministrazione e il senatore Luigi Lusi, fratello del primo cittadino, al centro di una bufera giudiziaria per i fondi della Margherita. A carico dell’attuale sindaco c’è l’accusa di ingiuria per quelle che la Procura della Repubblica ha valutato come offese al decoro dei consiglieri comunali dell’allora maggioranza consiliare. Tutti nel corso dell’udienza si aspettavano la chiusura del processo per l’intervenuta depenalizzazione del reato di ingiuria, ma così non è stato. Il giudice, Stefano Venturini, ha rimesso gli atti alla Procura perché siano precisati i capi di accusa nei confronti degli imputati, considerato il fatto che non erano chiari nella loro formulazione secondo le deduzioni di Venturini. Il processo dunque prosegue nei confronti del sindaco e degli ex amministratori in attesa che la Procura svolga le deduzioni richieste dal tribunale penale. «Essere condannato, – ha commentato Ciciotti – dal proprio accusatore, prima della sentenza del Tribunale, risulta essere un’ulteriore sceneggiata mossa dal consigliere di minoranza Piacente, come dimostrato stamane nell’aula di Tribunale stessa. Le accuse della fantasiosa querela per ingiuria, depennata come reato, basate su una semplice contestazione politica e pronunciate durante un Consiglio comunale di quattro anni fa, devono essere provate per divenire certezza di pena. Non sarà, senza dubbio, – ha continuato il sindaco – l’estrapolazione dalla registrazione audio delle sensazioni del sottoscritto provate durante le fasi della discussione e descritte, peraltro, nel verbale stesso dell’accusa (“Ciciotti applaude in senso di disprezzo” – “Ciciotti continua a parlare a microfono spento con chiaro intendimento ostruzionistico” – “Ciciotti gridando a microfono spento”) a porre nero su bianco una colpa». «Sorge, però, a questo punto, una domanda. – ha aggiunto Ciciotti – Se la registrazione è solo audio, come può il traduttore descriverne, al netto dei fatti, anche le espressioni del volto relative? Appare evidente la manipolazione. Posso capire che bruci ancora adesso nelle viscere di Piacente, la sonante sconfitta alle ultime elezioni comunali, dove nessuno della vecchia maggioranza risulta essere eletto (Piacente stesso, di fatti, è stato eletto perché candidato sindaco Ndr.)ma, avere la mente ancora annebbiata dopo ben 10 mesi di governo, è davvero preoccupante. Posso capire la disperazione di un giovane che vede naufragare il proprio futuro politico, ma l’autosuggestione di credere ancora di far parte della maggioranza e di dettare, quindi, ancora le regole del ‘gioco’, denigrando con critiche infondate e riducendo, con malevole intenzioni, i titoli di merito delle altre persone, screditandone anche le iniziative perché lui sa, forse in fondo, che non è in grado di fare altrettanto con positività, io non lo posso accettare». «Continuare con quest’atteggiamento che devia i fatti dalla realtà, dimostra solo acredine verso un avversario politico. Ricordo ancora, – aggiunge Ciciotti – che la nostra lista non è mai stata protagonista di una spiacevole pagina della politica del paese; non è stata oggetto di un progetto emerso nella sua interezza e scoperto grazie alle vicende, ormai note, che hanno visto come attore principale il senatore Luigi Lusi, il quale ha confessato, poi, di essersi effettivamente appropriato indebitamente di somme del Partito ‘La Margherita’ ed, infine, non è mai stata attrice di una strategia che prevedesse la conquista del potere locale e poi regionale, né tantomeno è stata mai figlia di una politica di interesse personale».
«La mia onestà, invece, è testimoniata, – continua Ciciotti – oltre che dal risultato elettorale, anche dal mio personale modo di amministrare con totale trasparenza la cosa pubblica. La buona politica suggerisce il dialogo, l’espressione delle proprie idee e delle proprie opinioni. Il ricorso a querele per parole pronunciate durante lo svolgimento di un Consiglio comunale straordinario, tra l’altro carico di tensione e di turbamento anche per la cittadinanza, non conduce a nulla di buono e di positivo per essa. Se veramente si vuole scrivere la parola fine circa questo episodio, vista anche la sentenza odierna del Tribunale, io consiglio di stringerci la mano e di andare avanti unicamente per il bene di Capistrello. In caso contrario, le parole se le porta via il vento e restano solamente fatti spiacevoli di azioni che di politico non hanno davvero nulla alla base». «Si persegue – ha concluso Ciciotti – solo il conflitto personale, come ben evidenziato oggi nell’atto di costituzione di parte civile dei quattro querelanti, contro due degli imputati, salvaguardando il terzo per motivi che tutta la comunità di Capistrello conosce. Le scuse richieste a mezzo stampa da Piacente io non le concedo perché non si capisce a chi siano dovute, se all’accusa o alla difesa. Ognuno, in fondo, agisce secondo la propria coscienza e risponde delle proprie azioni». «Il processo non ci fa paura – afferma il legale di Ciciotti, l’avvocato Moreno Persia – poiché è stato unicamente esercitato, in quella circostanza, un giudizio di critica politica. L’ingiuria è, di fatti, stata penalizzata proprio a fronte dell’inconsistenza del reato effettivo. Sicuramente questo non è il tipo di politica che fa bene ad un paese che si appresta a fare grandi cose».