Avezzano. La Marsica veniva considerata, di fatto, una pattumiera naturale, dove il ciclo dell’illecita filiera, che partiva da Caserta per girare quattro regioni italiane, si concludeva riempiendo capannoni e aziende dismesse o fallite. E’ quanto emerso dall’indagine del Corpo forestale dello stato, Car fluff (materiale di scarto quando le macchine vengono frantumate) scattata all’alba di ieri con perquisizioni in Abruzzo, Lazio, Campania e Toscana per risalire la filiera del traffico illecito di materiale industriale finito nei capannoni del Fucino e del nucleo industriale di Avezzano. Nella vicenda sono indagati quattro imprenditori, L.G.D. (62), gestore della struttura ed D.N.T. (59), entrambi originari di Luco, difesi dall’avvocato Roberto Verdecchia, e N.T. (43) e P.M.F.C. (75) residenti a Roma. Secondo le indagini, questo meccanismo di trasferimento di rifiuti industriali, che risale al 2007, non si era fermato. Ciò lo dimostra il fatto che la Guardia di finanza di Avezzano ha fermato a gennaio due tir diretti nella Marsica che stavano per scaricare altri rifiuti in un altro capannone del nucleo industriale di Avezzano. Si teme dietro questa manovra ci sia la mano della Camorra, con rifiuti prima spediti in Lazio e Toscana e poi abbandonati abusivamente nella Marsica. Il nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale dell’Aquila (Nipaf), guidato dal responsabile Antonio Renato Rampini, ha permesso di risalire a un’attività di gestione illecita di rifiuti nella Marsica. Le indagini, partite all’inizio di gennaio con il sequestro di due capannoni industriali che contenevano 1.600 tonnellate di rifiuti, si sono avvalse di servizi di osservazione e controllo e hanno rivelato una vera e propria organizzazione illecita ideata da società intermediatrici che prelevavano i rifiuti da una ditta produttrice. Ieri all’alba sono state eseguite delle perquisizioni, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, hanno portato a perquisizioni domiciliari e ispezioni tra i documenti di diverse aziende, al fine di acquisire prove utili a risalire alla filiera dei rifiuti illeciti stoccati. Il materiale, derivante da lavorazioni industriali, sono stati generati secondo gli investigatori da una società del casertano che si è avvalsa di società intermediaria di favore, con sede legale nella Marsica, per disfarsene nel territorio marsicano. Il sistema ideato puntava ad azzerare i costi di smaltimento utilizzato capannoni dove costipare grosse quantità di materiale. Le perquisizioni sono state eseguite anche nel Lazio e in Toscana dove si trovano le abitazioni degli imprenditori e le sedi legali delle aziende coinvolte. La Marsica, quindi, era l’ultimo anello di una lunga catena che la Forestale sta cercando di studiare e quindi era il punto di arrivo e di deposito finale dei rifiuti. Sulla vicenda è stata presentata anche una interrogazione parlamentare e la commissione d’inchiesta si dovrà occupare anche di questo focolaio venuto alla luce recentemente.