Avezzano. Tornano alla luce, nell’ambito dei lavori di valorizzazione dell’area dell’ex Collegiata di San Bartolomeo, promossi dal Comune di Avezzano, tracce consistenti della storia della città, in gran parte cancellata dal terremoto del 1915.
La campagna di scavo archeologico conclude le indagini avviate agli inizi del Duemila, poi riprese tra 2016 e 2017, e precede la fase che porterà alla nuova Piazza San Bartolomeo, nel rispetto del passato, ma con lo sguardo al futuro.
Le indagini, dirette dalla funzionaria archeologa Emanuela Ceccaroni della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province dell’Aquila e di Teramo e guidate dall’architetto Cristina Collettini, sono condotte sul campo dagli archeologi della Cooperative limes, Hermann Borghesi e Francesco Terracciano, che hanno già operato nell’ultima campagna di scavo, quando furono riportate alla luce le fasi più recenti della vita del monumento.
Gli scavi si concentrarono soprattutto nei sepolcri della navata centrale, in particolare in quello dei sacerdoti, dove, tra le ossa maschili, ne furono identificate alcune femminili, messe in relazione con la sepoltura di Madre Maria Teresa Cucchiari, la religiosa fondatrice dell’ordine delle Trinitarie, morta nel giugno del 1801, e qui seppellita, sulla base delle fonti di archivio disponibili.
Nel 2016 si cominciò ad indagare anche l’area confinante con l’edificio dell’Agenzia delle dogane, dove emersero le fasi più antiche di occupazione: un nucleo di tombe del XV secolo e, al di sotto, le parte sommitale di alcune murature risalenti alle prime fasi costruttive della chiesa.
Oggetto delle indagini di questi giorni è proprio il settore che conserva le tracce più antiche, come attestano i materiali appartenenti ad un ampio arco cronologico, compreso tra l’età romana e quella medievale, oltre ai resti presumibilmente attribuibili ai religiosi sepolti nella chiesa medievale di San Bartolomeo.
Alcuni reperti ceramici e frammenti di intonaci potrebbero essere attribuiti alla fase romanica della chiesa, mentre frammenti di tegole e di “dolia”, grandi contenitori in terracotta, riutilizzati nelle strutture murarie come materiale di costruzione, costituiscono gli indizi della presenza di fattorie e abitati, sparsi allineati probabilmente agli assi della centuriazione di Alba Fucens, nel cui territorio ricadeva anche l’attuale Avezzano.
Nei secoli successivi, la progressiva aggregazione di questi abitati, rintracciati anche in prossimità dell’antica sponda del lago, porterà alla formazione della città, di cui la collegiata di San Bartolomeo ha costituito, nei secoli, un riferimento fondamentale nell’assetto urbano.
Nelle prossime settimane, a conclusione degli scavi archeologici, saranno avviati i i lavori per la sistemazione dell’area occupata dai resti e la realizzazione della nuova Piazza San Bartolomeo.
Si tratta di un progetto che avrà due obiettivi.
Il primo è quello di creare uno spazio fruibile per i cittadini, che sia il primo simbolo della memoria storica di questa collettività, una sorta di ponte col passato per proiettarsi con consapevolezza verso il futuro.
Il secondo è quello di inserire questo luogo, una volta riqualificato, in un vero percorso archeologico che unisca la Grotta di Ciccio Felice, i Cunicoli di Claudio, la villa romana lungo la via Tiburtina Valeria e l’Aia dei Musei, per poi ricongiungersi alle fasi più recenti, rappresentate dalla Villa e Parco Torlonia, dal Parco dell’Incile e, infine, dall’attuale centro della città, di cui la Casa Palazzi, unico edificio che ha resistito al terremoto del 13 Gennaio 1915, mostra l’avvio di una nuova stagione che affonda le sue radici nei millenni passati.