Tagliacozzo. Continua la lunga querelle tra Comune di Tagliacozzo e società vincitrice dell’appalto riguardo alla gestione del parcheggio interrato di Villa Bella, su cui è ancora aperta una controversia. Dopo la decisione del sindaco di Tagliacozzo, Maurizio Di Marco Testa, di riaprire la struttura, l’azienda annuncia una richiesta danni contro la decisione del Comune. Al riguardo, il legale rappresentante della società Sigi Servizi srl, Mario Colantoni, con una nota sottolinea che “il parcheggio è stato chiuso dopo che, in data 2 maggio 2013, i vigili del fuoco, a seguito di sopralluogo, rilevarono i difetti della struttura che la Sigi aveva più volte denunciato e che lo stesso ente comunale ben conosceva, sottolineando come non sussistessero le condizioni minime di sicurezza per la gestione dell’attività”. In sostanza l’azienda nella diatriba legale sostiene di non essere stata messa in condizioni di utilizzare il parcheggio e quindi di farlo funzionare. “Il Comune”, affermano dalla società, “presentò un decreto ingiuntivo per i canoni di affitto che, a seguito dell’opposizione della Sigi, è stato sospeso a gennaio 2014 alla luce proprio dell’inadeguatezza del parcheggio. In merito al presunto sequestro della struttura disposto dal giudice Alessandra Contestabile”, aggiunge Colantoni, “il Tribunale di Avezzano il 18 ottobre 2014 ha annullato il provvedimento, rigettando l’istanza per carenza dei presupposti normativi e condannando il Comune al pagamento delle spese. Il Comune”, sostiene Colantoni, “dopo questo provvedimento, avrebbe dovuto restituire il parcheggio, ma non lo ha mai fatto. Ma, apprendiamo dalla stampa, che ha invece pensato bene di riaprirlo e affidarlo ad altra ditta. Tale comportamento, di cui il sindaco si vanta, costituisce un reato (esercizio arbitrario delle proprie ragioni) per il quale sporgeremo denuncia, essendo evidente che il Comune né poteva farsi giustizia da solo né poteva ignorare un provvedimento giudiziario”. Secondo Colantoni, tale azione del Comune starebbe ingenerando un danno “di cui sarà richiesto il ristoro in sede civile”. La vicenda, quindi, sembra essere lontana da una soluzione bonaria che porti a una fruibilità di un importante bene pubblico.