Avezzano. Una morte sospetta quella di Pietro Concia, ex presidente del Cai, 53enne, rimandato a casa per tre volte dal pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano. Il gip del Tribunale di Avezzano ha rischiesto per la seconda volta alla procura che voleva archiviare il caso di indagare su un presunto caso di malasanità all’ospedale di Avezzano da ormai troppo tempo sotto i riflettori per svariate vicende spesso dovute al sovraffollamento.
I fatti di cui si narra risalgono ai primi giorni del mese di luglio del 2015 quando presso il pronto soccorso del nosocomio di Avezzano si recava Pietro Concia, all’epoca 53enne, il quale lamentava forti dolori addominali, ma che tuttavia veniva dimesso poco dopo con diagnosi di semplice lombalgia. Lo stesso nella quasi immediatezza effettuava un secondo accesso, considerati i persistenti dolori, ma anche questo terminato con dimissioni a domicilio con appuntamento per il giorno seguente. Non attenuatesi i dolori veniva trasportato nuovamente presso il presidio ospedaliero ove finalmente veniva sottoposto ad accertamenti clinici che alla fine evidenziavano la reale patologia, consistita nella “perforazione del diverticolo del sigma”, cosicché veniva sottoposto immediatamente a intervento chirurgico, ma purtroppo troppo tardi, infatti lo stesso dopo un peggioramento delle condizioni moriva il giorno dopo.
I familiari presentavano immediatamente una circostanziata denuncia, per fare chiarezza sulla vicenda affinché gli eventuali responsabili del decesso (individuati in due medici del nosocomio Avezzanese) fossero perseguiti per i loro presunti errori.
E’ stata richiesta l’archiviazione delle procura di Avezzano, nonostante una consulenza a firma del perito Emilio Gentile Warschauer, per ben due volte. Veniva esclusa qualsiasi profilo di colpa in capo ai presunti responsabili della vicenda.
Nella consulenza si evidenziavano delle omissione da parte dei medici nel senso che “se gli stessi avessero effettuata una corretta diagnosi con tempestiva terapia, vi sarebbe stata una riduzione delle probabilità dell’esito infausto”.
Le indagini riaperte dopo l’opposizione all’archiviazione della persona offesa, che in tal ambito ha solo l’interesse a far emergere la verità. Il Gip del Tribunale di Avezzano, Maria Proia, ha ritenuto di non dover chiudere la vicenda e, a seguito della richiesta di archiviazione ha nuovamente restituito gli atti al pm Roberto Savelli, per la nomina di un nuovo consulente tecnico per l’espletamento dell’incarico, e l’esecuzione di eventuali indagini consequenziali anticipando di fatto una forma di imputazione coatta. A questo punto non si può far altro che attendere l’esito delle successive indagini, che dovranno definirsi entro la fine del settembre 2018.
La difesa, il legale delle persone offese, l’avvocato Roberto Verdecchia, si dice “più che deciso ad andare fino in fondo alla vicenda, dichiarando altresì che pur comprendendo la mole di lavoro presente all’interno della struttura sanitaria del pronto soccorso di Avezzano e il disagio in cui si trovano a vivere tutti i giorni i sanitari, non si può disconoscere che il comportamento serbato nell’occasione da parte di alcuni dipendenti sanitari abbia dato adito a seri dubbi non solo sulla professionalità degli stessi tali da essere molto vicino ai parametri della incapacità, negligenza ed imperizia che indirettamente hanno portato al decesso del de cuius”. Il personale medico è difeso dagli avvocati Pietrantonio Lanzi Palladini e Alfredo Iacone.