Si stima che circa il 10% dei pazienti trattati per patologie otorinolaringoiatriche presenti sintomi correlabili in maniera diretta o indiretta al reflusso gastrico. Il reflusso gastroesofageo, causato dal transito dei succhi acidi dallo stomaco nell’esofago, può produrre una serie di manifestazioni extraesofagee quando queste sostanze passano nelle vie aeree superiori. Questo può dar luogo ad altri tipi di patologie come laringite cronica, o, meno frequentemente, rinosinusite e otite.
Il Dottor Antonio Iademarco, otorinolaringoiatra ad Avezzano presso la Clinica MarianettiMED ci spiega nel dettaglio cos’è il reflusso gastro-esofageo e come questo possa comportare complicazioni di diversa natura.
Cos’è il reflusso gastrico?
Il termine reflusso deriva da un termine greco che significa “tornare indietro”. In particolare, il reflusso gastroesofageo si verifica in seguito ad una debolezza a livello dello sfintere esofageo inferiore, muscolo di forma circolo-concentrica che si trova all’estremità inferiore dell’esofago e che si comporta come una valvola: si chiude per evitare che l’acido fuoriesca e ritorni all’esofago. Il tono pressorio dello sfintere esofageo inferiore costituisce una barriera contro il reflusso e rappresenta il componente più importante del meccanismo anti-reflusso.
Se la pressione dello sfintere esofageo inferiore si riduce, il contenuto gastrico risale dallo stomaco all’esofago. E’ comune in questo senso sentire una sensazione di bruciore al petto o alla gola chiamata “bruciore di stomaco”. A volte, è possibile anche sentire il sapore acido dei succhi gastrici nella parte posteriore della bocca. Se si soffrisse di questi sintomi più di due volte a settimana, allora si potrebbe trattare di reflusso faringo-laringeo che si manifesta con tosse secca, sintomi simili all’asma o difficoltà a deglutire.
Perché si sviluppa il reflusso gastrico?
I succhi gastrici sono prevalentemente composti da un acido molto potente (acido cloridrico) che serve alla digestione delle proteine e dei cibi in generale. Quando si verifica il reflusso è proprio questo acido che arriva fino alla faringe o alla laringe (reflusso faringolaringeo). Il motivo per cui il succo gastrico “si intrufola” nei segmenti superiori dell’apparato digerente è perché lo sfintere esofageo inferiore a volte è incompetente e non svolge correttamente la sua funzione. E’ un fenomeno frequente, soprattutto con l’età, e si aggrava in caso di ernia iatale o di altre condizioni predisponenti come obesità, fumo eccessivo di sigaretta, gravidanza, abuso di caffè.
Perché è necessario rivolgersi ad un otorino?
Il reflusso e le patologie otorinolaringoiatriche possono interagire in un circolo vizioso, poiché il primo non solo può causare patologie nel tratto digestivo superiore, ma anche di disturbi extraesofagei, divisi in orofaringei, laringei e polmonari. Nello specifico le strutture della gola (faringe e laringe) sono molto più sensibili all’acidità di stomaco e agli enzimi digestivi proteolitici, quindi piccole quantità di reflusso in queste aree possono causare più danni. Appare chiaro come in questo ambito sia quindi necessaria una collaborazione tra lo specialista gastroenterologo e lo specialista otorino.
Qual è quindi la connessione tra apparato digerente e tratto respiratorio?
L’apparato digerente e il tratto respiratorio condividono strutture anatomiche comuni nei segmenti più alti di entrambi i tratti, a partire dalla bocca fino al livello del collo. Sebbene la faringe e la laringe siano coordinate per svolgere le loro funzioni, lo strato mucoso di entrambe è molto diverso: la laringe è rivestita da una mucosa di tipo respiratorio, completamente diversa da quella digestiva, la faringe invece è rivestita da una mucosa digestiva, ma senza quelle protezioni anti-acide tipiche della mucosa dell’esofago. Poiché dunque entrambe sono rivestite da un epitelio non progettato per resistere agli effetti dell’acido, soffrono di irritazioni e lesioni sulle superfici mucose, responsabili poi dei sintomi riferiti dai pazienti.
Di quali sintomi parliamo nello specifico?
I sintomi più manifesti legati all’area dell’otorinolaringoiatria sono tosse secca cronica, disfonia e raucedine, necessità di costante di clearance faringea, faringodinia, secchezza delle fauci al risveglio, sensazione di corpo estraneo faringeo (bolo faringeo), pirosi retrosternale, presenza di secrezioni mucose nel tratto aereo superiore, gocciolamento nasale posteriore, congestione nasale, alitosi , e persino sinusite e otite media.
Il mal di gola è così frequente in presenza di reflusso gastrico?
Uno dei sintomi più comuni nei pazienti con reflusso è il mal di gola aspecifico e persistente, che può essere presente fino al 60% di essi, secondo alcune statistiche. Le lesioni che sono state maggiormente implicate in questo senso sono: edema, eritema e ispessimento della mucosa della regione posteriore della laringe, della regione interaritenoidea e del terzo posteriore delle corde vocali. Il laringospasmo parossistico può verificarsi anche a causa del reflusso: si tratta di una contrazione eccessiva, prolungata e sostenuta delle corde vocali, con conseguente chiusura temporanea della glottide e ostruzione delle vie aeree.
E invece la tosse?
Il reflusso gastrico è la seconda causa di tosse cronica, dietro l’asma colpendo il 20% dei pazienti.
È una tosse di tipo stizzoso dovuta all’infiammazione cronica della mucosa tracheale che quindi, a scopo difensivo produce muchi che portano poi al riflesso tussigeno.
Tra i sintomi meno comuni c’è anche l’otite, può spiegarci meglio?
Oltre alla sintomatologia tipica, il reflusso può generare anche possibili disturbi alle orecchie, con una sintomatologia paragonabile a quella dell’otite. Il liquido acido del reflusso viaggia, come sappiamo, fino alla rinofaringe, ossia la porzione della faringe più craniale, profondamente alle cavità nasali stesse. Da qui riesce poi a penetrare nell’orecchio grazie alle tube di Eustachio, che connettono la gola all’orecchio medio: una volta penetrato qui, l’acido causa dolore, irritazione e infiammazione all’orecchio.
Appare quindi chiaro che i disturbi legati al reflusso possono essere di vario – e a volte inaspettato – tipo.
Qual è la connessione con la rinosinusite?
Da recenti studi si evince come la malattia da reflusso non causi direttamente una forma di rino-sinusite ma sembra che essa possa peggiorare lo stato di chi ne soffre aumentando le secrezioni mucose. Inoltre per questi soggetti il rischio di presentare i sintomi dell’asma e della rinite allergica è più alto rispetto a chi soffre di rinosinusite ma non di reflusso.
Infine, nei soggetti affetti anche da reflusso la rinosinusite dura più a lungo.
Come diagnosticare quindi un reflusso gastroesofageo?
In alcuni pazienti, appare chiaro che i sintomi laringei- raucedine, tosse, mal di gola – sono dovuti a reflusso, per esempio, in pazienti che presentano bruciore retrosternale(pirosi) e rigurgito di acido.
Nella maggior parte dei pazienti che presentano unicamente sintomi laringei extraesofagei, la diagnosi non è così evidente. Un esame della laringe mediante rinofibrolaringoscopia può rivelare rossore e gonfiore in alcune zone della mucosa, granulomi delle corde vocali e tutti glia ltri segni indiretti di reflusso.
La pH-metria 24 ore rappresenta il test diagnostico di scelta per valutare la durata, la frequenza degli episodi di reflusso gastroesofageo e la relazione temporale tra sintomo e reflusso.
La corretta pianificazione terapeutica deriva dall’analisi delle relazioni tra episodi di reflusso e periodi della giornata o posizione del paziente e, pertanto, l’esame pH-metrico viene ritenuto estremamente utile anche nei casi di reflusso esofageo già ampiamente accertato o di sintomi eclatanti.
Qual è il trattamento risolutivo per questo tipo di problema?
Per quanto riguarda il trattamento, questo si basa su netti cambiamenti nella dieta e nelle abitudini alimentari, in modifiche dello stile di vita e sulla terapia farmacologica. Nella dieta sono da evitare i prodotti contenenti caffeina, alcol, cioccolato e menta, poiché favoriscono l’apertura ed il rilassamento dello sfintere esofageo inferiore oltre ad evitare cibi eccessivamente grassi. Per quanto riguarda i cambiamenti nello stile di vita, è consigliabile non consumare tabacco, non praticare sport molto faticosi dopo aver mangiato, non consumare pasti abbondanti, cercare di non sdraiarsi o addormentarsi nelle prime due-tre ore dopo aver mangiato, usare di notte due-tre cuscini per tenere il busto un po’ più sollevato.
Il trattamento farmacologico di scelta consiste in inibitori della pompa protonica, a doppia dose, per almeno 3-4 mesi coadiuvati da alcuni protettori della mucosa delle vie aeree superiori che servono a formare una barriera protettiva antiacida, oppure farmaci procinetici che velocizzano lo svuotamento gastrico, cosicché l’acido abbia meno tempo per refluire in esofago.
Il Dott. Antonio Iademarco, otorinolaringoiatra ad Avezzano, sarà disponibile per la prossima visita in MarianettiMED il giorno 5 Luglio 2022. Per prenotazioni contattare il numero 340.9716706