Avezzano. Dei 39.000 attuali beneficiari di Reddito di Cittadinanza in Abruzzo, i primi a vivere gli effetti delle novità normative che dovrebbero arrivare nelle prossime settimane, saranno i 17.600 cosiddetti “occupabili”. Per questi, da agosto, cesserà l’attuale sussidio. Per gli altri 21.400 la misura dovrebbe invece terminare a dicembre 2023. Si tratta, in questo secondo caso, di quelle famiglie che al loro interno hanno una persona disabile, ultrasessantenne o con meno di 18 anni.
Per i primi, i cui nuclei familiari sono composti da persone con meno di 60 anni, la nuova misura che sostituirà l’RdC -stando alle indiscrezioni- partirà dal 1° settembre e vedrà una riduzione dell’importo: gli attuali 500€ scenderanno a 375€ mensili.
Non è ancora chiaro cosa accadrà ai 9.500 abruzzesi che percepiscono il Reddito di Cittadinanza ad integrazione di un reddito da lavoro che comunque non consente di vivere con dignità.
Considerata la diminuzione degli importi, è verosimile che per queste persone venga azzerata l’integrazione per cui degli iniziali 17.600 percettori di RdC “occupabili”, solo in 8.100 a settembre effettivamente accederanno alla nuova misura, non avendo nessun altro reddito oltre il sussidio.
Un sostegno che oggi consente, seppur con difficoltà, a migliaia di persone di sopravvivere. Disoccupati, precari e lavoratori poveri, le cui condizioni disagio peggioreranno, rischiando di far esplodere situazioni economiche e sociali già adesso complicate.
Da gennaio poi, quando la nuova misura entrerà definitivamente in vigore per tutti, quindi anche per le famiglie con disabili, minori ed anziani, ci sarà una ulteriore diminuzione dei beneficiari. La riduzione del reddito ISEE per l’accesso, che passerà dall’attuale 9.360 a 7.200 €, taglierà fuori da qualsiasi sostegno anche 5.000 persone appartenenti a nuclei familiari con all’interno soggetti fragili.
Tanti dubbi, poi, sorgono anche sull’intervento della nuova misura su quello che è stato il vero limite del Reddito di Cittadinanza: le politiche attive del lavoro. La gestione dei Servizi Pubblici per il Lavoro ha bisogno di sostegno e di investimenti di cui ad oggi non vi è traccia, dall’altro non si considera quello che è il vero dramma dell’economia regionale e nazionale: l’assenza di opportunità di lavoro che non sia sottopagato e precario.