Carsoli. Ha suscitato una forte attenzione una recente notizia che riportava un articolo in cui a causa di “stornelli in vernacolo” nove ragazzi del posto sarebbero stati denunciati dai Carabinieri per il reato di disturbo alla quiete pubblica. Tutto sarebbe avvenuto nei pressi di un noto locale pubblico sito nel centro di Carsoli. La reazione principale è stata quella dei ragazzi e delle loro famiglie che hanno diramato note e comunicati per trattare l’argomento per spiegare la loro posizione sui fatti contestati. La notizia parla di schiamazzi notturni e stornelli spaccatimpani tali da causare un intervento della forza pubblica. “Avevamo vinto un torneo di calciotto invernale – spiegano alcuni ragazzi interessati alla vicenda – e come premio c’era stato offerto il 13 giugno scorso presso V’Incanto un aperitivo cenato da parte della società sportiva. Verso le ore ventitre, siamo usciti dal locale e ci siamo trattenuti nelle vicinanze per festeggiare insieme. Ci è venuto spontaneo – proseguono nel racconto – di intonare la canzone della liggèra , e poco dopo sono arrivati i carabinieri. Non pensavamo che fosse per noi all’inizio in quanto l’ora non era eccessivamente tarda e poi non si stava facendo nulla di male se non divertirsi tra amici. Non eravamo ubriachi, semmai comprensibilmente allegri, come è normale che possa essere per la nostra età.”Di qui, sempre secondo quanto riferito i giovani avrebbero poi seguito e rispettato le richieste dei due militari che hanno comminato una sanzione a quattro di loro. Ma su questo tema si registra anche un comunicato stampa che ha inviato alle testate giornalistiche Daniele Berardini, titolare del locale V’Incanto che in proposito afferma: “la nostra attività, che ha intercettato una vasta clientela, da tempo è presa di mira per questioni che nulla hanno a che fare con l’ordine pubblico o con problemi di altra natura. Sempre piu’ spesso riceviamo visite dei militari che trattiamo con il doveroso rispetto. Ma questo episodio per come è stato raccontato sul giornale “Il Centro”, offende i ragazzi, le loro famiglie e chi onestamente cerca di lavorare offrendo servizi di qualità e competenza con grandi sacrifici. Come attività – prosegue Daniele Berardini – ci sentiamo perseguitati e danneggiati per una serie di motivi di natura privata che poco hanno a che fare con l’ordine pubblico o con i canti da serenata. L’articolo in particolare cita anche che i clienti spesso restino fuori dal locale anche dopo la chiusura, che però avviene in una piazza pubblica, come del resto accade in altre zone cittadine. Per quel che riguarda gli addebiti che l’articolista del giornale “Il Centro” muove nei nostri confronti per la musica ad alto volume, si precisa che in quelle rare volte con eventi musicali dal vivo, ci si muove sempre secondo i parametri imposti dalla legge e con preliminare relazione tecnica di controllo di rilievo fonometrico al di sotto dei decibel previsti. “