Avezzano. Ragazza ridotta a schiava del sesso, due romeni condannati per sfruttamento della prostituzione.
Riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione, due condanne e un’assoluzione. Dopo 7 anni di processo la Corte d’Assise dell’Aquila, ha emesso le due condanne e scagionato una terza persona per fatti avvenuti ad Avezzano nel 2016. Si tratta di Sorinel Tani Paun e Ramona Paun, attualmente 36 e 33 anni, fratello e sorella di origine romena, che sono stati condannati a 11 anni di reclusione per reati di sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù ai danni di una connazionale che si era costituita parte offesa nel processo.
I due erano accusati di averla soggiogata fino al punto di impedirle ogni movimento per avviarla alla prostituzione nella zona del territorio di Avezzano per quasi un anno, approfittando delle sue difficoltà in Italia dove era appena arrivata. Non pensava che sarebbe finita in mezzo alla strada la donna, che all’epoca aveva 35 anni, quando dopo mille difficoltà riuscì ad arrivare in Abruzzo. Alle spalle si era lasciata la sua vita e aveva detto addio alla sua famiglia per riuscire a fare fortuna in Italia. Invece poco dopo aver toccato il suolo italiano era diventata vittima dei due connazionali che l’avevano totalmente soggiogata con atti di violenza e minacce, costringendola a prestazioni sessuali con clienti di ogni genere, sfruttandola e procurandole delle ferite a causa delle botte.
Arriva in Italia in cerca di fortuna e viene ridotta in schiavitù da due connazionali: condannati
I due fratelli, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbero arrivati addirittura a minacciare la donna facendole vedere una pistola automatica che avevano nascosto in un armadio. Se lei poi cercava di ribellarsi sarebbero arrivati anche a minacciarla di morte e a picchiarla con una mazza di metallo se si opponeva alla prostituzione. Stessa cosa avveniva poi se non guadagnava abbastanza, non poteva uscire e soprattutto veniva picchiata e minacciata. Dopo anni la donna ha trovato il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine e denunciare quanto le era accaduto arrivando così alla fine di questa drammatica storia. I due fratelli romeni sono stati condannati a 11 anni di reclusione per reati di sfruttamento prostituzione e riduzione in schiavitù ai danni della connazionale. È stata invece assolta Annamaria Mitrache, sempre di origini romene, inizialmente coinvolta nella vicenda. È stata riconosciuta la sua piena innocenza per non aver commesso alcun fatto e, durante il processo, è emerso anche che si era prodigata per aiutare la sua connazionale. Per lei finisce un vero e proprio incubo con il riconoscimento di estraneità dei fatti come dimostrato dal suo difensore, l’avvocato Emilio Amiconi. Il collegio giudicante era presieduto dal giudice Alessandra Ilari.