Avezzano. Quattro interventi salvavita in pochi giorni al reparto di Radiologia interventistica, tra carenze di personale e strumenti obsoleti. La realtà che si cela dietro le porte dell’unità operativa condivisa tra diversi specialisti dell’ospedale di Avezzano è inimmaginabile. Sotto la guida del responsabile, Pietro Filauri, e del suo braccio destro, Marco Doddi, vengono messi a punto quotidianamente decine e decine di interventi a pazienti che arrivano da tutto l’Abruzzo, ma anche dalle province confinanti di Rieti, Roma e Frosinone. Un grande carrozzone che si muove a fatica a causa della carenza di specialisti del settore che, seppur ricercati, continuano a scarseggiare.
Nonostante ciò, però, il reparto opera h24 grazie a due medici, un’equipè di quattro infermieri, un tecnico radiologo e tre ooss e colleziona ogni anno numeri importanti. Nel 2016 sono stati eseguiti ben 1.835 operazioni. Nel 2017, invece, si è raggiunta quota 1.667 interventi, più 15 a settimana di ozono terapia. “Siamo l’unico reparto del territorio regionale che si occupa della Tips, (Transjugular Intrahepatic Porto-systemic Shunt) una procedura che viene utilizzata per ridurre l’ipertensione della vena porta”, ha precisato il dottor Filauri, “è un tipo di intervento che fanno in pochi, nel centro Italia oltre a noi c’è solo la Puglia. Abbiamo iniziato 20 anni fa e ora ne facciamo sempre di più. E’ un salvavita per pazienti cirrotici con scompenso epatico. La prima nel mondo è stata eseguita in due giorni, noi ne facciamo una quarantina in un anno in 15 minuti. Solo nelle ultime settimane sono state eseguite quattro Tips a pazienti in arrivo dalla provincia dell’Aquila e di Pescara”.
Un’operazione complessa, quindi, che permette alle persone con cirrosi di continuare ad avere una vita normale. All’ospedale di Avezzano interventi del genere vengono mixati con un’altra lunga lista di attività portate avanti nell’unità operativa non senza difficoltà. “Ci occupiamo anche di Endoprotesi aortiche e toraciche salvavita, ne facciamo almeno 100 l’anno”, hanno continuato gli specialisti Filauri e Doddi, “poi ci sono almeno 600 rivascolarizzazioni degli arti inferiori l’anno, portate avanti in collaborazione con i chirurghi vascolari, e ancora interventi per Ictus, stand carotidei e trattamenti all’ozono. Tutto ciò viene fatto in un reparto condiviso con altri medici – per lo più cardiologi ed endoscopisti – provenienti da diverse unità operative, ma soprattutto con macchine datate che non hanno una tecnologia avanzata ed emettono il 70 per cento in più di radiazioni delle macchine nuove a danno dei medici e dei pazienti”. Un’eccellenza, quindi, che riesce a fare numeri record arrancando però tra qualche lacuna che potrebbe essere colmata con nuove assunzioni e soprattutto nuove macchine.