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Quando l'”odio” per l’Ente mette a rischio la vita dell’orso bruno marsicano

"Aprire la caccia all'orso marsicano?", è il nuovo e folle sfogo che arriva dall'"Associazione Tutela Escursionisti e Scialpinisti"

Magda Tirabassi di Magda Tirabassi
7 Novembre 2022
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Avezzano. “Aprire la caccia all’orso marsicano?”. È il nuovo e folle sfogo che arriva dall'”Associazione Tutela Escursionisti e Scialpinisti” per provocare, deridere e accusare il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che limita l’accesso agli scialpinisti in alcuni punti del territorio di competenza.

Post, l’ennesimo, contro la gestione del Pnalm ma non solo.

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Nelle informazioni della pagina si legge: “L’Associazione ATES, in via di costituzione, nasce per difendere tutti gli amanti della montagna dai divieti ingiustificati messi in atto dai Parchi Nazionali e affinché si possa continuare a praticare nell’Appennino Centrale attività quali l’alpinismo, lo scialpinismo, l’escursionismo anche di vetta, anche in compagnia del proprio cane, a cavallo o in mountain bike”.

La pagina che divulga contenuti su Facebook conta 1102 membri.

Non è passato “inosservato” un post pubblicato nel gruppo lo scorso sabato 5 novembre, che, come da prassi, è stato condiviso in numerosi altri posti, sempre virtuali, pubblicati su Facebook. Post che poi, chiaramente, è stato censurato dagli amministratori di comunità della rete, che raccolgono migliaia di utenti.

Censurato ma anche segnalato alla nostra redazione. Un esempio è quello della pagina “Non sei di Celano se…”

A condividere in modo compulsivo lo scritto, Pierpaolo Mori, ideatore dell’associazione, che ha spesso raccontato la sua storia sui social. Originario di fuori regione, Mori è arrivato in uno dei più suggestivi e bei borghi nel cuore del Parco, Bisegna, acquistando una casa.

È il borgo celebrato anche Riccardo Milani, nel suo “Posto dell’Anima”, film simbolo dell’Abruzzo indomito che fece innamorare il regista e la moglie Paola Cortellesi dell’orso bruno marsicano. L’animale che racconta l’anima degli abruzzesi. Per cui si lotta contro l’estinzione: se ne contano ad oggi una settantina di esemplari.

Orsi che per fortuna pian piano iniziano a popolare anche altre zone che si allontanano dal cuore del Parco. Vengono segnalati sempre più di frequente in aree del centro Italia da cui arrivano proprio partendo dal territorio del Pnalm.

Chissà in quanti, leggendo queste righe, penseranno a Juan Carrito che se ne è andato a scorrazzare in quel di Roccaraso, svaligiando anche una pasticceria, finendo in prima pagina addirittura sulla stampa inglese.

A quanto si legge nelle pagine della rete, Mori ha iniziato una battaglia mediatica contro il disciplinare del Parco abruzzese, sposata da numerosi altri utenti.

Ma fino a che punto è corretto e ha senso spostare questa battaglia verso gli animali, verso l’orso?

Diciamo la verità. Qui non c’entra nulla l’amore per lo sci, lo scialpinismo o la montagna. Perché chi ama lo scialpinismo non odia la fauna selvatica in estinzione e tantomeno la mette a rischio emulazione di chi la rete non la sa spesso fruire.

E lo dimostra il fatto che proprio sul post che parlava dell’apertura della caccia all’orso qualcuno abbia suggerito all’associazione che qualcuno avrebbe potuto fraintendere e “usarla come fonte di ispirazione”.


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A questo punto, visto l’indirizzario cui è stata inviata la comunicazione, al di là del mero post di Facebook discutibile più o meno a seconda dei casi, l’unica speranza rimane quella che le autorità preposte intervengano a tutela se non dei lettori dei social ma quantomeno del simbolo dell’Abruzzo: quello più vero, selvaggio, inafferrabile: il nostro Orso Bruno Marsicano.

Nella Marsica, in Abruzzo, la storia dell’orso Mario la ricordiamo ancora. E quando nei paesini a ridosso delle faggete vetuste che ci invidiano in tutto il mondo sentiamo commentare: “Lo hanno ucciso e ci hanno fatto le salsicce”, ancora abbiamo il sangue che “ribolle nelle vene” perché in tanti il volto di chi si è macchiato di un odioso e deplorevole crimine di questo tipo (tra l’altro mai dimostrato) lo avremmo voluto vedere pubblicato sui giornali e anche sui social.

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