Avezzano. Da molti giorni i media si stanno occupando della notizia dell’immigrato che, con un gesto eroico, ha salvato una famiglia di tre persone. Non ha pensato a quali conseguenze avrebbero avuto le sue azioni; non ha pensato che quell’estremo gesto di coraggio e altruismo potesse un giorno mettere a rischio il suo status di immigrato clandestino. L’uomo, vedendo l’auto finita nel canale a causa della fitta nebbia, non ha avuto dubbi sul da farsi e ignorando le proprie paure si è gettato nelle gelide acque in soccorso delle persone in pericolo. Dopo aver compiuto il coraggioso salvataggio, provato dallo sforzo ed ormai zuppo negli abiti, si è umilmente allontanato facendo perdere le proprie tracce in una fredda notte d’autunno lungo le plumbee vie della piana del Fucino. La storia ha commosso la Marsica e l’intero Paese che per giorni ha cercato di rintracciare l’immigrato per dare un volto a chi ha compiuto un atto di così grande umanità e per ringraziarlo dell’eroico gesto. Il mondo politico subito si è mobilitato e con voce ferma e unanime ha manifestato il proposito di aiutare il clandestino con la regolarizzazione della sua posizione. «Chi ha salvato la famiglia dall’annegamento dev’essere uno di quei ragazzi che lavorano le nostre terre e sono qui per necessità – ha detto il presidente della Provincia dell’Aquila, Antonio Del Corvo – ha perciò tutte le caratteristiche per rientrare nel processo di regolarizzazione in atto in questi giorni. Se si farà avanti intercederò presso la prefettura. E’ la dimostrazione che tra gli immigrati ci sono tante brave persone». Anche l’intervento del Governatore della regione Abruzzo, Gianni Chiodi, non lascia spazio per pessimistiche interpretazioni sul buon esito di tutta la vicenda. «Se veramente è successo quello che raccontano le cronache, questo ragazzo è il benvenuto in Italia». Per Chiodi un gesto del genere «denota la grande umanità da parte di questo ragazzo. Non so cosa si possa fare, non ho idea di cosa può fare la legge in casi del genere, ma certamente lui qui in Italia è un benvenuto». Credendo a queste parole e sperando nella magnanimità delle istituzioni Italiane, l’uomo ha abbattuto il muro dell’anonimato e si è fatto avanti esponendo per l’ennesima volta la sua vita ad un nuovo pericolo: il rimpatrio coatto. Ora lo sconosciuto eroe ha un volto e un nome: si tratta di Adoiou Abderrahim, ha 48 anni ed viene dal Marocco. È giunto il momento di agire, occorre superare cavilli burocratici e questioni legislative, ostacolate anche da un precedente penale del marocchino per spaccio di droga e che sta suscitando non poche polemiche. E allora? Che fare? L’opinione pubblica si divide tra coloro che evocano il rispetto della legge nel nostro Paese e coloro che, superando le barriere razziali, credono nella possibilità di guardare oltre gli aspetti meramente legislativi e sono pronti ad accogliere con spirito filantropico e tollerante, chi vive in bilico sulla sottilissima linea che separa legalità e clandestinità. Gianluca Rubeo e Antonio Conte
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