Quando pensiamo alla danza classica subito ci salta alla mente l’immagine di una ballerina che indossa un tutù e delle scarpette da punta (emblemi storici, entrambi, della disciplina). Ma l’utilizzo di queste ultime all’interno delle scuole di danza è spesso stato al centro di polemiche e discussioni. Perché?
Le “punte” sono un sogno per tutti gli allievi che iniziano a praticare la danza classica. Attenzione però: è bene non lasciarsi prendere troppo dall’entusiasmo. Chi non ne fa un uso responsabile, infatti, rischia di andare incontro a danni non indifferenti.
Scegliere una scuola di danza perché “molto presto ha fatto indossare ai giovani allievi delle scarpette da punta” e scartarne un’altra perché “delle punte non si vede neanche l’ombra“, è forse troppo azzardato. A testimoniarlo, Candida Giffi, direttrice di Harmony Danza di Avezzano e insegnante di danza classica con una esperienza ultratrentennale alle spalle, sempre vicina a una maggiore sensibilizzazione verso queste tematiche.
“Il bene dell’allievo”, ci ha spiegato, “viene prima di tutto. Senza dubbio le punte sono l’obiettivo principale di coloro che iniziano a frequentare i corsi di danza classica. E’ necessario, però, sapere quali possono essere i rischi a cui si va incontro quando si anticipa questa tappa così decisiva“.
“Le punte”, ha dichiarato, “non andrebbero mai indossate prima dei 10/11 anni d’età, in quanto lo sviluppo del piede si trova ancora in una fase di immaturità e i nuclei di accrescimento delle ossa sono troppo suscettibili a danno. Viene da sé che si può parlare di un’età giusta già a partire dagli 11 anni a patto imprescindibile che si abbiano i requisiti fondamentali affinché questo sia possibile”.
“Il lavoro sulle punte”, ha continuato, “deve rappresentare il coronamento di un graduale processo di potenziamento e di stabilizzazione di tutto il corpo. La ballerina deve possedere una caviglia forte e sostenuta da un lavoro muscolare costante e continuo già preparato durante la sbarra a terra e poi sviluppato in piedi alla sbarra, assieme ad un tronco anch’esso stabile e forte, e il peso corporeo sollevato verso l’alto. Deve saper mantenere e controllare il corretto ‘aplomb’ a livello dell’arto inferiore, aver acquisito un buon ‘en dehors’, ma soprattutto essere in grado di eseguire i fondamentali tecnici della danza classica correttamente e perfettamente in mezza punta, senza alcuna tendenza del piede a cedere in dentro o in fuori e senza che le dita si contraggono. Questo momento arriverà in tempi diversi per ogni allieva, non solo in virtù degli anni di pratica della danza precedenti e della frequenza di studio settimanale, ma anche in funzione delle caratteristiche fisiche“.
“Se queste sono le regole base, c’è da dire poi che non tutti i piedi sono idonei a salire sulle punte, e questo crea ostacoli ulteriori al loro utilizzo . Ciò non deve scoraggiare in modo alcuno le allieve: la danza classica può essere bellissima anche sulle mezze punte! Ci sono scuole”, ha concluso Candida Giffi, “che fanno indossare le punte ai propri allievi precocemente o senza che abbiano effettuato il giusto percorso. Il pericolo è quello di riscontrare nel tempo danni, compromissioni o deformazioni alla colonna vertebrale, alle anche e alle articolazioni degli arti inferiori. Proprio per questo motivo, come insegnante di danza classica e Direttrice di Harmony Danza, consiglio vivamente di preparare gli allievi nella maniera più adeguata possibile, ovvero, esaudire il sogno di indossare le punte solo dopo aver raggiunto un determinato livello di studio, dopo aver compiuto una certa età e uno sviluppo corporeo che si sposi con le esigenze che le stesse richiedono. Tutto ciò anche in conformità con i risultati ottenuti dai più recenti studi scientifici a livello mondiale su questo tema (International Association For Dance Medicine e Science)”.
Ricapitolando: sì alle punte ma occhio all’età, preparazione e qualità!